Sara Cristofori vive a Leeds, nel West Yorkshire, Regno Unito ed è un’illustratrice di libri per bambini. Ci racconta come ha scoperto la sua strada e quindi il suo lavoro.
Quali studi hai fatto?
«Dopo la maturità scientifica, mi sono diplomata in “Design di Gioiello” presso l’Istituto Europeo di Design di Roma. Successivamente, ho frequentato il corso di “Disegno e Tecnica del Fumetto” presso la Scuola Romana dei Fumetti, dove ho completato il percorso al quarto anno con il Corso di “Specializzazione Digitale”».
Come sei arrivata a diventare illustratrice di libri per l’infanzia?
«Non è stato un percorso, fin qui, molto lineare. Ma anche le esperienze apparentemente più lontane da ciò che faccio oggi hanno senz’altro lasciato il segno nel mio stile. Nonostante abbia studiato Design del Gioiello, non ho mai lavorato davvero in questo campo. Subito dopo essermi diplomata allo IED di Roma, e a seguito di uno stage, ho cominciato a lavorare come disegnatrice di abbigliamento per bambini per un importante marchio italiano. Poi è arrivata la Scuola Romana dei Fumetti. Lì sono venuta a contatto con un ambiente molto stimolante: ottimi insegnanti e bravissimi compagni di corso. Anche quella, tuttavia, è stata in realtà un’esperienza che mi ha portato altrove: durante una lezione, come esercizio, ci è stato chiesto di scrivere una breve storia per bambini (non a fumetti) e di creare alcune illustrazioni a corredo. Ho scoperto che scrivere è un’esperienza creativa incredibile e che è ancora più emozionante poter dare forma alla propria scrittura attraverso le illustrazioni. Da quel preciso momento non ho più smesso di scrivere e di illustrare storie per bambini e questa combinazione è per me la formula esatta della felicità!».
Parlaci del tuo stile grafico e da dove nascono le idee…
«Nel mondo delle arti figurative mi piacciono tantissime cose molto diverse tra loro, dall’iperrealismo alla più minimal sintesi grafica. Mi piace tutto, se fatto bene. Eppure l’editoria per l’infanzia contemporanea tende a essere dominata da veri e propri trend. Quando esistono codici estetici così stringenti, è facile diventare degli epigoni di qualche bravo e più noto disegnatore. Nel mio piccolo, ho cercato di elaborare uno stile “personale”. Guardo sempre con attenzione gli altri illustratori di libri per l’infanzia (soprattutto quelli più dotati di me da un punto di vista tecnico), ma cerco anche di fare il più possibile tesoro del mio bagaglio di esperienze passate e delle mie passioni. Ad esempio, attingo tantissimo dal mondo del fumetto, specialmente da quello umoristico, per la creazione dei personaggi. Mi diverto anche a nascondere piccole citazioni nei miei disegni che vengono da quel mondo. Dalla moda, invece, ho portato con me la cura e l’attenzione per i dettagli. I bambini amano cercarli e scovarli nelle illustrazioni. In questo sono dei veri segugi e danno grandissime soddisfazioni!
Tu quindi sei sia illustratrice che autrice dei testi. Come nasce la storia che crei? Prima il disegno o la scrittura?
«Nata l’idea della storia, comincio a buttare giù appunti, schemi, scalette. Raccolgo informazioni e cerco di documentarmi il più possibile. Nel frattempo, comincio a schizzare le ambientazioni e a tratteggiare i personaggi. Poi passo allo storyboard, che mi serve per stabilire a grandi linee la struttura visiva e narrativa del libro. Solo a questo punto passo alla stesura vera e propria del racconto e, per qualche giorno, mi dedico unicamente alla scrittura. Conclusa questa fase, se posso, mi prendo una pausa e chiedo ad alcuni amici fidati e competenti di leggere, correggere e dire la loro. Sono davvero grata a questo mio piccolo gruppo di “amici-editor”, perché fanno per me un lavoro preziosissimo con tanta competenza e affetto. Sistemato il testo definitivo, rimetto a posto lo storyboard e, a quel punto, comincio a lavorare sulle illustrazioni».
Quali sono i tuoi progetti in corso?
«Sto lavorando parallelamente a due progetti. Il primo è una startup dedicata all’illustrazione che si servirà dei social networks come piattaforme di diffusione e interazione con il committente. Il lancio è previsto a febbraio. Il secondo è una serie di avventure a fumetti per bambini a partire dai 6 anni. Il 2019 sarà un anno molto interessante…»
È vero che la letteratura per bambini ha risentito meno della crisi editoriale di questi anni rispetto ad altri filoni?
«Purtroppo non sono un’esperta di industria editoriale né tantomeno di economia. Posso solo dire – anche qui, facendo tesoro della mia passata esperienza lavorativa – che, quando nel 2008 scoppiò la Grande Crisi, il settore della moda ne fu subito travolto in modo drammatico, con un drastico calo delle vendite. Solo il settore dei bambini non ne risentì, riuscendo, in alcuni casi, addirittura a crescere. Credo ciò sia dovuto al fatto che le spese per i bambini sono proprio le ultime che i genitori, nonni, etc. vorrebbero tagliare, anche nei tempi più difficili. Può essere successo qualcosa di simile nel mercato editoriale? Non saprei. Non ho i dati per dirlo. Diciamo che mi piace pensarlo perché sono convinta che la letteratura per l’infanzia sia un “bene primario” per i più piccoli, proprio come il latte che li nutre o il tetto della casa che li protegge. Ed è forse la ferma convinzione della grande importanza di questo “bene primario” che mi fa appassionare tanto a quello che faccio».
Chi vuole conoscere meglio la tua attività dove può attingere informazioni?
«Se volete conoscere meglio me e il mio lavoro, potete dare un’occhiata al mio sito web e ai social Facebook e Instagram!».
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