Consuelo Venturi è una talentuosa pittrice e illustratrice. Il suo stile è iperrealista la porta a creare opere uniche e sempre più incredibilmente aderenti alla realtà.
Ciao Consuelo, per chi non ti conosce ancora, racconta brevemente chi sei.
«Mi chiamo Consuelo Venturi, e sono nata a Spoleto (PG) il 25 maggio del 1988. Sono una pittrice e adoro scrivere libri ed illustrarli. Sono una ragazza determinata e tenace, a volte un po’ timida, ma soprattutto ottimista e molto riflessiva. Vesto sempre di nero perché è come se fosse quella la mia divisa. Il colore nero per me non acquista un significato negativo, ma al contrario rappresenta la somma di tutti i colori in pittura. Sono anche vanitosa, ma sempre scherzosa e mi reputo una persona piuttosto simpatica».
Quando hai deciso di diventare un’artista e quale è stato il percorso che ti ha portato fino a qui.
«Fin da bambina, ho sempre amato disegnare copiando le opere dei grandi che trovavo sui libri di storia dell’arte e sulle enciclopedie. Il mio preferito, ricordo che era Vincent Van Gogh. Ho ancora una mia foto del periodo della mia infanzia, nella quale sfoglio il libro della biografia del celebre artista olandese. Mio padre un giorno mi ha comprato una piccola lavagna con pennarelli ed io ogni giorno mi divertivo a scarabocchiare i personaggi dei cartoni animati ed altre figure inventate da me. Ho sempre amato i fumetti e i cartoons, così ho scelto di frequentare l’Istituto d’Arte nel 2002, scegliendo la sezione fotografica, filmica e televisiva. Mi piaceva moltissimo dipingere la figura umana, così ho fatto molto allenamento con la pratica in quel periodo scolastico. Ma non ho mai trascurato la teoria: durante le superiori ho approfondito gli studi di anatomia comparata e anche vari saggi scientifici sull’arte e sul fumetto (come quelli di Scott McCloud, noto cartoonist statunitense), studi che ho portato avanti fino al 2010.
Una volta ottenuto il diploma di arte applicata, ho cominciato a partecipare a concorsi artistici e varie mostre. Il mio primo concorso è stato “Lanciano nel fumetto” nel 2008 e 2009. La mia prima mostra collettiva è stata “Arte Italiana a Fukuoka” in Giappone nel 2010. Poi, sempre nello stesso anno, ho preso parte al concorso “L’amore e le sue molteplici forme” (un’iniziativa della Galleria Emiroarte di Palermo); la IV Edizione della Mostra Internazionale del piccolo formato Venti per Venti, a Napoli; la collettiva di artisti “LIBERAmente”, organizzata dalla Galleria Hesperia di Pomezia (Roma); la 13^ Fiera Internazionale d’Arte Contemporanea che si è tenuta nel World Trade Center di Pechino, in Cina; la mostra collettiva “Italian Figurative Art” a Stoccolma, in Svezia nella galleria Bellange; la 1^ Biennale Internazionale Città di Lecce con l’opera “Sagittario” che viene pubblicata nel catalogo; inoltre il 30 ottobre 2010 insieme a ventinove finalisti, ho partecipato al “Premio d’Arte Aperitivo Illustrato – La Costante è il Percorso: Dal Rinascimento all’Arte Contemporanea”. Nel dicembre 2010, ho preso parte all’Esposizione Internazionale d’Arte “I Ritrattisti” a Milano, nella galleria “Il Borgo”, la quale ha ospitato opere dei più importanti maestri dell’arte contemporanea del calibro di Salvatore Fiume. Nel 2011 sono stata selezionata per partecipare all’8^ Edizione del “Premio OpenArt 2011” nelle prestigiose Sale del Bramante, in Piazza del Popolo a Roma, dove in passato si è potuto contemplare alcuni capolavori del grande Leonardo Da Vinci e hanno ospitato mostre di: Picasso, Chagall, Mirò, Goya e Dalì. Seguono le due collettive a Terni, alla Camera di Commercio di Terni organizzata dalla Pro Loco, nel maggio 2013, e la mostra collettiva al Centro Commerciale “Centro Cesure” a Terni. Per tutto l’anno 2017-2018 l’opera “Jeanne d’Arc” è stata esposta nella Mad Gallery di Milano. Ma la mostra che per me è stata molto significativa, è quella del settembre 2020, al Premio Internazionale Raffaello Sanzio, con l’opera “Greta Garbo”. Mi sono classificata al 4° posto al premio, scelta fra 149 artisti partecipanti, provenienti da tutto il mondo. Ho preso parte alla mostra collettiva dal 18 al 23 settembre 2020, alla Galleria Area Contesa Arte in Via Margutta a Roma.
