Giuliana Vitaliti è insegnante, disegnatrice e pittrice. Il suo stile appassionato è influenzato della sua terra di origine e dalla semplicità delle cose che la circondano.
Ciao Giuliana, quando hai capito che l’arte era la tua strada.
«Ho iniziato a disegnare e dipingere a 4 anni, in casa mia non è mai mancata l’arte, vedevo mio padre con cavalletto, tela e colori ad olio di cui ho assaporato l’odore, ma la consapevolezza di quello che amavo fare è arrivata quando intorno ai 12 anni ho partecipato ad un’estemporanea di pittura al porticciolo di Ognina (Catania), lì mi conquistarono i colori delle barche e del mare e iniziai a immaginarmi pittrice. Seguirono Liceo Artistico e Accademia di Belle Arti, presso la quale mi abilito all’insegnamento».
Tu sei stata insegnante all’Accademia di Belle Arti, cosa vuol dire secondo te educare alle materie artistiche.
«Dopo un bellissimo e intenso percorso di disegno e pittura con il prof. Salvo Russo, ho insegnato la materia Progettazione per il disegno trattando lo studio dei rapporti proporzionali essenziali del corpo umano e di ogni altro soggetto naturale e non. Quando si disegna una figura o composizione di oggetti, oltre a determinare la struttura esterna è necessario sapervi vedere nel suo interno lo scheletro; non è facile affidarsi alla natura e alle forme che si percepiscono abbandonando l’idea preconcetta che abbiamo di essa; questo predisporsi all’osservazione con gli occhi sgombri da filtri, come quelli di un bambino, è quello che cerco di trasmettere. Adesso insegno presso una scuola media e la cosa di cui mi sono accorta è che l’età degli allievi non conta, quando si tratta di avvicinarsi al mondo del disegno e della pittura, tutto quello che cerco di comunicare è la voglia di osservare la realtà che ci circonda, la luce e le linee di forza intrinseche negli oggetti e nei corpi, e poi soprattutto la voglia di lasciarsi scoprire pian piano dal foglio bianco, dalla tela bianca che non sono altro che il nostro specchio».
Parliamo un po’ della tua pittura, cosa prediligi raffigurare e come prendono vita le tue opere.
«Mi affido a piante, fiori, ortaggi, oggetti di cui dissimilo le proporzioni rispetto alla figura umana, immagino un linguaggio arcaico fra di loro, come se le emozioni e le sensazioni dialogassero. Mi perdo nella materia di cui sono fatti gli oggetti, la loro durezza, trasparenza, opacità e la loro intrinseca sensualità o eroticità, insieme alla loro forma, mi affascina, mi emoziona, mi coinvolge ogni qual volta che mi ritrovo emotivamente simile a loro.
Come definiresti il tuo stile.
«Credo di avere uno stile appassionato che risponde, con pennellate e con luci ed ombre espressivi, alla mia necessità interiore di esprimere le sensazioni e i ricordi che vivo o la nostalgia della Sicilia che riesce ad assorbirmi sia che io sia nell’isola, sia quando mi trovo lontano da lei».
C’è un’opera o un’esperienza a cui sei maggiormente legata?
«L’esperienza di approccio alla scultura in travertino, ad Ascoli Piceno in cui sono entrata in contatto con lo scultore Giuliano Giuliani e con un gruppo molto eterogeneo di artisti, e l’esperienza a Possagno (TV) in cui ho scoperto la bellezza dell’imprevisto, nelle tecniche di incisione atossica, sono quelle che mi hanno toccata di più nel profondo, finora».
Considerata la tua professione e le tue esperienze artistiche, come stai vivendo questo particolare momento storico?
«In questo momento storico particolare, sento ancora di più la necessità di dipingere e soprattutto di osservare la semplicità che si trova nelle cose, nei gesti, nelle parole o nelle emozioni di ogni giorno».
Qual è il tuo messaggio artistico.
«Il messaggio che, consapevolmente, credo di esprimere è quello di potersi innamorare di ciò che ci circonda, anche di una foglia secca, di un vaso di vetro, della luce su un oggetto di ottone, o della ruggine del ferro, o della pelle e delle forme di un corpo, perché possiamo ritrovarci e confortarci nelle loro caratteristiche, che possono appartenerci».
Cosa non deve mai mancare quando dipingi.
«Nel dipingere, non deve mancare la voglia di aprirmi».
Stai lavorando a qualche progetto in particolare?
«Ho in mente di fare una personale con tutti gli ultimi dipinti».
Una curiosità prima di lasciarci.
«Spesso sento musica quando dipingo, e senza spiegarmi il motivo, a volte ascolto repeat, la stessa canzone o lo stesso album o lo stesso pezzo musicale per tutta la durata del lavoro».
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