Marco Zucchero non è solamente uno scultore, ma un artista del 3D anche in campo medico.
Breve presentazione.
«Sono Marco Zucchero (in arte Mark Sugar) nasco il 29/01/82 sul lago di Como. Dopo un’infanzia vissuta tra il Canton Ticino e le colline tra Bergamo e Lecco, mi sono trasferito a Brescia con mia madre nel 1993. Nel 2004, dopo un’esperienza di lavoro e studio a Würzburg in Germania prima e a Copenaghen in Danimarca poi, mi sono stabilito definitivamente a Roncadelle (Bs)».
Quali studi hai fatto?
«Ho frequentato l’Istituto Camillo Golgi, mi sono innamorato subito della grafica pubblicitaria, e in un secondo momento di discipline come arte, fotografia e storia dell’arte. Dopo il diploma mi sono specializzato all’Istituto IAL in Web & Net Master, iniziando a lavorare a 360 gradi nell’ambito creativo».
Raccontaci il tuo percorso professionale.
«Nel 2011 mi sono appassionato alla stampa 3D, e a tutto quello che gira intorno alla tecnologia FDM (Fused Deposition Model). Iniziai a immaginare un mondo diverso, come la condivisione di progetti che richiedono competenze molto distanti tra loro, ma in realtà con connessioni ben chiare ed evidenti. Attraverso la prototipazione e l’eventuale “prodotto finito” poi, intravidi un settore in forte crescita (come poi è successo) ora accessibile a tutti, sia in termini di investimento economico che in competenze. Iniziai a studiare tutto l’universo dei polimeri tecnici e bio-sostenibili, immaginando una serie di soluzioni per varie tipologie di applicazioni, dal settore medicale, a quello architettonico, dal mondo dei giocattoli, al design industriale, fino all’ambito delle sculture artistiche. Ho subito detestato frasi come: «E’ impossibile, è sempre stato così, è sempre stato fatto così, in letteratura non c’è scritto da nessuna parte quindi non è possibile, ecc.. ecc..». Nel 2015 a Milano, ho fondato la Abiontek S.r.l società di biotecnologie dedita all’importazione, allo studio e analisi di principi attivi organici di origine naturale, collaborando con l’Istituto Insubrico “Ricerca per la vita” di Varese, gli Spedali Civili di Brescia e con il Dipartimento di Medicina Molecolare e Traslazionale sezione di Microbiologia dell’Università di Brescia. Gli obiettivi di questi percorsi di ricerca riguardavano per esempio, la possibilità di rendere un polimero plastico antibatterico senza addizionare nel prototipo o pezzo finito, i classici metalli antibatterici (cloro, zinco, rame e argento) ma bensì soluzioni naturali, bio-sostenibili, meno tossici ma altrettanto efficaci. Un altro percorso di forte rilievo è stato quello riguardante il magnetismo, più specificatamente la magnetostatica, quel fenomeno per cui alcuni materiali sono in grado di attrarre il ferro nonché trasmettere tale capacità ad altri materiali. Il percorso di ricerca più complesso ma soddisfacente si svolge nell’ambito delle stampanti 3D, conclusasi con il deposito di un brevetto industriale dal nome “Una base di stampa a 3d per filamenti di polipropilene e un procedimento per la preparazione della stessa”».
E quello artistico?
«Il percorso prettamente artistico nasce come hobby verso il 2015, in primis dalla voglia di creare un percorso concettuale utilizzando due elementi estremi come la creatività e la tecnologia FDM; e allo stesso tempo dall’intenzione di riciclare e riutilizzare materiale di scarto, prevalentemente PLA, acido polilattico estratto da mais».
Come definiresti il tuo stile?
«Non mi colloco e non vorrei collocarmi in un movimento o in una tendenza artistica particolare, ma diventa per me imperativo trovare una via per concretizzare la mia creatività. Vorrei semplicemente “essere” un creativo 3D Maker. Un maker appassionato, confezionatore della realtà ma anche del sentimento. Mi ritengo per questo un artista di pop-concettuale».
Come nascono le tue creazioni?
«Le creazioni nascono da richieste precise del cliente. Il cliente determina in modo preciso il soggetto principale, e io faccio tutto il resto. L’idea inizia da una matita nera su carta bianca, si tramuta con una bozza su Auto CAD, si sposta su software come Rhino, Blender, Fusion 360, per poi essere caricato su uno slicer, in modo da preparare il file ad essere stampato/tramutato in 3D. Una volta stampato e materializzato, mi accingo a svolgere la finitura e se è richiesto il pezzo viene dipinto in acrilico, immerso in una soluzione per coating, oppure applicando un wrapping, può essere dipinto, aereografato».
Cosa non deve mancare mai sul tuo tavolo da lavoro?
«Sul mio tavolo da lavoro non deve mai mancare un Personal Computer, una matita nera, dei fogli di carta bianca, una stampante 3D, bobine di materiali vari da stampare, strumenti per la manutenzione generica, una forbice corta, della carta vetrata e della lacca spray».
Quali progetti hai in mente?
«Il progetto in corso principale è continuare ad “essere” un creativo 3D Maker, materializzando sempre di più e al meglio le richieste dei miei clienti. L’obiettivo è quello di essere un’eccellenza. E’ fondamentale “essere”, non sembrare. E’ la sostanza vera e propria che è importante. Mi chiedo sempre: “Cosa sai fare realmente? Che competenze hai esattamente? Dove vuoi arrivare?”.
In un futuro prossimo ci sono in programma un paio di mostre interessanti per quanto riguarda il mio percorso artistico. Per quanto riguarda lo studio, attualmente sto continuando ad apprendere nozioni nell’ambito del design industriale e a proseguire le ricerche su magnetismo, energia orgonica, e un paio di altri campi che forse scoprirete in futuro. Mentre per quanto riguardo il discorso progettuale mi piacerebbe aprire uno store che venda esclusivamente oggetti creati concepiti a Brescia da designer bresciani, rigorosamente stampati in 3D. Sarebbe una fantastica possibilità anche per possibili investitori».
Scopri il video dedicato all’artista