Andrea Polenghi nasce come grafico pubblicitario, decide di dedicarsi alla tecnica delle cannucce colorate negli anni successivi per un bisogno artistico e lavorativo.
Breve presentazione.
«Sono nato nel 1951 a Milano, città in cui vivo e lavoro. Mi formo artisticamente frequentando il Liceo Artistico di Brera, negli anni 1966–1969, stimolato da insegnanti quali: Silvio Consadori, Floriano Bodini, Raffaele De Grada, Giò Pomodoro, ed altri di non minore importanza. Nel 1969, dopo il conseguimento del diploma, inizio a lavorare nello studio del designer Decursu, per poi dedicarmi alla professione di grafico pubblicitario, attività in cui esprimo la mia creatività attraverso una continua ricerca estetica».
Quando hai deciso di far entrare l’arte nella tua vita e che tecnica usi.
«Nel 2010 in procinto di chiudere l’attività pubblicitaria, torno ad operare in ambito artistico, sperimentando una nuova tecnica basata sull’utilizzo di cannucce colorate, con le quali mi dedico alla ritrattistica».
Una tecnica affascinante, siamo curiosi di sapere perché hai pensato a questa.
«L’idea dell’utilizzo delle cannucce nasce casualmente, nell’anno del Giubileo 2000, guardando per terra in una zona in cui la movida è particolarmente intensa e notando, fra i resti di una bevuta di gruppo, anche alcune cannucce colorate sovrapposte disordinatamente. Qualche tempo dopo, ripensando a quell’immagine che mi aveva tanto infastidito, pensai che, sovrapponendole in modo ordinato, avrei forse potuto realizzare qualcosa di interessante anche sfruttando la possibilità di tagliarle a varie altezze per ottenere un effetto 3D. Dopo la prima fase sperimentale, accettando la richiesta di realizzare un ritratto di Marilyn Monroe, ho scoperto quanto fosse spettacolare e mi sono dedicato alla ritrattistica».
Ci vorrà pazienza e tempo per realizzare un’opera…
«Per realizzare un’opera, tenendo conto che le cannucce devono essere tagliate nell’altezza della teca, impiego circa un mese per i formati più piccoli (60×60) e fino ai 2 mesi e mezzo per l’opera più grande che ho realizzato (90×120)».
Qual è il quadro più complesso che hai realizzato?
«L’opera più complessa da me prodotta è stato il ritratto del titolare di una galleria d’arte che ho realizzato dal vivo, un po’ per giorno, per quasi due mesi, direttamente in una delle vetrine della galleria. Per chi volesse vederlo, la galleria si chiama Studio Bolzani ed è in Galleria Strasburgo a Milano, vicinissima a San Babila».
Scorrendo sul tuo profilo troviamo raffigurati personaggi famosi, perché proprio loro.
«L’esigenza di ritrarre personaggi famosi, soprattutto nel mondo della musica e dell’arte, nasce dal fatto che, per propormi al pubblico, era indispensabile che i soggetti da me scelti fossero il più possibile riconoscibili per dimostrare che, anche con semplicissime cannucce colorate, si poteva raggiungere un buon livello di somiglianza nonostante i pochi colori con cui vengono prodotte».
La difficoltà maggiore nel realizzare un’opera con delle cannucce colorate?
«La maggiore difficoltà che incontro ogni volta è la centratura del viso nello spazio della teca. Mi trovo quasi sempre, infatti, a rimuovere alcune file di cannucce da destra a sinistra, da sinistra a destra, dal basso verso l’alto o dall’alto verso il basso…operazione che posso fare togliendo e spostando una cannuccia per volta, altrimenti si muoverebbero le altre, e solo quando la teca è completamente piena di cannucce. Anche perché non sono incollate fra loro».
Cosa ti influenzato maggiormente nella tua vita?
«Ciò che ha contribuito maggiormente a cambiare il mio modo di vedere le cose, è stato l’approccio al mondo orientale. Alla fine degli anni ‘70, infatti, ho deciso di approfondire un interesse da sempre coltivato, affrontando studi sulle culture orientali e sulla lingua giapponese in particolare. E la pratica della disciplina meditativa zen ha dato una svolta al mio modo di vedere ed analizzare la realtà, anche dal punto di vista artistico».
C’è qualche progetto in particolare a cui stai lavorando o vorresti realizzare?
«Poiché da quest’anno le cannucce in plastica non potranno più essere prodotte, sto provando a considerare nuove possibilità realizzative con altri materiali ma, inseguendo un’idea che ancora non è sufficientemente sperimentata, preferisco non anticipare nulla…potrebbe essere una sorpresa».
Una curiosità prima di lasciarci.
«Una curiosità, che poi è una peculiarità del mio modo di lavorare, è la massima attenzione che dedico allo sguardo dei miei soggetti. Negli occhi trovo l’anima e nei miei ritratti (è proprio una necessità) devo incontrare il massimo dell’empatia…a costo di distruggere tutto e ripartire da capo».
I link dell’artista
Guarda il video che gli abbiamo dedicato