Serena Gianoli, illustratrice e graphic designer di Milano ci ha raccontato come e quando ha scelto la sua strada artistica.
Quali studi hai fatto?
«Ho frequentato il Triennio della Scuola del Fumetto, poi Grafica e Illustrazione editoriale alla CFP Bauer, e il Mimaster di illustrazione, ma non vedendo mai una fine al mio percorso formativo inizierò a breve un corso di Motion Design».
Raccontaci il tuo percorso artistico.
«Dapprima mi sono avvicinata al fumetto, anche se è rimasto legato solo al periodo in cui ho frequentato la Scuola del Fumetto. Dopo un corso di grafica andai a lavorare per una casa editrice per bambini, approcciandomi all’illustrazione, che già aveva catturato il mio interesse. Ho lavorato per alcuni activity book, per dei giochi di applicazione, cover di CD, fino poi ad arrivare a magazine, quotidiani e pareti. Fin da piccola ho sempre disegnato, all’inizio ero affascinata dai fumetti di Topolino e sfogliavo i Bonelli di mio padre. Scoprii la Scuola del Fumetto: pur scegliendo il triennio di fumetto umoristico, iniziò ad affascinarmi il mondo dell’illustrazione, al quale poi mi avvicinai sempre di più. Ormai sono quasi sette anni che lavoro tra grafica e illustrazione e in tutti questi anni nel mio zaino non mancano mai sketchbook e astuccio con matite e penne colorate. L’ispirazione può essere ovunque».
Parlaci del tuo stile.
«Lo stile geometrico e grafico è quello che mi rappresenta di più, forse anche perché influenzata dagli studi di grafica. Anche se sperimentare con materiali e strumenti diversi mi affascina sempre tanto. Quello che rappresento nasce dalle situazione che vivo e da soggetti che mi hanno sempre affascinato, ad esempio il tema del circo è abbastanza costante».
A quale esperienza lavorativa sei più legata?
«L’esperienza che mi ha dato maggiore soddisfazione non è una, bensì due. La prima è la collaborazione con Repubblica, iniziata grazie a Mimaster, e che continua tutt’oggi per RSalute. Mi dà molta soddisfazione perché ho affrontato il lavoro illustrativo da un nuovo punto di vista e perché a ogni tematica mi sento spronata nel dare qualcosa in più, grazie anche al lavoro che viene svolto con l’art director che mi segue. La seconda esperienza è stata quella di creare un progetto illustrato per una parete interna e una saracinesca per una boutique di acconciature per capelli. Lavorare due giorni sulla scala, con acrilici, fissanti, trovare le giuste misure per le mie illustrazione su “questi grandi fogli”, mi ha divertito parecchio e, a lavoro concluso, vedere il proprio disegno così in grande mentre passi per strada, è una bella sensazione».
Come avviene il processo creativo in te?
«Il mio processo creativo è in gran parte racchiuso nello sketchbook, dove schizzo le mie idee e vado poi a fare prove di accostamento colore, di posizioni, di incastri fra le varie immagini. Anche se nell’ultimo anno ho uno strumento che mi aiuta a velocizzare i tempi, le bozze a matita rimangono per me comunque la cosa più bella per studiare quella che poi sarà l’illustrazione. In seguito riporto il bozzetto, che di solito cerco di definire il più preciso possibile a matita, sul mio computer e lo lavoro con Illustrator o con Photoshop».
Progetti per il futuro?
«Ci sono progetti in corso: a breve se ne concluderà uno e per il futuro ce ne sono, sperando di non procrastinarli, spero possano realizzarsi».
Qual è il tuo messaggio artistico?
«Il mondo è un insieme di linee in bianco e nero e di palette a colori».
Qualche curiosità?
«Nelle mie illustrazioni deve esserci, se possibile, del giallo, perché è il mio colore preferito».
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