Luigi Scuderi è un fotografo professionista, la sua passione per l’obbiettivo lo accompagna da quando era bambino. Si nutre di immagini e vive di idee, coltiva tantissimi progetti personali e ama affrontare le sfide.
Breve presentazione.
«Mi chiamo Luigi Scuderi, e sin da bambino ho preferito esprimere me stesso e le mie emozioni tramite il mondo delle immagini. Lo faccio da circa 45 anni e credo che la macchina fotografica sia diventata ormai una parte integrante del mio essere».
Raccontaci il tuo percorso artistico.
«La passione per la fotografia nasce con la Kodak Instamatic ricevuta per la prima comunione. Ricordo ancora con che emozione iniziai a scattare, inquadrando ciò che mi meravigliava e ritraendo le persone e me care. Quella macchina fotografica mi fu rubata su un treno. Mia zia me ne regalò un’altra, tutta manuale, e questo mi fece fare un grosso salto. Dovetti imparare a controllare la luce, il fuoco, la profondità di campo. Gli errori mi fecero imparare tantissimo. Poi la prima reflex, e così via, fino ad arrivare al mondo della fotografia digitale, a cui mi sono avvicinato già nel 2000. Cambiano gli strumenti ma cambia anche, e soprattutto, l’approccio. Con il passare degli anni sono passato dal raccontare il mondo dal mio punto di vista a raccontare me stesso attraverso i miei scatti. In ogni immagine c’è un pezzettino di me che si rivela. In tutti questi anni non sono mai appagato e sono sempre alla ricerca di un passo in avanti. Mi nutro di immagini e vivo di idee, coltivo tantissimi progetti personali che mi arricchiscono e mi consentono di affrontare anche la fotografia su committenza con una marcia in più».
Su quali generi fotografici ti esprimi e se ce n’è uno che preferisci e perché.
«Dopo un lungo percorso evolutivo la mia produzione fotografica si è polarizzata su due filoni: la ritrattistica e lo storytelling. Per quanto riguarda i ritratti, la cosa che mi ha affascinato da subito e che non smette mai di farlo, è che non c’è mai ripetizione. Ogni volta che ritraggo qualcuno è differente. Cambia sempre tutto: cambia il soggetto, cambiano le condizioni e cambio anche io, e tutto ciò contribuisce a creare un’alchimia che io adoro. Un mio ritratto è sempre la rappresentazione di una relazione tra me e la persona ritratta, un gioco di empatia.
Lo storytelling è un raccontare per immagini. E’ molto utilizzato in fotografia pubblicitaria (perché le storie catturano molto l’attenzione), ma anche in tanti altri ambiti. Ed io amo sviluppare una storia per immagini, sia con un solo scatto che con una sequenza di foto. Lo faccio registrando storie che si presentano davanti ai mei occhi (street photography), o pensando, pianificando il racconto per immagini, partendo da un’idea. A volte la gestazione di una storia può essere anche molto lunga, e possono volerci anche diversi anni».
Cosa vuol dire per te “fare fotografia”.
«In estrema sintesi vuol dire raccontare, emozionare e stupire scrivendo con la luce»
Qual è il segreto per avere una foto o una serie perfetta secondo te.
«Secondo me non esiste una foto perfetta, e non cerco la perfezione. Cerco una foto significativa, che racconti, emozioni o stupisca. Il segreto è avere un perché. Perché sto scattando questa foto? E’ una domanda molto più importante di “Come realizzo questa foto”».
C’è uno scatto a cui sei particolarmente legato?
«Ci sono tantissimi scatti cui sono legato, forse quello con cui ho un legame più forte è un ritratto di mio padre, che ormai non c’è più, ogni volta che lo vedo è come sentirlo accanto e mi commuovo. Una cosa potente».
Qual è il tuo sogno artistico.
«Tutta la mia vita è un sogno artistico, fatto di momenti idilliaci, in cui mi sento in uno stato di “flusso” e tutto scorre in modo armonico, e fatto anche di crisi e pause, di momenti in cui tutto quello che ho fatto non mi soddisfa. Da momenti come questi nascono nuovi e più elevati livelli, solitamente».
Hai un progetto particolare a cui ti stai dedicando o vorresti realizzare?
«Di progetti ne ho tantissimi, vi racconto di uno che ho in testa da tanti anni e che ancora non sono riuscito a mettere in opera: un racconto dove le immagini sono affiancate da altri elementi, e dove sono stimolati tutti i sensi dello spettatore. E’ un progetto ambizioso, le difficoltà sono tante, ma prima o poi riuscirò a svilupparlo».
Cosa non deve mai mancare quando scatti.
«L’anima».
Una curiosità prima di lasciarci.
«Molto spesso le idee mi vengono di notte, o in momenti in cui la mente razionale è “indebolita”, come quando corro o faccio spinning o bicicletta. E ho imparato ad annotare subito le idee, che necessitano di essere incubate prima di essere realizzate».
Tutte le fotografie di questo articolo e del video sono sotto copyright del fotografo Luigi Scuderi
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