cop

Ago, filo e fantasia, un Universo per opere uniche

Condividi su

Michela Martire in arte “Mic il Cuore chic” ci racconta il suo percorso artistico che l’ha portata a realizzare attraverso la tecnica giapponese Sashiko opere tessili di vera bellezza.

Ciao Michela, raccontaci un po’ chi sei.
«Ciao! Intanto vi ringrazio per avermi dato l’opportunità di raccontarmi. Inizio col dire che oggi m’interesso di arti tessili e visive e adoro portare negli spazi che mi accolgono, i miei laboratori itineranti di rammendo e ricamo giapponese Sashiko. Vivo a Roma con mio marito e mio figlio di quindici anni ma il mio desiderio da sempre, è quello di vivere al mare, curare un piccolo giardino e poter godere ogni mattina della vista di quella linea all’orizzonte che dividere il cielo dal mare. In città, possiamo solo immaginarlo l’orizzonte tra i prospetti e i profili dei palazzi; io percepisco tutto questo come un limite perché nella quotidianità, avverto l’esigenza di poter spaziare con lo sguardo e spesso non mi è possibile».

Come è stato il tuo percorso artistico fino ad adesso, le tue esperienze e cosa ti ha portato fin qui.
«Dopo studi artistici, mi sono specializzata come Designer, ho lavorato nella progettazione di spazi interni e per molti anni, ho collaborato come free-lance in diverse agenzie di comunicazione con il ruolo di grafica, sono stata dipendente di una multinazionale come analista di soluzioni; tutte esperienze intense e gratificanti che però devo dire, specie nell’ultimo periodo, mi hanno costretto a passare intere giornate al computer ed è per questo motivo che sinceramente, sentivo il bisogno di cambiare qualcosa…
Da circa più di dieci anni, con grande emozione ho ripreso in mano la matita, sono tornata a dipingere con l’acquerello (spesso lo faccio anche adesso) e ho aggiunto come strumenti di lavoro, ago e filo; ho iniziato con il cucito sartoriale, disegnando a mano e realizzando modelli per donna, ho continuato sperimentando tecniche miste di ricamo, collage tessile e rammendo creativo sempre con l’obiettivo di fare l’upcycling di tessuti vintage. Pur conoscendo il ricamo classico, quando ho iniziato ad appassionarmi del Giappone, alle sue stampe grafiche, alla sua storia, il ricamo e la tecnica di rammendo Sashiko con la sua sobrietà, le sue radici nelle forme geometriche e nella natura, mi hanno completamente rapito e affascinata tanto da assorbire tutto il tempo che in questo periodo, dedico al mio lavoro».

Per realizzare le tue opere, utilizzi diversi materiali e tecniche come appunto il ricamo Sashiko, ce ne parli?
«Le tecniche che ho usato sono prevalentemente miste con un processo di realizzazione che prevede passaggi sempre diversi tra loro per ogni singola opera; posso dire che tutto parte sempre da uno o più tessuti destinati al macero, da questi, mi lascio ispirare per creare qualcosa di nuovo al quale attribuire un diverso valore.
A volte, tratto la stoffa di base per i miei ricami con tecniche di eco-printing o disegno su di esse con la macchina per cucire usando la tecnica free-motion oppure, creo dei collage tessili assemblando manualmente tessuti e filati di vario spessore, mi capita anche di sfruttare il disegno o il colore preesistente di un tessuto per lo sfondo di un ricamo. Ultimamente, studio e approfondisco sempre di più la conoscenza delle diverse tecniche del ricamo giapponese Sashiko che ho imparato ad amare per la sua apparente semplicità, per i pochi colori e per i tessuti basici usati nella tradizione ma soprattutto, perché il Sashiko nasce secoli fa in Giappone come tecnica di rammendo e di mantenimento del tessuto usato. Il ricamo Sashiko, è una lenta cucitura che riporta la nostra mente al qui e ora e che nel mondo occidentale, assume nuove sfumature e si fonde con tecniche di ricamo contemporanee che prevedono meno regole di esecuzione, come lo Slow Stitching e il Mindful Stitching».

