Francesca Dea è una fumettista lavorativamente attiva da poco ma appassionata da sempre.
Breve presentazione.
«Salve a tutti, sono Francesca Dea, al secolo Francesca Deodati, ho 36 anni e vivo a sud di Roma. Attualmente non ho un lavoro “ordinario”. Fino a qualche mese fa lavoravo anche in un call center dove mi occupavo di assistenza clienti. State pensando che sia disoccupata? Sì, attualmente lo sono. Sono in trattativa per diverse proposte editoriali, tra cui, quella a cui tengo di più, con la Tora Edizioni. Tra le altre attività ricopro la veste di direttore nella School Comix una scuola di fumetto che ho fondato nel 2012 e che attualmente vede coinvolti più di 10 collaboratori del mondo del fumetto e non solo. Tra le cose che amo di più, oltre il disegno e gli animali, indubbiamente ci sono gli sport da combattimento che pratico da quando avevo 11 anni. Dal 2014 pratico la Kick Boxing a livello agonistico».
Quando hai capito che avresti voluto essere una comics artist?
«Se usiamo il condizionale direi probabilmente dalle scuole superiori, anche se ho sempre amato il disegno. Se devo parlare in termini effettivamente professionali, probabilmente quest’anno».
Come definiresti il tuo stile?
«E’ sempre difficile dare un’etichetta precisa al proprio stile perché credo che alla fine ogni artista abbia un modo del tutto esclusivo di esprimersi. Se devo “infilarmi” in un’etichetta probabilmente citerei una mia amica e collega, Alessia Valastro, che un giorno mi ha scritto sotto un post “I tuoi personaggi non sono furry, ricordano più che altro i personaggi che tanto amavamo nella nostra infanzia”. Diciamo quindi che il linea di massima potremmo dire un “Antropomofrico Cartoon”, poi l’ardua sentenza ai lettori».
Osservando il tuo profilo instagram abbiamo notato che i tuoi disegni sono tutti in bianco e nero, invece sugli altri profili non è così.
«La scelta di pubblicare sul profilo instagram solo line art in bianco e nero nasce seguendo le lezioni dell’amico, collega ma soprattutto mentore Massimo Nava. Lui infatti suggerisce di selezionare per ogni piattaforma social un tipo di produzione specifica e di non fare il classico spammone dello stesso contenuto su tutti i profili. Così sul mio Instagram troverete le line art in bianco e nero, sul mio Linkedin le matite, sul mio Deviant Art le pagine a fumetti e così via, invitando il lettore/osservatore a fare una passeggiata su tutti i miei social, per scoprire anche le varie fasi di lavoro nel cosiddetto “Medoto Fluido” (cit Massimo Nava)».
Come prendono vita i tuoi personaggi?
«Per quelli originali principalmente da amici, una sorta di tic ossessivo compulsivo che mi induce a lanciarmi costantemente la sfida “Da quale animale potrebbe essere rappresentato?”. Una volta individuato l’animale, metto in evidenza alcuni tratti caratteristici come hobbies e passioni della persona reale fino a renderlo uno “stereotipo” per questioni commerciali/editoriali. Prendiamo ad esempio l’orso Duke, che è la trasposizione del mio ragazzo, Dario, che nella vita fa l’ingegnere informatico ed è appassionato di Pc. Nel mondo dei miei personaggi, diventa un gamer nerd appassionato di anime giapponesi, il cui nome è ispirato alla sua moto, una Duke KTM. Per quanto concerne invece progetti editoriali o per personaggi scritti da me o da altri l’associazione con l’animale nasce sempre in base alla concezione socio culturale che sia associa ad un determinato animale, in funzione del carattere del personaggio. Non è sempre un processo immediato, come ad esempio sta accadendo per i personaggi che fanno parte del nuovo progetto editoriale a cui mi sto dedicando: la specie che ho scelto per il protagonista non ha ancora accolto pareri troppo favorevoli, ma sono dell’idea che sia, per quel personaggio, la scelta migliore».
Tu lavori anche per commissione, come funziona?
«Allora dividiamo in due settori, diciamo commesse e commissioni. Non è una divisione universale ma del tutto personale con cui suddivido il mio lavoro. Partiamo dalle commissioni, le cosiddette “Commission” per le quali solitamente si fa un “listino prezzi” dove chi è interessato ti contatta perché magari su facebook ha visto il post con il listino e ti chiede ad esempio un “Half body a colori” di un determinato personaggio per il quale già sa che pagherà tot e riceverà tot. In questo ambito non sono molto affermata, non riesco a prendere molti lavori. Devo capire bene quale sia la problematica, non sono un buon punto di riferimento per questa cosa. Per le commesse, che preferisco alle Commission, si cerca di esaudire la richiesta del cliente, che magari ha visto qualche lavoro, gli è piaciuto è vorrebbe qualcosa per lui. Mi è capitato di lavorare soprattutto per aziende o privati che avrebbero utilizzato il mio lavoro come immagine per promuovere un servizio o un prodotto. In quel caso faccio un un preventivo ad hoc per il cliente che poi solitamente si fidelizza anche per altre commesse inerenti la sua attività».
C’è un personaggio di fantasia che avresti voluto creare?
«Di quelli già esistenti? Adoro la serie Maple Town e più che aver creato proprio quei personaggi mi auguro di poter realizzare qualcosa di ispirato a loro, con quello stile e quella tenerezza».
Cosa non deve mai mancare sul tuo tavolo da lavoro?
«Carta e matita e un dispositivo multimediale per la ricerca delle “reference”».
Siamo ai saluti finali.
«Vorrei concludere questa intervista, cogliendo anche l’occasione per ringraziarvi dello spazio dedicato, con un “appello” ai tanti ragazzi che vogliono provare ad intraprendere questo percorso dei fumetti: andate a scuola, aprite le vostre menti e confrontatevi con i vostri pari, poiché a casa vostra sarete sempre o dei Michelangelo o dei buoni a nulla. Vedo tanti, troppi aspiranti fumettisti, illustratori che conoscono solo il mondo dei manga, che è effettivamente quello più diffuso grazie anche a realtà come Netflix o le fumetterie che ne sono invase. Anche io a 15 anni avrei voluto fare la Mangaka. Quando ho avuto la possibilità di frequentare la Scuola Romana mi si è aperto un mondo, anzi un universo. Non accontentatevi di quello che “ci fanno vedere”, siate curiosi, cercate di conoscere, se avete la possibilità iscrivetevi ad una scuola, in modo tale da arricchire il vostro bagaglio di conoscenza ed essere veramente liberi di scegliere cosa più vi piace».
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