Infine, nel febbraio 2021 ho partecipato alla video esposizione nella Galleria “Effetto Arte” a Palermo con l’opera “Medusa”, simbolo della regione Sicilia».
Chi guarda le tue opere rimane sbalordito perché tu usi la tecnica dell’iperrealismo, come mai hai scelto questo stile e cosa vuol dire essere un’artista iperrealista.
«Essere un pittore iperrealista, per me è un po’ come essere un illusionista. Il dipinto diventa come se fosse una “quarta dimensione”, e dentro di essa è come racchiusa un’altra vita, delle persone o comunque delle figure quasi “vive”. Il sogno di ogni artista che realizza opere iperrealiste, è proprio quello di riuscire a catturare ogni piccolo particolare, ogni dettaglio della realtà in cui viviamo. La realtà è davvero molto complessa, così noi pittori abbiamo bisogno di essere anche dei bravi osservatori, per riuscire a cogliere qualcosa che solo e soltanto ognuno di noi poteva catturare su una tela, o su di una tavola. La perfezione, secondo me, non serve a nulla se non per uno scopo: non per essere ammirata, ma per essere desiderata. Magari non la si può raggiungere in quanto esseri umani, ma desiderare di averla fra le mani è il sogno di ogni genere di artista, anche ogni filosofo o pensatore… ognuno di noi, penso che abbia un compito preciso, che debba portare a termine durante il corso della vita: il messaggio da portare diventa una vera e propria missione. Ogni essere umano può narrarci una storia diversa da tutti gli altri e per questo ogni storia di vita vissuta è preziosa. Nell’arte, l’opera acquista una grande importanza poiché è mezzo di diffusione del proprio contenuto. In pratica, l’anima dell’opera d’arte è il suo contenuto.
Una volta capito questo concetto, mi sono sentita rinascere, poiché so che il mondo ha bisogno anche di noi artisti per cogliere la bellezza, la gioia, lo stupore del bambino che prova meraviglia di fronte ad ogni cosa sconosciuta e a lui nuova. Per me è fondamentale scandagliare sempre più a fondo nella mia ricerca artistica, che non ha e non avrà mai fine. Come ho anche riportato in uno dei miei saggi sull’arte, “il vero artista è colui che non si sente mai arrivato alla meta, e la insegue incessantemente durante il corso di tutta l’esistenza”.
Ho scelto di essere una pittrice iperrealista proprio perché è lo stile che mi riesce nel modo più naturale, quando dipingo. Tendo a essere perfezionista e quando realizzo ognuno dei miei lavori, desidero scolpirlo e plasmarlo con un lavoro “di cesello”, in modo che il soggetto del quadro abbia tutto il necessario per sembrare vivo, respirare e guardarci dall’interno dell’opera. Una volta scoperto il proprio stile di pittura personale, allora un pittore può esprimersi liberamente, senza condizioni o compromessi che potrebbero solo legare le mani dell’artista, proprio come farebbe una catena. Per non diventare prigionieri del successo – o del business -, secondo me è vitale essere sinceri prima di tutto con se stessi, inseguendo il genere di arte che ogni pittore ha maturato dentro di sé, nel corso di tutta la sua vita».
Come nascono le tue opere, chi sono i tuoi soggetti… vogliamo sapere tutto anche quanto tempo ci vuole per realizzare questo tipo di quadri.
