Nicolò Guarraci, artista dallo spirito libero, si racconta attraverso una pittura instintiva e a una produzione di opere dallo stile onirico.
Ciao Nicolò, raccontaci un po’ chi sei.
«Sono nato a Cremona nel 1979, ma sono cresciuto a Caorso, un piccolo paese della bassa e nebbiosa provincia piacentina. Le mie radici pero’ sono siciliane, i miei genitori sono entrambi della provincia di Agrigento. In me, infatti, risiedono due anime, due mentalità, quella del Nord e quella del Sud Italia, aspetto fondamentale perché questo ha sempre influito e condizionato la mia vita e di conseguenza la mia arte.
Ho sempre avuto una predilizione nell’utilizzare fantasia e immaginazione fin da bambino.
Queste caratteristiche non mi hanno poi più abbandonato, rimarcando nel tempo la mia attitudine ad essere fuori dagli schemi, un cane sciolto e ribelle proprio come i miei capelli ricci, retaggio della nonna materna alla quale sono stato molto legato.
Mi diplomo all’Istituto Tecnico Agrario di Piacenza per poi trasferirmi a Bologna, Faenza e Porto Azzurro per esperienze che vanno dal lavoro tecnico, alla recitazione, alla creazione e vendita di artigianato ideato e prodotto da me. Influenzato dalla musica, dal cinema e dalla fotografia, ma anche dalla spiritualità e meditazione attualmente sto svolgendo una residenza artistica a Fontecchio (AQ) presso LA KAP».
Quando e perché hai deciso di dedicarti all’arte e nello specifico alla pittura e quale è stato il tuo percorso.
«Durante il lockdown del 2020, costretto come tutti nel rimane a casa, ho ripreso in mano il vecchio astuccio di scuola e col poco materiale presente ho iniziato a scarabocchiare sulla carta.
Col passare dei giorni i bozzetti si sono evoluti in disegni e poi in piccoli quadri, facendo emergere le sensazioni di quel periodo per passare da semplice “passatempo” a valvola di sfogo utile nel capire lo stato emotivo e i pensieri che mi permeavano in quei giorni difficili.
Da lì in poi, mi sono dedicato con costanza e perseveranza ai miei lavori, sperimentando sempre più la scelta dei materiali da utilizzare come base e la tecnica, per arrivare a soluzioni più materiche tipo sculture in gesso. Anche le dimensioni dei dipinti stanno variando, infatti sono passato da opere 50x50cm fino ad arrivare ultimamente a 200x300cm, trovando sempre più gusto e convinzione che le grosse superfici esaltino le mie pennellate.
Infine, a metà 2022, ho deciso di investire tutto il mio tempo sulla ricerca artistica, per meglio comprendere il mio potenziale e vivermi appieno questo fantastico percorso».
Cosa influenza la tua pittura e come prendono vita le tue opere.
«Sono autodidatta e questo mi permette di essere primordiale, anarchico e immediato in ogni mia composizione. Ho una grande voglia di sperimentare, di assorbire energia creativa e al tempo stesso di seguire il flusso che emerge in me in modo instintivo.
Vivere nel bosco qui a Fontecchio mi ha alleggerito dal superfluo e condiziona le mie ultime produzioni infatti sono passato da lavori accostabili a Basquiat o alla street art a nuove immagini dove non ci sono più parole, ma segni e atmosfere dilatate e come in una caverna di Lascaux ho voglia di raccontare l’essenzialità delle cose.
Ora c’è libertà e voglia di leggerezza, tipo la scelta di passare dal supporto cartaceo a un supporto più durevole come legno, supporti materici o roccia. Da qui si evince un passaggio importante nelle mia storia artistica, la mia intenzione è quella di lasciare una traccia matericamente più evidente, spessa e lavorata sempre nell’immediatezza dove uno strato di colore denso e compatto viene spatolato con il segno di pennarelli, gesso, pastelli a cera o ad olio per creare un insieme espressivo e coinvolgente più simile a una pittura rupestre che ad un’opera di street art. Alcuni miei riferimenti attuali possono essere riconducibili a Dubuffet, Tapies, Mirò, Appel, Fautrier, Dufy, Trombly».
Se potessi definire con tre aggettivi il tuo stile (o lavoro) artistico.
«Tre aggettivi che mi riassumono? Autarchico, puro, onirico».
Parliamo di comunità e residenze artistiche perché tu hai vissuto questo tipo di esperienza e lo proponi anche ad altri.
«E’ un’esperienza stupenda questa residenza artistica! Umana in primis. La KAP (@_la_kap_fontecchio), un collettivo che crea in questo piccolo borgo di 300 anime, cultura e aggregazione attraverso arte (cineforum, laboratori, performance teatrali, concerti e tanto altro) mi ha accolto fin da subito in maniera gioiosa, facendomi sentire integrato, valorizzato e parte del loro progetto e messaggio.
Il continuo passaggio di artisti, visitatori e ospiti richiamati da un fitto e diversificato calendario di eventi mi ha messo in contatto con tante culture differenti, ampliando la mia mentalità e facendomi uscire dalla mia comfort zone.
Avevo bisogno di questo! E questa trasformazione radicale si riflette nella mia vita e di conseguenza nella mia arte»
Qual è il tuo messaggio artistico.
«Ho fatto della sostenibilità un punto della mia produzione artistica. Infatti utilizzo quasi sempre materiale di recupero, abbandonato, scartato che invece può ritrovare nuova vita e collocazione. Devo ammettere che questo territorio mi fornisce molto materiale visto il tragico terremoto del 2009 che è ancora evidente e tangibile. Nelle opere metto il mio mondo, c’è il mio lato intimo, esistenziale e spirituale senza una ricerca formale o estetica. Non scendo a compromessi ma metto l’essenza: immediatezza, sincerità e forza al tempo stesso, ma anche rimarcare quell’essere bambino in quanto sognatore e la ricerca di serenità, equilibrio e pace interiore.
Voglio stare nel presente e prendermi il presente!»
Cosa ti auguri per il futuro e se hai un sogno particolare.
«In futuro vorrei continuare a trovare equilibrio e serenità, poi credo che tutto arrivi perché deve arrivare. Le ambizioni in campo artistico certo ci sono come credo sia logico ma devo lavorare sodo e pensare giorno dopo giorno. Se guardo da dove son partito forse sto già vivendo il mio sogno… Quindi avanti cosi!»
Una curiosità prima di lasciarci.
«Beh, la curiosità da citare è certamente quella legata al mio arrivo proprio qui in Abruzzo. Nel luglio del 2022 stavo organizzando la partenza per un’esperienza lavorativa in Belgio, nel mentre su IG mi appare un video di un gruppo musicale emergente italiano realizzato con uno stile simile ai miei disegni, incuriosito guardo i riferimenti collegati e mi trovo nella pagina di Eric (@nespy5euro) che è uno dei ragazzi che gestisce la KAP. Scrivo subito e mi rispondono in maniera solare e coinvolgente indicandomi la possibilità di una residenza artistica immediata… il resto è storia. Bisogna chiamare le cose… le cose belle!!!»
I link dell’artista
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