Ecco di cosa si è parlato durante la prima puntata della rubrica “Comunicare a Regola d’Arte” di Altro Spazio D’arte e a cura di Gloria Belardinelli, illustratrice e artists mentor.
Storytelling: l’arte di raccontare storie. L’artista può affiancare la narrazione alle sue opere senza snaturarsi, rimanendo fedele a sé stesso e lasciando sempre un certo margine di interpretazione per chi si avvicina al suo lavoro. È importante aver chiaro cosa dire quando pubblichiamo su Instagram perché il rischio altrimenti è che sembri tutto casuale e finisca per disorientare chi ci segue. Se siamo ad esempio abituati a postare senza scrivere una caption, magari inserendo soltanto delle emoji, l’utente, che per natura è pigro quando è online (lo siamo tutti), non capirà il valore di quello che c’è dietro ad un artwork. Deve essere accompagnato a comprendere il nostro lavoro. Spesso gli artisti non è che non raccontano il proprio lavoro perché non ne hanno voglia ma non lo fanno perché o hanno paura di esporsi e quindi fanno fatica ad aprirsi ad un pubblico online, oppure non sanno come organizzare tutte le idee che hanno in testa. Per aprirsi agli altri è fondamentale intanto farlo gradualmente senza violentarsi, e soprattutto per avere le idee chiare bisogna conoscersi molto bene perché raccontare di sé non è facile se prima non sappiamo davvero chi siamo. Spesso le persone danno per scontato di sapere chi sono ma non è qualcosa di così ovvio. E per capire davvero chi siamo, dandoci anche il permesso di essere ciò che vogliamo essere, bisogna conoscere la propria personalità. Cosa fondamentale nella propria comunicazione è anche capire cos’è davvero l’autenticità. Termine estremamente abusato. Il punto è allontanarsi da tutti quei meccanismi incastranti. Ad esempio io sono assolutamente contraria ad una comunicazione di tipo persuasivo perché per sua natura non è autentica. Vediamo cosa intendo con un esempio concreto: non serve a niente commuoversi o piangere nelle storie, oltre che risultare un po’ imbarazzante per chi ci segue, sembra un’azione costruita a tavolino per l’appunto, una recita, finzione. Questo è un modo per veicolare un’emozione superficiale che entra dentro e scivola via subito, lascia un senso di vuoto, e se l’emozione che sto comunicando è frivola, non servirà a niente, non sarà utile a trasmettere e a far empatizzare davvero alla community il mio messaggio.
Personalità: su Instagram va molto di moda dire “devi mettere la tua personalità nel tuo profilo” il problema è che le persone non sono così nette e definite, quindi per quanta consapevolezza possiamo avere di noi stessi, se nessuno spiega cos’è la personalità poi finisce che andiamo in confusione perché non sappiamo come trasmettere le nostre sfaccettature. Prima di tutto va fatta una distinzione tra temperamento e personalità. Il primo è qualcosa di innato, magari ereditato dai nostri genitori e dai nostri parenti prima di loro che si adatta al nostro modo di essere. Io ad esempio so di avere un temperamento quieto che ho senz’altro ereditato da mio padre ma ho anche uno slancio di attivazione che caratterizza di più la famiglia da parte di mia madre. L’equilibrio in questi due aspetti è sapersi fermare quando necessario. La personalità invece si costruisce nel tempo ed è influenzata dall’ambiente che ci circonda, dalle nostre esperienze e dalle persone che incontriamo nell’arco della vita ma non dipende necessariamente da esse perché se voglio posso scegliere la mia personalità e la scelgo non per fingere di essere ciò che non sono ma perché se non lo facessi finirei per accontentare gli altri e il modo in cui vorrebbero vedermi. Possiamo ad esempio avere una personalità creativa, organizzata, pragmatica, estroversa o introversa, affettuosa, coinvolgente e via dicendo. Possiamo anche avere aspetti opposti dentro di noi, ad esempio io sul lavoro sono estremamente precisa e organizzata ma poi nella mia postazione sono disordinata e questi due aspetti convivono serenamente dentro di me. Nessuna personalità è sbagliata e ognuno avrà per così dire i suoi punti dolenti, io so di essere permalosa, a volte un po’ rigida ma ciò che conta è esserne consapevoli. E capire queste cose di noi ci aiuta a definire gli argomenti di cui parlare e in che modo veicolare un messaggio che ci sta a cuore.
