Marco Fontanili, un fumettista e illustratore reggiano, autore dei suoi libri ci parla del suo percorso e del suo stile artistico.
Breve presentazione.
«Mi chiamo Marco Fontanili, ho 27 anni. Nato e cresciuto in provincia di Reggio Emilia. Ho frequentato per 3 anni l’Istituto d’Arte della mia città. Però, visto lo scarso interesse nelle materie artistiche dimostrato a scuola, ho deciso di ritirarmi e ho iniziato il corso di fumetto alla Scuola internazionale di Comics».
Quando hai deciso di diventare un fumettista?
«Sono da sempre stato appassionato alle arti visive. Da ragazzo (intorno ai 12/13 anni) ricordo che il mio sogno era quello di lavorare per la Wizards e illustrare le carte del gioco Magic The Gathering. Poi verso i 15 anni ho acquistato il mio primo fumetto e da lì ho capito che la mia strada sarebbe stata quella del fumettista. All’inizio l’obiettivo era quello di fare “solo” il disegnatore, poi con gli anni mi sono appassionato a un certo tipo di arte sequenziale e, ancora oggi, sto lavorando come autore completo. Mi occupo personalmente di ogni aspetto del libro, dal concept, alla sceneggiatura, dai disegni, i colori, la grafica e tanto altro».
Come definiresti il tuo stile?
«Fin dagli inizi sono stato un amante del bianco e nero e del segno “sporco”. Autori come Alberto Breccia, Zaffino, Toppi, Battaglia… diciamo che sono molto affezionato a quel tipo di autore. Ho provato a lavorare varie volte a colori (anche adesso sto portando avanti la cosa), ma sento che il bianco e nero sia la soluzione ideale per il tipo di storie che racconto. Non so bene in che genere mettere i libri che faccio, sono tutti progetti che nascono da esigenze diverse. A volte sono sfoghi emotivi, altre volte sono “semplicemente” sperimentazioni visive. Tendo a vivere il mio lavoro nella maniera più libera possibile, infatti spesso non scrivo nemmeno sceneggiature, tutto si basa su appunti e riflessioni».
Parlaci dei tuoi personaggi?
«Non ho personaggi particolari, cerco di trattare tutti i miei protagonisti nella maniera più umana e priva di dettagli possibile così che ognuno possa immedesimarsi senza troppa difficoltà. Sono in genere tutti personaggi molto soli e sofferenti per vari motivi. È un po’ un modo per esorcizzare queste condizioni che io, come molti altri, condividiamo».
A quali progetti stai lavorando?
«Al momento sto lavorando a varie cose tra cui due libri a cui tengo molto: uno è dedicato alla musica (che mi accompagna ogni giorno durante le mie sessioni di lavoro) e uno è sul dolore (purtroppo soffro di alcuni problemi di salute che mi limitano un po’ la vita). Saranno libri molto personali ma sono sicuro che tante persone possano sentirsi molto vicine a quello che verrà raccontato. Più in generale però, diciamo che tutto si focalizza sull’essere il capo di me stesso. Mi occupo dei miei libri dalla nascita, allo sviluppo e infine alla vendita tramite il mio negozio online e le fiere a cui partecipo. In più sto organizzando l’apertura di un mio profilo su Patreon che spero di riuscire a portare a termine entro breve (già il prossimo mese, se tutto procede come da programma)».
Qual è il tuo messaggio artistico?
«Sia da lettore che da autore, cerco sempre una storia che mi lasci qualcosa a livello umano. Una riflessione, uno spunto, un messaggio. Viviamo in un mondo fatto di distrazioni tra social network, Netflix e simili e il tempo per riflettere su argomenti più “alti” è sempre meno. Spesso ci si aggrappa alle idee degli altri solo per comodità, solo per evitare la fatica mentale di mettere insieme i propri pezzi. Quello che cerco di fare coi miei libri è proprio questo: dare qualcosa in più, che non sia solo un bel disegno o una frase ad impatto. C’è molto altro, fuori. Ma per vederlo bisogna capirlo e per capirlo bisogna vederlo».
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