«Spesso dedico un’ora di riflessione e meditazione durante le mie giornate. Mentre penso di solito mi vengono in mente nuove idee per delle nuove storie, così tengo a portata di mano una penna e un quaderno di appunti. Dentro questi racconti agiscono i loro protagonisti, antagonisti e personaggi secondari. In pratica, prima nasce un romanzo, poi nasce il personaggio. I soggetti dei miei dipinti non sono altro che gli “attori” che recitano all’interno dei miei romanzi. Una volta inquadrata la storia e il protagonista posso pensare alle sue fattezze e al suo aspetto. Così è il momento giusto per prendere la matita e buttare sul foglio l’idea. Per scegliere i loro volti è necessaria una lunga ricerca, per trovare un attore o un’attrice che lo rappresenti, così come appare nella mia fantasia.
Di solito impiego almeno un mese per dipingere un’opera, con pochi soggetti ed un’ambientazione semplice. Se è ancora più complessa, può richiedermi mesi e mesi di lavoro».
C’è un’opera a cui sei particolarmente legata. (anche non tua)
«È complicato sceglierne una… ma pensandoci, mi viene in mente “Medusa”, il dipinto ad olio su tavola che ho realizzato nel 2020. Appena ho trovato il volto della modella girovagando per il web, ho avuto un sentimento strano, come un déjà-vu… come se quella ragazza di nome Medusa esistesse già, chissà dove nel mondo. È nata così la mia Medusa, una nuova interpretazione del mito, dipingendola non più come una creatura terrificante, ma come una dolce e bella ragazza siciliana.
Invece, parlando di opere d’arte di altri autori, adoro la “Madonna dal collo lungo” del Parmigianino. Quando l’ho vista dal vivo per la prima volta nell’agosto 2011 agli Uffizi di Firenze, è stato amore a prima vista. Le figure del quadro erano così leggiadre che sembravano danzare. Le linee di forza proiettavano l’opera tutta verso l’alto, come se l’osservatore venisse catturato verso il cielo. La Madonna dipinta dal Parmigianino, come ognuno dei suoi soggetti, è di una bellezza sconvolgente».
Qual è il tuo sogno artistico.
«Il mio sogno più grande è quello di poter esporre in un vero e proprio museo. Ma ne ho uno ancora più grande ed è quello di entrare a far parte della storia dell’arte. Ma non per la bravura o chissà quale altro merito. Vorrei tanto che ciò che posso donare agli altri venga condiviso da tutte le genti del mondo. Sembra impossibile con la logica, ma questo è uno dei miei tanti sogni. Vorrei tanto realizzare, nel corso di tutta la mia vita, così tanti lavori, in modo da far felici tutti e che ogni persona abbia appeso in casa sua almeno uno dei miei quadri».
Cosa non deve mai mancare quando crei.
«Il materiale è fondamentale per ogni pittore. I miei “attrezzi del mestiere” per la pittura tradizionale sono le matite (di buona marca), la gomma bianca, i pennini con l’inchiostro, i pennelli – semplici, di vari tipi e grandezze – e i colori ad olio e acrilici. Il materiale necessario per la pittura digitale è proprio il PC, che di solito non è mai così potente come lo si desidera e la tavoletta grafica».
Una curiosità prima di lasciarci.
«Vorrei concludere l’intervista, lasciando un consiglio a chi ama dipingere, come me, e anche a chi vorrebbe diventare un artista. È sempre importantissimo inseguire i sogni e i progetti per il futuro perché sono quelli che ci portano lontano e ci fanno provare felicità quando li viviamo, o quando cerchiamo di raggiungerli. Così, non vi abbattete se un giorno qualcuno vi dice questa frase: “Tu non sei bravo, non sei capace”. Sicuramente quella persona, ha visto in voi qualcosa di speciale che anche lei avrebbe voluto avere, ma non ha mai capito che anche lei stessa può scoprirla guardando dentro di sé».
In copertina: “Katy Perry Dai Capelli Viola” opera di Consuelo Venturi (Agosto 2020)
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