Lidia De Liso è una illustratrice autodidatta che ha trovato nell’arte il modo di capire se stessa e gli altri.
Breve presentazione.
«Mi chiamo Lidia, ho trent’anni e vivo a Bari, nella splendida Puglia».
Cosa vuol dire per te disegnare.
«Sono nata con un problema d’udito, ipoacusia neurosensoriale bilaterale. La mia sordità mi ha portata sin da piccola a cercare metodi di comunicazione col mondo esterno che potessero aiutarmi ad esprimermi al meglio ed entrare in connessione con ciò che mi circonda. Nonostante il mio percorso di studi non sia stato dedicato all’arte, quest’ultima è sempre stata una passione che ho coltivato da autodidatta. L’arte è stata tuttavia la pratica principale per imparare a capire me stessa e gli altri, per guardare oltre laddove non riuscivo ad arrivare con l’udito, e cercare di trasmettere le mie emozioni. Successivamente negli anni, ho capito che la condivisione rendeva importante la mia personalità, quindi disegnare, ma anche dedicarmi alla scrittura, non è stato più solo un rifugio personale ma un’esperienza da condividere con gli altri».
Ultimamente sei passata al digitale e per le tue opere usi il bianco e nero, come mai questa scelta.
«Ho iniziato a disegnare usando solo la matita, ma ho sempre sentito l’esigenza di delimitare i contorni delle figure, come se fossero degli elementi da definire nello spazio e nel tempo, poche sfumature, pochi colori. Di quì nasce la scelta di dedicarmi al disegno in bianco e nero, grazie al quale ho trovato il modo di lasciar trasparire un impatto visivo più forte. Chi guarda e osserva, ha la possibilità di concentrarsi meglio sul concetto e non soltanto sull’estensione dell’immagine. Mi sono avvicinata al disegno digitale perché ho trovato la possibilità di elaborare al meglio le mie illustrazioni, cercando uno stile meno dispersivo. Mi piace creare un’arte più visuale e surreale portando in primo piano il principale concetto da rappresentare. Ma devo dire che la ricerca di uno stile prettamente personale è continua e sempre in crescita. Anche se l’arte in qualsiasi modo venga rappresentata, secondo me, resterà sempre un’idea o un’emozione strettamente soggettiva, molto legata alla nostra psicologia e alle emozioni che spaziano sulla base delle nostre esperienze di vita».
Osservando la complessità della composizione delle tue opere, si percepisce la voglia di raccontare, ma ogni opera a sé ha un messaggio o sono legate da un filo conduttore?
«Ogni illustrazione ha principalmente la funzione di “raccontare”. Raccontare emozioni, sentimenti, dolori, eventi che nel corso della nostra vita portano cambiamenti al nostro essere interiore, e trovare la forza di raccontare le paure, che forse, ci accomunano un po’ tutti. Ma allo stesso tempo ogni messaggio unico a se stesso è legato da un filo conduttore che può essere associato alla meravigliosa fragilità che ci appartiene, di quello che siamo come esseri umani e del mondo che ci circonda. Rappresento spesso il cuore anatomico, perché non bisogna avere paura di guardare un cuore, che sia il proprio o quello altrui, esattamente così com’è con le sue ferite».
Tu sei anche tattoo designer, cosa apprezzi di questo lavoro e qual è stato il disegno più strano che ti hanno chiesto.
«Essere tattoo designer significa creare un’opera che resterà sulla pelle per tutta la vita. Questo pensiero ha fascino, perché fa pensare all’arte come a un qualcosa che si unisce alla vita e si consuma con essa. Come ben sappiamo, il corpo non è eterno e come tale anche il tatuaggio è destinato a compiere un ciclo di passaggio. L’impegno di capire esattamente cosa bisogna rappresentare nel disegno è stimolante e avventuroso. Il disegno più strano che mi hanno chiesto è probabilmente quello di rappresentare “l’ansia”».
Cosa non deve mai mancare quando lavori.
«Grazie alle protesi acustiche ho la possibilità di ascoltare la musica. Ed è proprio questo che solitamente non deve mai mancare quando mi dedico alla realizzazione di un’illustrazione. Ho creato delle playlist contenenti generi musicali diversi da abbinare al mio umore giornaliero».
Stai lavorando a qualche progetto in particolare?
«Ho da poco concluso un bel progetto per la creazione di una cover che rappresenterà il nuovo singolo in uscita di una band. È stata una bella esperienza che spero di poter ripetere al più presto. Per il resto, i progetti nascono ogni giorno accompagnati dall’ispirazione verso qualsiasi cosa. Mi piacerebbe realizzare una linea di T-shirt con le mie illustrazioni. Work in progress…».
Una curiosità prima di lasciarci.
«Mi piace tantissimo fare ritratti. Sto cercando di fare molta pratica su questo, ritrarre persone che non conosco, seppur con la tecnica del digitale, è una consuetudine che richiede estrema sensibilità ed empatia. Per cui quando mi viene richiesto un ritratto su commissione con il mio stile sono sempre molto contenta. Non è necessario raggiungere la perfezione, per noi artisti si sa, la perfezione è utopica!».
I link dell’artista
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