La mostra FIGURE SONORE, di cui abbiamo parlato recentemente, vede la rappresentazione del tema dell’ascolto attraverso sette opere di talentuosi artisti scelti da una giuria di selezione composta da professionisti del settore. In qualità di partner etico, noi di Altro Spazio li abbiamo intervistati per voi, per farci raccontare chi sono e la loro opera. Siamo pronti ad ascoltarli?
Intervista a Se.mi.cerchi, duo artistico composto da Veronica Tancorra e Matteo Franco in esposizione con “Riabilitazione emotiva”.
Ciao Veronica e ciao Matteo, raccontateci brevemente chi siete.
V.: «Sono Veronica ho 29 anni nata e sono cresciuta a Bologna, mi sono laureata in Arte nel 2015, una grande passione che ho sempre tenuto alla base della mia creatività, nella vita ho fatto diversi lavori e finalmente ho potuto mettere a frutto emozioni ed esperienze rendendole arte».
M.: «Sono Matteo ho 33 anni, ho studiato all’Accademia di Belle Arti di Roma e ho sempre lavorato nell’ambiente artistico».
Come è nata la vostra coppia artistica.
V.: «Ci siamo aggiunti per caso su instagram dove avevo una pagina di racconti e storie brevi, nel giro di un anno è nata un’amicizia che si è concretizzata in questo duo artistico nel 2021».
Perché avete deciso di partecipare a FIGURE SONORE.
«Abbiamo deciso di partecipare a “Figure Sonore” perché il loro quesito rappresenta la domanda che ci siamo posti e alla quale abbiamo tentato di dare una risposta nella nostra serie “Riabilitazione Emotiva”. Abbiamo pensato fosse anche una grande iniziativa per il contributo che darà alle persone attraverso il “colloquio sospeso”».
In FIGURE SONORE si parla soprattutto di interazione con l’osservatore e di ascolto quindi vi chiediamo di raccontare, quindi a parole, la vostra opera a chi non l’ha mai vista.
«Questo periodo storico non ha fatto altro che aumentare una condizione di instabilità emotiva e sentimentale. Le relazioni di adesso si autodistruggono perché spesso mancano di stabilità, sono composte da individui egoisti che non sono in grado di donarsi l’un l’altro, la solitudine ha portato a questa condizione per cui è molto difficoltoso entrare in contatto con l’altro. Il progetto artistico è costituito da una serie di fotografie in cui la donna al centro, spenta e truccata di bianco, rappresenta l’essere umano inabile a sfondare la barriera in plexiglass trasparente, l’attuale condizione di apatia, per entrare in contatto fisico ed emotivo con l’altro. Oltre l’ostacolo troviamo quattro persone che simulano i rapporti umani liberi, fatti di gesti e sguardi. Nella composizione troviamo anche un soggetto che interroga lo spettatore per coinvolgerlo attivamente nel problema e metterlo in condizione di agire contro la barriera. I tubi rossi sono conduttori d’aria che portano sostentamento, come vene che portano sangue e ossigeno, a chi ne ha necessità. Ognuno di noi nella condizione della donna ha bisogno di ricevere quel sostentamento, eppure non si può sapere da chi e cosa ricevi dal prossimo. Il rischio e il coraggio nel lasciarsi andare all’amore di qualcuno sono quindi il vero ostacolo da superare. Nella sequenza vediamo come l’approccio verso l’esterno della prigioniera gradualmente si sviluppa, e con esso anche il suo grido d’aiuto che erompe attraverso i suoi occhi. In ultimo grazie all’AZIONE concreta del passare oltre, riesce finalmente a congiungersi in un abbraccio con l’altro dal quale si sprigiona il nostro mondo interiore, tutto il dolore e la gioia del tornare a vivere le emozioni e le relazioni liberamente».
“Riabilitazione emotiva”, perché la scelta di mettere al centro una donna e non un uomo. Poi volevamo saperne di più sulla composizione fotografica, il processo creativo che c’è dietro e se lo sviluppo in verticale ha un significato particolare.
«La donna nella rappresentazione (Marzia Meddi) è stata scelta perché ha caratteristiche androgene, inoltre la sento come una proiezione di me (Veronica) e in essa ho riportato tutto il mio dolore e la mia difficoltà di entrare in relazione con il prossimo. La struttura compositiva richiama l’arte del Rinascimento italiano con un accenno specifico ai lavori di Raffaello (La Trasfigurazione), l’idea principale era quella di dare un’impostazione sacrale all’opera di conseguenza lo sviluppo in verticale e la struttura piramidale».
Tra gli organizzatori di FIGURE SONORE c’è Co-Psy Collaborative Psycare, una realtà importante per il sostegno alle persone. Al di là dell’asta di cui ricordiamo una parte del ricavato andrà a loro, e che quindi speriamo porti buoni frutti, cosa secondo voi l’arte oggi può fare per le persone, per tutti noi.
«L’arte per noi rappresenta ciò che viviamo e ciò che sentiamo nel profondo, abbiamo dato forma ai nostri sentimenti e turbamenti, convinti che molti là fuori abbiano passato o stiano passando ciò che proviamo e rappresentiamo con le nostre opere. Non vogliamo avere la pretesa di avere risposte di fronte ai nostri quesiti esistenziali ma speriamo di portare l’altro a porsi un quesito su se stesso e il mondo intorno a lui, per contribuire a una consapevolezza maggiore dei sentimenti del prossimo. L’Arte è terapia e spesso ci si può sentire meno soli quando ti ritrovi compreso da essa».
Nella galleria fotografica, alcuni scatti dell’opera “Riabilitazione Emotiva”