Giulia Barbieri, una bravissima fotografa professionista cremonese che ama la street e il reportage e che nonostante la sua timidezza ci ha raccontato la sua fotografia di strada.
Quali Studi hai fatto?
«Mi sono laureata presso la LIBERA ACCADEMIA DI BELLE ARTI di Brescia».
Come e quando hai deciso di diventare fotografa.
«Subito dopo il diploma da grafico pubblicitario mi sono iscritta all’Università pensando che nella vita mi sarei occupata solo ed esclusivamente di Graphic Design e Pubblicità. Mi sbagliavo. Prima della fotografia è arrivato il cinema. In particolare il Neorealismo Italiano. I film di Rossellini, Visconti, De Sica, Antonioni. Le sceneggiature di Zavattini. Mi affascinava la capacità di questi registi di raccontare un momento storico estremamente difficile, come appunto quello dell’uscita di un Paese dalla guerra. Quindi la distruzione, la paura, l’estrema povertà. Ma anche il desiderio di riscatto. Mi affascinava la volontà di raccontare il punto di vista delle persone comuni. Infatti non credo sia stato un caso se poi, durante gli studi fotografici, io mi sia appassionata proprio alla fotografia di reportage e alla Street Photography. Dopo la laurea ho deciso di lanciarmi nel mondo professionale. Era il 2014 e in quell’anno ho ideato il progetto Artistico/Fotografico “Time Lapse Project” che ha permesso di accostare il mio nome a quello di oltre 100 artisti di fama nazionale ed internazionale. Quel progetto ha avuto termine a settembre dello stesso anno con un’istallazione fotografica e un concerto benefico, il cui ricavato è stato interamente devoluto ad Apom Onlus (Associazione Patologica Oncologica Mammaria nata a sostegno della Breast Unit dell’Ospedale Maggiore di Cremona). A distanza di 4 anni, continuo ad occuparmi di Graphic Design, Web Design e Fotografia».
Qual è la tecnica fotografica che prediligi?
«Amo ritrarre i miei soggetti utilizzando ottiche fisse, sono un’estimatrice del 35 e del 50mm. Mi piace l’idea di avvicinarmi alle persone che ritraggo perché credo in quello che diceva Robert Capa: “Se una fotografia non esce bene, significa che non ti sei avvicinato abbastanza”. Dal mio punto di vista, non si può pensare di fotografare la realtà, mantenendo con essa una distanza. Cerco di portare anche all’interno di uno studio fotografico, l’esperienza accumulata in tanti scatti di strada, dove tecnica, istintività e pathos costituiscono un equilibrio pressoché perfetto».
Quali sono i soggetti che preferisci immortalare?
«La mia fotografia è strettamente legata al mondo della Street Photography e quindi alla volontà di raccontare aspetti della vita quotidiana delle persone. Gesti, espressioni, legami. Attimi di vite comuni. Da estimatrice della pellicola, amo le immagini vere, con pochissima (quasi nulla) post produzione».
Puoi dirci qualcosa sui tuoi progetti in corso o per il futuro?
«Al momento mi sto occupando della promozione della mia mostra fotografica “Visages de la Route”. Dopo essere stata ospitata per un mese presso lo Studio Fotografico Orlando in provincia di Reggio Emilia, a partire dal 14 settembre, la mostra arriverà a Cremona presso la Biblioteca di Persico Dosimo. A settembre verrà pubblicato il mio primo libro fotografico dal titolo “Incroci”».
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