Nawelles La Rosa è una pittrice che ha riscoperto l’amore per i colori e l’acquerello ora è il suo mezzo espressivo per realizzare ritratti semirealistici.
Ciao Nawelles, raccontaci un po’ chi sei.
«Ciao, mi chiamo Nawelles, sui social mi trovate come Rags.art. Non ho studi artistici, sono autodidatta in tutto. Abito in un piccolissimo paese sardo dell’entroterra che mi regala l’ispirazione per i colori che uso nei miei dipinti».
Come è nata la tua passione per la pittura e il disegno e come è stato il tuo percorso fino ad oggi.
«Disegno da che ho ricordo.
Mio zio mi ha cresciuta tra matite e colori. Non ho studi artistici, disegno per esprimermi. Durante l’adolescenza mi appassiono all’arte fumettistica, ai manga e ai disegni della Disney, e passo ore nel mio mondo fatto di colori. Per anni la vita mi ha chiuso le porte ai colori, non li vedevo più ma la vita toglie e dà, così durante la pandemia prendo in mano gli acquerelli e mi rendo conto che questa tecnica è la mia. Riinizio a vedere i colori. Mi oriento verso il ritratto semirealistico che cerco di perfezionare frequentando corsi online.
Ho partecipato a piccole mostre quì nella mia amata Sardegna, ho esposto la mia “Madre Teresa di Calcutta” alla Mostra Tribute of the peace, organizzata da Corriere Nazionale, Luz Curtural, Arts Direct, Artes Tivù web, Informa Sicilia Presso Biblioteca Museo Elio Vittor Siracusa, Palazzo del Governo, Ortigia, ho avuto l’onore di esser menzionata nel catalogo L’arte del nostro secolo by International Art Prize Giotto. Ritraggo ciò che sento, la fotografia del soggetto mi deve regalare emozioni e le emozioni devono diventare colori. Nascono così i miei ritratti. Alla domanda chi o cosa pensi ti abbia portato fino a quì rispondo, mio zio da lassù e la voglia di riscatto».
Come nascono le tue opere e cosa raccontano.
«Parto dalla foto, la studio, soprattutto quando ne devo unire due diverse. Studio le luci e cerco di dare la giusta prospettiva all’insieme. Se è una commissione parlo con il cliente chiedo che emozione voglia far trasparire perché dopo la tecnica, ci sono le mie mani che sono dettate dal cuore. Con l’acquarello puoi far correre il colore nell’acqua e li si crea il tutto. La foto mi deve dire che colori usare, cerco con pazienza la somiglianza, prima nel disegno che non è particolarmente elaborato, non mi soffermo con la matita dei piccoli dettagli perché preferisco usare i pennelli per far questo.
Amo i contrasti e rielaboro tutto, non sono iperrealista (magari), ma “rielaboratrice del realismo”. Solo quando il dipinto mi parla di sé, sento di essere sulla strada giusta, il ritratto si racconta, mentre io cerco di coglierne l’anima».
C’è un’opera a cui sei più legata.
«Non ci sono opere a cui sono legata, amo ogni mio dipinto. Nonostante sia molto autocritica ogni mio dipinto so che mi ha parlato e regalato qualcosa. Come con i figli, non puoi prediligerne uno».
Come definiresti il tuo segno.
«Ah, io mi definisco sempre “cartoonistica”. Termine inventato che racchiude assolutamente la mia mano che fino a poco tempo fa ho odiato. Ho sempre cercato di cambiare, ma ho capito che questo è il mio tratto e mi rappresenta, rendendomi riconoscibile».
Qual è il tuo sogno artistico.
«Vivere d’arte senza ombra di dubbio, ma ovviamente per ora è una passione che curo tra lavoro primario e famiglia».
Cosa non deve mai mancare quando dipingi.
«La luce e i giusti materiali. Ho imparato che se si usano prodotti buoni il risultato è ottimo. Ovviamente non deve mancare il tempo, non bisogna aver fretta di finire».
Una curiosità prima di lasciarci.
«Rags.art nasce dai nomi dei miei bimbi, che sono continua fonte dispirazione
Roberto, Alice, Gioia, Sofia… Rags».
I link dell’artista
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