La mostra FIGURE SONORE, di cui abbiamo parlato recentemente, vede la rappresentazione del tema dell’ascolto attraverso sette opere di talentuosi artisti scelti da una giuria di selezione composta da professionisti del settore. In qualità di partner etico, noi di Altro Spazio li abbiamo intervistati per voi, per farci raccontare chi sono e la loro opera. Siamo pronti ad ascoltarli?
Il sesto artista che vi vogliamo far conoscere è Marco Gagliardi e la sua opera “Segni di luce”.
Racconta brevemente chi sei e qual è stato il tuo percorso artistico.
«Sono Marco Gagliardi, nasco a Scorrano, provincia di Lecce, il 01/03/1996. Diplomato a Lecce presso il Liceo Artistico “Ciardo Pellegrino”, ho poi continuato gli studi a Torino e conseguito il diploma di secondo livello con 110 e lode presso l’Accademia Albertina.
In questi anni mi sono dedicato in maniera continuativa alla ricerca di una libera espressione e di un linguaggio artistico personale, utilizzando vari media e tecniche sperimentali. Nel mio lavoro sono centrali gli elementi (terra, acqua, fuoco, aria) e le immagini della natura; i richiami al tempo/spazio; l’indagine su luci e ombre, tutto relazionato al corpo e all’essere umano capace nella sosta di ascoltare e vivere l’istante. Quell’istante poetico che, come un sole, imprime il percepito nella pellicola fotosensibile che appartiene all’interiore di ciascuno di noi. Colore e materia sono guida tra esteriore ed interiore, tra oggettivo e soggettivo, tra anima e spirito, terra e cielo.
Un incessante specchiarsi del microcosmo nel macrocosmo. Come l’indagine di un alchimista che tratta la materia per scoprire i segreti e le potenziali trasformazioni in essa racchiuse.
“Ognuno di noi, alla luce del sole, si allinea con la propria ombra, riflesso mutabile di storie che non conosciamo”».
Perché hai deciso di partecipare a FIGURE SONORE.
«Viviamo in una società che brucia immagini, le immagini risuonano, nella sosta si può imparare ad ascoltarle. Cito una frase del pittore e fotografo ungherese László Moholy-Nagy “Non colui che ignora l’alfabeto, bensì colui che ignora la fotografia, sarà l’analfabeta del futuro”».
In FIGURE SONORE si parla soprattutto di interazione con l’osservatore e di ascolto quindi ti chiediamo di raccontare, quindi a parole, la tua opera a chi non l’ha mai vista.
«“Segni di luce”, rinati paesaggi interiori nel sospeso silenzio dell’ascolto.
Delle lucciole vagando nel buio fanno germinare tracce, fili, onde, itinerari, costellazioni come punti
luminosi di connessione. Un ascolto attento e profondo, come orecchio ampio e vibrante, capace
di discernere, riconoscere e unire le diverse sensorialità per dare ampiezza al percepito.
Nel nuovo paesaggio cammino, mi perdo, mi trovo, dove il segno si fa percorso per approfondire,
si fa lievità per scivolare.
La lucciola può illuminare le notti più buie.
Dalla poetica del nero alla totalità della luce l’ombra compie un viaggio che conduce al colore nella sua piena espressione. Questo percorso ci suggerisce quanto lunga sia la strada che l’essere umano compie per emergere dalla caverna di se stesso verso la conoscenza della vera realtà».
La tua opera è composta da una serie di 7 immagini realizzate con una tecnica particolare, raccontaci perché hai deciso di proporre una serie e come l’hai realizzata.
«Il lavoro è stato realizzato nella cantina della mia casa a Torino, in una camera oscura arrangiata, un luogo cupo e poco ospitale, utilizzando una piccola luce come guida a disegnare il percorso di ricerca della relazione tra luce e buio. Nel chimigramma le forme sono prodotte sulla carta dall’azione chimica che fa sbocciare trame e intrecci finissimi e variegati, dall’aspetto di venature di marmi o delicati tracciati grafici.
Questa sequenza narrativa di 7 immagini sono per me un corpo unico che contiene frammenti di istanti che si dispongono sospesi verso l’osservatore, un corpo che racconta, come un libro lento che vuole essere dipinto».
Tra gli organizzatori di FIGURE SONORE c’è Co-Psy Collaborative Psycare, una realtà importante per il sostegno alle persone. Al di là dell’asta di cui ricordiamo una parte del ricavato andrà a loro, e che quindi speriamo porti buoni frutti, cosa secondo te l’arte oggi può fare per le persone, per tutti noi.
«Praticare l’arte del fuoco, imparare a scaldare. Fuoco che arde su un focolare rotondo, fiamma viva, fuoco che illumina, che fornisce tepore e calore. Un fuoco sacro al centro, una sorta di punto centrale interno intorno al quale tutto sia correlato, dal quale tutto sia ordinato e il quale al tempo stesso sia fonte di energia.
Un impulso a divenire ciò che si è; così come ogni organismo è costretto, quali che siano le circostanze, ad assumere le forme caratteristiche della propria natura.
Scelgo questa citazione di Henri Cartier Bresson: “Io credo che, attraverso l’atto di vivere, la scoperta di se stessi avvenga in concomitanza con la scoperta del mondo che ci circonda, il quale può plasmarci. Bisogna così stabilire un equilibrio tra questi due mondi, quello dentro di noi e quello fuori di noi”».
Qui sotto alcuni scatti della serie che da vita all’opera di Marco Gagliardi “Segni di luce”