Pia Taccone, un’illustratrice talentuosa che grazie a scelte coraggiose e tanto impegno ha realizzato il suo sogno di lavorare con l’arte.
Breve presentazione.
«Mi chiamo Pia Taccone, ho 41 anni e vivo a Torino».
Quali studi hai fatto?
«Ahimè, liceo scientifico e poi ingegneria e architettura… e pure un dottorato sempre piuttosto lontano dal campo artistico. Molti anni dopo ho recuperato con tanti corsi e, infine, un master in illustrazione. Era tale il mio complesso per non avere studi artistici che, quando mi sono pre-iscritta al master, avevo il terrore di non passare la selezione».
Raccontaci il tuo percorso
«Stavo facendo un lavoro che non mi piaceva, con una collega che sgomitava e mi rendeva la vita impossibile. Oggi invece la ringrazio perché, se non mi avesse levato ossigeno, non avrei cercato altra aria fresca da respirare. Non avendo alcuna formazione artistica, ma solo tanta voglia di fare, mi sono iscritta all’unica scuola nella mia città che facesse corsi tardo pomeridiani/serali, che l’orario di lavoro mi consentisse di seguire. Prima fumetto, poi illustrazione. E tanti altri corsi brevi e workshop nei weekend o in estate. Ho avuto la fortuna di imbattermi in docenti eccezionali, il che non è affatto scontato. Disegnavo la sera e nei fine settimana, senza avere la minima idea (ma manco la speranza) che un giorno sarebbe diventato il mio lavoro. Poi ad un certo punto mi sono resa conto che forse valeva la pena di fare un passetto in più: mi sono iscritta al master all’Ars in Fabula di Macerata e ho avuto la fortuna di vedere pubblicata la mia tesi, un romanzo illustrato in lingua francese. Di lì in poi, era il 2017, un libro ha seguito l’altro e l’illustrazione è diventata il mio lavoro».
Come descriveresti il tuo stile grafico e da dove nasce l’idea dei personaggi?
«Lavoro in tecnica mista, principalmente con matite colorate, che combino con tempere e acquerello. Prediligo le tinte piatte e le superfici decorate a pattern. A dire la verità risulta tutto piuttosto piatto, ma forse è il riflesso di una mia difficoltà a concepire oltre le due dimensioni. Ho molta curiosità e mi piace sperimentare nuovi materiali: alla tecnica che uso attualmente sono arrivata in modo naturale, provando un po’ di tutto.I personaggi sono una componente molto importante nelle mie illustrazioni: una volta disegnavo quasi solo animali, poi ho trovato un mio modo di guardare alla gestualità ed all’espressione delle persone, e mi sono appassionata a disegnarle. L’idea nasce sempre dall’osservazione del mondo, di quello che mi sta intorno, delle persone che vedo passare, della gestualità osservata. Quando sono alla ricerca di idee, attacco il guinzaglio al cane e andiamo a camminare e osservare il mondo. Oggi attraverso la rete abbiamo la possibilità di guardare persone e comportamenti anche standocene seduti davanti ad uno schermo, ma nulla è più interessante e ricco di spunti della realtà là fuori».
C’è un’esperienza lavorativa che ti ha dato più soddisfazione di altre?
«Mi dà molta soddisfazione quando mi scrivono editori che non ho contattato io, e mi incuriosisce sempre sapere dove hanno visto i miei lavori. Mi piace anche fare ritratti, ne faccio molti e il passaparola fa giri inaspettati».
Tu organizzi anche corsi di illustrazione, come funzionano?
«Quello dei corsi è un tasto molto delicato. Io devo tutto ai corsi, e davvero alla fortuna di aver incontrato Docenti con la D maiuscola anche quando non avrei saputo distinguerli da chi si improvvisa, ma non ha esperienza o manco è professionista. Ho cominciato da poco organizzando un piccolo corso in una bella libreria indipendente di Torino. Grazie al passaparola il corso è cresciuto e mi sta dando molte soddisfazioni perché sono la prima ad imparare. Ho una lunga esperienza in aula (undici anni di docenza universitaria, oltre a varie supplenze nelle scuole), che presumo mi serva per cercare di spiegare in modo chiaro e valutare la strada più adatta per trasmettere quello che credo serva in quel momento. Ma insegnavo materie molto diverse. Il percorso artistico di ciascuno è personale e deve seguire una propria strada. Per questo cerco di accompagnare ognuno nel suo percorso di crescita, con esercizi personalizzati a seconda delle carenze da colmare o dei punti di forza da coltivare. Qui mi viene in aiuto la mia enorme (questo lo posso dire) esperienza come fruitrice di corsi, per scegliere di volta in volta quale strada consigliare. Di sicuro, almeno per ora, tengo corsi per principianti o comunque persone che sono ancora all’inizio del loro percorso. Non avrei l’esperienza per permettermi di voler insegnare a chi già è illustratore o quasi. Almeno per ora, già che faccio questo lavoro da poco più di due anni. Sprono inoltre i miei allievi a guardarsi intorno, visitare mostre, andare in libreria e iscriversi a corsi brevi e workshop tenuti da bravi illustratori».
Stai lavorando a qualche progetto particolare?
«In questo momento sto illustrando due libri, uno per il mio editore francese (con cui lavoro molto bene, sarebbe il quinto che facciamo insieme) e uno di scolastica, che è un buon modo per mettersi in gioco in un settore troppo spesso bistrattato. Mi piacerebbe avere il tempo di progettare un libro mio, scritto e illustrato da me. Ma è solo questione di tempo, idee ne frullano e chissà…».
Qual è il tuo messaggio artistico?
«Bella domanda… non credo di disegnare avendo in mente un messaggio. Sarebbe già un ottimo traguardo se dalle mie illustrazioni trasparisse l’amore con cui guardo il mondo e lo stupore che suscitano in me la natura e le piccole cose di tutti i giorni. Che forse è solo lo sguardo dei bambini, che per qualche ragione nei creativi non matura del tutto».
Hai qualche curiosità da raccontarci?
«Uno dei grandi privilegi di fare questo lavoro, e per il quale sarò sempre grata, è potersi gestire i tempi. Lavoro molto più di prima, passo tantissime ore al giorno alla scrivania, le scadenze sono spesso serrate. Ma se ho bisogno di far risosare la testa posso fare una passeggiata. E posso lavorare con i miei preziosi collaboratori sempre vicini: cane e gatto. Sembra poco, ma per me vale più di tanti altri benefit.
Un altro privilegio enorme è poter continuare a imparare: ogni libro porta un argomento nuovo e la necessità di documentarsi e studiare. Il che è meraviglioso, si è sempre a esplorare nuovi universi. Quando poi l’argomento è, per così dire, ben sviscerato, ovvero si tratta di eseguire i definitivi a colore su bozzetti già approvati (quelli che hanno richiesto il grosso della documentazione), disegnando posso ascoltare tante cose interessanti (documentari, interviste…) che sono inesauribile fonte di nuove idee per ciò che verrà dopo».
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