Pianificazione: una volta presa consapevolezza del nostro mondo interiore dobbiamo iniziare a capire come trasmetterlo. Perché è importante farlo? Perché raccontarsi e saper dare qualcosa di sé agli altri è la chiave per costruire legami onesti e trasparenti. Perché le serie tv, i libri o altre forme di narrazione ci piacciono tanto? Solo perché ci intrattengono? Non è sufficiente, ci piace un personaggio e la sua storia perché in qualche modo ci somiglia. Empatizziamo con un certo personaggio perché è come vorremmo essere noi, perché ci rivediamo in lui o lei, o perché ci immedesimiamo nel suo vissuto. Ecco perché è importante imparare a raccontarsi perché le persone si sentano capite e prendano consapevolezza del fatto che forse non sono le sole al mondo a vivere una determinata situazione. Per capire come seguire un filo conduttore nella narrazione dobbiamo usare un minimo di organizzazione. Questo vuol dire calendarizzare i contenuti che voglio pubblicare. Solitamente si pensa che organizzare contenuti artistici tolga ispirazione perché è come se stessi limitando la mia libertà d’espressione. Questo non è vero perché più lavoro e mi tengo allenato più sarò spontaneo per me disegnare. Non è forse più difficile tornare a disegnare dopo un lungo periodo di stop anzichè farlo abitualmente? Personalmente io mi organizzo così: per i miei contenuti parto prima dalle illustrazioni. Disegno in modo spontaneo un certo numero di illustrazioni e dopo ci costruisco la mia storia. Questo lascia un ampio margine di libertà senza dovermi confinare in tematiche definite. Fare il contrario è più difficile perché toglie spontaneità al progetto. Dopodiché inserisco i contenuti artistici in un calendario di pubblicazione che cerco di rispettare lasciandomi comunque un margine di libertà altrimenti finisce che lavoro per pubblicare e non per il piacere di disegnare.
Bisogno del cliente: ed è proprio nell’ aiutare le persone ad immedesimarsi nei nostri racconti che possiamo scoprire il bisogno del cliente nell’arte. Poiché per sua natura l’arte non risponde a bisogni primari, dobbiamo individuare quelli emotivi che possono essere di appartenenza, di condivisione di valori, di riscoprire un pezzetto di sé nell’opera di qualcun altro. L’artista deve incoraggiarsi a superare il bisogno di disegnare solo per sé stesso perché a mio parere l’arte ha una funzione nel mondo ed è quella di fare la differenza nella vita delle persone e lo può fare solo se smetto di pensare a disegnare solo per un piacere personale. Naturalmente al fine di mantenere una certa trasparenza comunicativa, è fondamentale che l’artista non si senta forzato a trattare tematiche che non gli sono affini, deve comunque divertirsi quando lavora e metterci del suo ma oltre al gusto del disegnare per sé, dovrebbe chiedersi in che modo il suo lavoro contribuisca a far star bene le persone. Ma non solo! Se l’artista non è sereno o sta attraversando un momento difficile deve sentirsi libero di parlare di quello che prova nella misura che preferisce. La positività a tutti i costi è tossica perché la vita è fatta anche di difficoltà e momenti dolorosi, quindi ciò che conta nel rispettare il bisogno del cliente è che l’artista abbia capito cosa può dare alle persone con la sua storia di modo tale che si sentano meno sole.
Testo di Gloria Belardinelli per la prima puntata del 28/10/2022 diretta instagram