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Un viaggio dentro il colore per scoprire le emozioni

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Emanuel Maresca è un pittore che attraverso l’arte racconta le sue emozioni, la sua anima. E’ molto legato alla tradizione sarda e utilizza diverse tecniche artistiche.

Ciao, raccontaci un po’ chi sei.
«Ciao carissimi amici, per iniziare vorrei farvi i miei più sinceri complimenti e ringraziarvi per tutto quello che fate. Penso che l’Arte, intesa come espressione artistica non abbia eguali. Mi piace ricordare a questo proposito il bellissimo pensiero di Papa Paolo VI: “Il mondo ha bisogno di bellezza per non sprofondare nella disperazione…” e io aggiungo che se non c’è la bellezza nell’arte, allora non c’è da nessun’altra parte. Mi presento, mi chiamo Emanuel Maresca, ho 43 anni e sono nato nella città di Alghero, nella provincia di Sassari».

Come è nata la tua passione per il disegno.
«Durante il primo lockdown, a causa dell’epidemia Covid19, è riemersa ed esplosa in me, incontenibile, la necessità di creare e di esprimermi attraverso la pittura, che considero la forma di Arte che maggiormente mi rappresenta. Tutto nasce dalla mia infanzia, dove l’osservazione delle opere degli artisti locali mi ha permesso, di assaporare, in una prima fase, per poi entrare a far parte di questo fantastico mondo. Questa passione, o meglio questa mia necessità di trovare un modo di esprimermi, mi ha guidato all’Istituto Statale d’Arte di Alghero, diplomandomi nella sezione arte dei metalli e dell’oreficeria. Fin da piccolo i colori hanno esercitato in me un’attrazione molto particolare, e la mia vita è stata sempre accompagnata da tutto ciò che entrando dentro la mia anima, mi conferiva benessere e gioia. Dopo il diploma artistico ho frequentato il primo anno dell’Accademia di Belle Arti di Sassari, nella sezione di scenografia, dove la conoscenza di diversi artisti e tecniche pittoriche, ha aperto in me nuovi orizzonti».

Quali tecniche usi.
«La tecnica della pirografia, è stato il mio primo amore, e come i primi amori, non si scorda mai. Il nome deriva dal greco (pyr =fuoco e grafo=scrivo), ed era un tempo, una tecnica essenziale utilizzata persino per scavare e decorare le piroghe degli indigeni. Innamorato della nostra tradizione Sarda, in particolare delle maschere della Barbagia, mi diverto nel pirografare sui taglieri di diversa tipologia di legno, dalla betulla al bambù, dall’olivo al noce. Nella pirografia ho trovato un nuovo approccio, unico nel suo genere, che consiste nel riprodurre con il fuoco le meravigliose, inquietanti quanto affascinanti maschere della tradizione Sarda: naturalmente ho il mio stile, rispettando tuttavia quello che è il loro design e il loro identikit che le rappresenta. Successivamente ho iniziato a dipingere con colori acrilici utilizzando varie tecniche. In particolare mi sono voluto accostare a una tecnica nativa americana che mi ha affascinato fin da subito: la fluid art».

Parlaci di questa tecnica particolare.
«Ciò che caratterizza questa tecnica è la sua straordinaria e spettacolare casualità che spesso dà origine ad effetti mozzafiato dove il colore, le sfumature e gli stacchi di toni hanno la meglio per rendere tutto magico e surreale. Con l’esperienza ho imparato tuttavia a personalizzarla, rendendola parte del mio essere, aggiungendo materiali alternativi quali foglia d’oro, argento o bronzo, paillettes e strass, facendo degli abbinamenti di colori che in quel momento il mio spirito mi chiede; infatti la colata è sempre diversa, perché ogni giorno è diverso, le emozioni sono diverse, ci sono giorni più felici di altri, alcuni più tristi, e questo rende ogni elaborato unico. Mi definisco un espressionista astratto perché nei miei elaborati spesso vi è la rappresentazione di un’emozione, di un sentimento, o di una sensazione da me provata in quel momento».

Come descriveresti il tuo stile.
«Il mio stile credo abbia la capacità di comunicare serenità, possa far rilassare l’osservatore e metterlo nelle condizioni ideali alla riflessione interiore. Mi piace accompagnare i miei elaborati con una frase, a volte mia a volte di altri autori, per dare un aiuto, un suggerimento a chi osserva l’opera, ovviamente sempre lasciando libertà di sentimento e di interpretazione a chi guarda. Guardare una mia opera è come un viaggio, un viaggio di emozioni unico, che in qualsiasi momento della giornata lo spettatore è in grado di ripetere; ma non è detto che il viaggio sia identico: dettagli prima non visti, a cui si sommano sentimenti di quel momento, possono far cambiare destinazione al nostro pellegrino. Io lo posso aiutare in un primo momento, prendendolo per mano, ma poi deve fare il viaggio che il suo spirito gli suggerisce».

Realizzi anche opere su commissione?
«La mia è una necessità di espressione, sono i miei sentimenti a dirmi cosa fare, a guidare tutto il mio essere. Le mie opere ovviamente posso essere richieste su commissione, contattandomi sul mio profilo Instagram».

Qual è il tuo sogno artistico.
«Il mio sogno è di esporre nelle gallerie di tutto il mondo, affinché più persone possibili possano fare il loro viaggio, e io possa loro trasmettere il mio animo e le mie emozioni, il mio modo di vedere il mondo, quello che per me è reale e quello che non lo è».

Cosa non deve mai mancare quando crei.
«Durante la realizzazione dei miei lavori, attraverso la mia mente e la mia anima cerco di rappresentare i miei sentimenti, tutto quello che sento e vedo dentro di me, i miei diversi stati d’animo a volte anche contrastanti; per fare questo devo necessariamente avere un ambiente tranquillo, quasi un religioso silenzio, e soprattutto in solitudine, perché ho bisogno di ascoltare e sentire ciò che il mio animo mi trasmette».

Una curiosità prima di lasciarci.
«La gioia che provo, il benessere che sento nei momenti di realizzazione delle mie opere sono quelli che spero di trasmettere a chi osserva il quadro, che rappresenta questo spettacolare viaggio che ognuno di noi dovrebbe fare dentro di noi».

“Guardare una mia opera è come fare un viaggio, un viaggio di emozioni, ma non è detto che il viaggio sia identico: dettagli prima non visti, a cui si sommano sentimenti di quel momento, possono far cambiare destinazione al nostro pellegrino”

emanuel maresca

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