Rispetto alle opere dipinte, quali le difficoltà quando parliamo di “opere ricamate”.
«Personalmente, credo che le opere ricamate create con tecniche miste, soprattutto tessili, nel complesso e per certi versi siano più difficili da realizzare rispetto alle opere pittoriche in quanto, occorre trovare il giusto equilibrio tra materiali che si scelgono, gli strumenti da utilizzare e diverse le modalità di realizzazione per ottenere un effetto tridimensionale».

E se parliamo di tempo di lavoro?
«I tempi di realizzazione di un lavoro sono piuttosto lunghi, ci vuole molto studio, pazienza, applicazione continua nel provare a fare e nel disfare, perseveranza nel ricominciare da capo più e più volte senza mai perdere la voglia e la curiosità di sperimentare quello che non si conosce».

I tuoi strumenti di lavoro…
«Prima di tutto, gli aghi da cucito e da ricamo (riguardo questi ultimi, adoro usare quelli giapponesi); per me l’ago, è proprio come una matita con la quale disegnare sul tessuto. Subito dopo tra i miei strumenti, ci sono i filati di vari spessori, cordoncini di diverso materiale, gesso per sarti, colori per dipingere stoffa, una macchina per cucire basica e naturalmente… Scampoli di tessuto di ogni tipo e provenienza, scampoli di stoffe vintage da tappezzeria appartenenti a vecchi campionari destinati al macero e infine uno dei miei preferiti, il denim da recupero».

Realizzi opere su commissione?
«In passato l’ho fatto ma ultimamente non riesco più, mi sto concentrando sul mio percorso e il tempo non è mai abbastanza, almeno in questo periodo della mia vita».

Quale messaggio artistico vuoi trasmettere con le tue opere.
«Il mio messaggio è molto semplice, vorrei stimolare le persone a tornare ad apprezzare quello che hanno; tutti noi possediamo tesori nel nostro armadio e senza bisogno di fare sempre nuovi acquisti, possiamo reinventare trasformare e aumentare il valore quello che è già stato nostro contribuendo nel nostro piccolo, allo sviluppo di un modello di economia circolare possibilmente sempre più sostenibile per la terra che ci ospita».

Se c’è un’opera a cui sei più legata e perché?
«Ce ne sono diverse in realtà con una storia e un processo di realizzazione particolare ma l’opera alla quale sono più legata è “The Rose”. Amo molto le rose, sono nata in maggio e con questo ricamo ho voluto rappresentare la mia interpretazione personale di questo fiore iconico utilizzando i petali di una rosa rossa e quel poco che restava di un vecchio lenzuolo di mia nonna, con una splendida trama di lino e cotone che mia madre aveva saputo conservare negli anni.


“The Rose”, Anno 2023
Tecnica mista, ricamo su stoffa – Dimensioni cm 30X26

Senza usare mordente per fissare il colore, ho messo i petali della rosa sulla stoffa e poi l’ho trattata in ecoprint; le sfumature rosate lasciate inizialmente dai petali sul tessuto, col passare dei mesi hanno perso tono lasciando solo un accenno di color terra d’ombra naturale, la base a quel punto era pronta.
Ho ricamato le mie rose sulle tracce di colore lasciato dai petali veri utilizzando filati desueti, sia morbidi, sia semirigidi alcuni dei quali metallici con i quali ho anche fissato delle trame lavorate all’uncinetto, anch’esse sono diventate parte del ricamo».

Una curiosità prima di lasciarci.
«A vent’anni mi hanno regalato la prima micetta e da allora, ho sempre vissuto con qualche gatto in giro per casa; chi vive con un animale sa di cosa parlo, l’amore che proviamo per loro non finisce mai neppure dopo che non ci sono più…
Dallo scorso anno quando rientro a casa, non ho un nasino umido che mi bagna la punta del dito e dei baffetti che mi carezzano la guancia… Ma so che quando sarà il momento giusto, mi capiterà di sentirmi di nuovo lusingata da qualche micio o micia che vorrà scegliermi come umana e che mi permetterà, di vivergli accanto».

Link dell’artista


“Fiori di ciliegio”, Anno 2023
Tecnica ricamo su stoffa da tappezzeria – Dimensioni cm 18X28

“Mare”, Anno 2022
Tecnica collage tessile – Dimensioni cm 29X33

“Alien”, Anno 2022
Tecnica ricamo su stoffa da tappezzeria – Dimensioni cm 30X26

Scopri il video che le abbiamo dedicato

Comments are closed.