Angelo Davorio è un fotografo e appassionato vero delle sue montagne e di tutti i luoghi che ha potuto visitare. I suoi scatti sono racconti fatti di candida neve e calde emozioni.
Breve presentazione.
«Angelo Davorio, nato a Gottolengo, un piccolo paese della pianura Bresciana. Ho studiato da perito agrario vista la vocazione agricola della zona in cui sono nato. Ho fatto svariati lavori… giardiniere, impiegato d’ufficio presso la Coldiretti, operaio metalmeccanico, operaio in una fabbrica di tessuti gommati e oggi faccio l’operaio forestale presso il Parco Naturale Adamello Brenta e mi occupo di manutenzione e realizzazione sentieri e opere accessorie. Sono un appassionato di alpinismo, sci alpinismo, mtb e nel 2007 mi sono definitivamente trasferito nel comune di Valdaone in Trentino, dopo aver conosciuto Stefania, oggi mia moglie».
Quando hai deciso di dedicarti alla fotografia.
«La prima fotocamera mi è stata regalata da bambino, una semplice compatta a rullino della Canon, nel 2000, quando mi sono diplomato, mi è stata regalata la prima reflex Canon a pellicola che mi ha accompagnato in montagna e nei miei viaggi in Perù, Bolivia, Israele, Egitto, Bosnia (durante il servizio militare), Tanzania, Europa e in giro per le Alpi nelle mie uscite alpinistiche. Con molta titubanza sono passato al digitale, dove ho potuto sperimentare, ma anche risparmiare sul costo dello sviluppo dei rullini. Oggi uso una mirrorless che coniuga “qualità e compattezza”. Praticamente la fotografia mi accompagna da sempre, oggi molti amici mi riconoscono come “quello che fa le foto belle”».
Che tipo di genere fotografico prediligi e perché.
«Io sono un paesaggista, mi piace immortalare quello che vedo e le zone che visito. Mi piace condividere tutto questo con le persone che per qualche motivo non possono raggiungere certi luoghi che possono essere le Ande, l’Himalaya, il Monte Bianco o una bellissima discesa in neve fresca. Sono appassionato di Astrofotografia, ma spesso necessita di preparazione tecnica e ottime condizioni meteo».
Quando si parla di foto paesaggistiche, non basta solo la passione per realizzare degli scatti emozionanti… qual è il tuo segreto?
«Il mio approccio alla fotografia di paesaggio è piuttosto semplice, scatto come se stessi usando una pellicola. Conosco bene i limiti della mia macchina e soprattutto i miei limiti in post produzione, quindi cerco di portare a casa uno scatto già molto buono. Attualmente fotografo i paesaggi e le montagne della mia zona, quindi conosco bene come gira la luce e riesco a portarmi sul posto all’orario giusto in base allo scatto che ho in mente. Ma molte volte la luce, la nuvola, il cielo, non girano come vuoi e quindi vien buono il telefono che ho in tasca e uso quello come se fosse una polaroid».
Come stai vivendo questo particolare momento storico?
«Sinceramente, vivendo in un piccolo paese di montagna, ma con un territorio molto vasto, non sento molta pressione causata dalle restrizioni. Quest’inverno poi, ha nevicato molto e potevamo partire quasi dalla porta di casa con gli sci ai piedi per salire le nostre cime. Trovandomi in una zona arancio con 15 km di raggio, potevo salire su cime interessanti e ho riscoperto anche valli “dimenticate” e itinerari alternativi».
Una vetta che ambisci a visitare e immortalare con il tuo obbiettivo.
«Mah, non ambisco a una vetta in particolare, piuttosto ambisco alle emozioni, a una bella compagnia, a una notte in furgone, a una levataccia, a una bella alba sotto la cima, a un itinerario su roccia e ghiaccio non troppo difficile, ma piuttosto lungo, a un rientro con gli amici stanchi, ma con il sorriso, ai piedi nell’acqua e a qualche birra seduti attorno ai nostri furgoni. Alla fine, la performance, il curriculum, la vetta, sono cose importanti, ma se non c’è nessuno con cui condividerle, c’è poco da fare, manca qualcosa».
Stai lavorando a qualche progetto in particolare?
«Ho un progetto, ma per il momento non è stato approvato e quindi non posso dire nulla. Avevo in ballo una mostra delle mie foto, articolata in paesaggi trentini, viaggi e foto astronomiche, ma il Covid purtroppo ha bloccato tutto».
Una curiosità prima di lasciarci.
«Curiosità non saprei, magari davanti a due birre esce qualcosa di interessante… A parte gli scherzi, quest’inverno ho stampato 40 foto formato 30×40 e le sto regalando ai miei amici e l’idea ha suscitato molto interesse».
In copertina: Alba dalla vetta del Monte Bianco
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