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Contaminazione e colore raccontano le geometrie dell’anima

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Mirco Mascitelli è un artista che non si dà regole e che usa lo spazio intorno a sè per creare. Le sue opere sono come un fiume in piena che occupa la tela in maniera decisa ma armoniosa.

Breve presentazione.
«Mirco Mascitelli 38 anni. Vivo a Pescara. Diplomato Liceo d’arte indirizzo decorazione pittorico. Attualmente sono al terzo anno dell’Università in design del prodotto e della comunicazione presso l’ISIA di Pescara. Sono un insegnante di danza (stile hip hop) e il mestiere dell’artista ha sempre fatto parte di me». 

Quando hai deciso di diventare un artista?
«Mi sono sempre sentito dentro l’essere artista, immagino ogni cosa nella mia creatività».

Qual è la difficoltà maggiore che hai incontrato sul tuo cammino artistico?
«La difficoltà più grande che ho incontrato è il fatto di farmi conoscere, oppure vendere le mie opere in un periodo difficile. Molto spesso mi sono sentito svalutato oppure richiesto solamente per propri motivi economici». 

Che tipo di tecnica usi per le tue creazioni?
«Non c’è nessuna tecnica e regola per me, l’importante è contaminare… Comunque prediligo pennarelli acrilici per dare forma alle mie geometrie dell’anima.  Mi interessa molto anche la parte grafica e la realizzazione di video». 

Osservando le tue opere sembra di vedere un fiume che scorre con linee che diventano forme in un unico intreccio. Come nasce tutto questo?
«Tutto questo nasce da pura creatività. Penna in mano, foglio o tela, e inizia l’opera. Ultimamente sto disegnando anche in digitale grazie alla tavoletta grafica. Non c’è nessun disegno o idea preparatoria. Mi lascio trasportare ed entro in un’altra dimensione. Di solito non amo fare opere a diversi step, preferisco terminarla nel momento iniziale della creazione. Se devo rivederla, è solo per fare piccoli ritocchi». 

Tra le varie esperienze lavorative, quale ricordi con maggior soddisfazione.
«Tra le varie esperienze, quelle che mi hanno dato maggior soddisfazione sono le diverse estemporanee, le quali mi hanno messo a contatto con le persone. Molti si chiedevano come potessi in tre ore completare una tela di grandi dimensioni. Poi un premio inaspettato e le commissioni eseguite, decorazioni pittoriche all’interno di vari locali». 

Cosa deve secondo te raccontare l’artista al suo pubblico oggi? 
«Secondo me l’artista al mondo d’oggi deve raccontare se stesso e non uniformarsi a conoscenze passate. Il passato può servire per imparare, ma poi l’artista deve saper trovare una sua identità. 
Se dovessi descrivermi, mi descriverei come un artista senza regole, con il timore di non essere sconfinato o emarginato come ad esempio H. Bayard».

Che rapporto hai con i social. 
«Il mio rapporto con i social è negativo se utilizzato con stupidità, poiché molto spesso si creano degli stereotipi, quando in arte secondo me lo stereotipo non esiste. Uso i social molto per lavoro, non per altro». 

Cosa non deve mai mancare sul tuo tavolo da lavoro.
«Il mio tavolo di lavoro può essere equiparato a una tavolozza di materiali e colori senza fine. Tutto per me è arte, e posso metterla in pratica in qualsiasi momento e con qualsiasi mezzo a mia disposizione. In qualsiasi posto ed anche con una semplice matita, posso iniziare il mio percorso». 

C’è un progetto particolare a cui stai lavorando o vorresti realizzare?
«10 sono i progetti che vorrei realizzare, sono tanti. In particolare, una mostra personale (mi è stata bloccata nel 2020 a causa della pandemia ed ora non posso realizzarla per motivi economici). 
Vorrei su diversi oggetti (vestiti, mobili, gioielli…), inserire i miei disegni… Studio design del prodotto appunto per sfatare il mito che l’industrializzazione non può coesistere con l’arte e quindi mi trovo sempre in netto disaccordo. Poi mi piacerebbe sviluppare i miei disegni e le mie opere su di un palazzo o grandi mura per cercare di colorare di più il mondo». 

Una curiosità prima di lasciarci.
«La felicità che provo mentre disegno, vorrei provarla nella vita quotidiana». 

I link dell’artista

Scopri il video che gli abbiamo dedicato

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