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Ri (c) AMARE IL MONDO, mostra di La Chigi a Trento

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Dal 9 al 15 marzo 2022 la mostra “Ri (c) AMARE IL MONDO” di La Chigi a cura di Dora Bulart presso la Torre Mirana di Trento.
Con il patrocinio del Comune di Trento e in collaborazione con la cooperativa sociale Kaleidoscopio e la Galleria Contempo.

“Ri (c) AMARE IL MONDO” è Il progetto d’arte relazionale dell’artista La CHIGI. In esposizione ci sarà un progetto di arte relazionale realizzato durante il lockdown con 14 signore per superare il distanziamento sociale, dei piccoli mondi in scatola che riflettono sugli strascichi psicologici della pandemia, un gioco agrodolce e un progetto sull’intimità in tempi di coronavirus.
Noi abbiamo intervistato l’artista che ci ha raccontato come è nata la mostra, cosa troverà il visitatore e come è stato collaborare con le 14 signore parte attiva e fondamentale di questo progetto.

Ciao La Chigi, come è nata l’idea di queste opere e di questa mostra e cosa trova chi la visita.
«Il progetto delle opere e la conseguente idea della mostra, risale all’agosto 2020. Fulcro di tutto erano due opere relazionale, “Distanziamento”, il progetto realizzato con 14 signore, “The game of life”, un gioco agrodolce per imparare l’empatia, con piccole casette e tappi di bottiglia, e “In Intimacy”, un’opera che analizzava gli effetti sull’intimità del distanziamento (attraverso 14 mutandine colorate su ognuna delle quali è ricamata una lettera della parola “distanziamento”, appuntamento impossibile con l’arcobaleno dell’incontro che non arriverà), che poi ho realizzato dal 2021 al 2022. Assieme ad esse sono presenti in mostra opere della serie “Janas”, piccole Case interiori per noi piccoli umani e il mio modo per ritrovare gli altri, e la “Piccola farmacia portatile” di disturbi psicologici legati alla pandemia (problemi di ansia fino al panico, problemi alimentari e dipendenze).
Il progetto vuole portarci a riflettere, con leggerezza e in maniera paradossale, sui problemi individuali e collettivi causati dalla pandemia per far emergere e collettivizzare i vissuti e soprattutto cercare di superare insieme gli effetti del distanziamento sociale, riannodando i fili del tessuto sociale.
Il titolo fa riferimento alla pratica del ricamo, tecnica presente in “Distanziamento” e “In intimacy”, e alla necessità di tornare ad amare di nuovo gli altri e quindi il mondo».

Come è stato lavorare con le 14 signore.
«E’ stato lungo – siamo stati coinvolti dalle montagne russe dell’andamento pandemico –  e bellissimo. Un regalo generoso e importante, una lezione di comunità. Io avevo concepito il progetto e cercato volontari interessati a parteciparvi attraverso delle associazioni. Eravamo però durante la seconda ondata pandemica e i centri anziani erano chiusi e le loro attività sospese. Tutto era in stand by. Gli anziani erano di nuovo spariti, inghiottiti dalle e nelle loro case, dipinti come potenziali untori e sempre più isolati. Lontani da me e da se stessi. Il Centro Servizi Anziani di “Contrada Larga” di Trento, gestito dalla Cooperativa Kaleidoscopio, non ha voluto arrendersi. Ha continuato a svolgere, seppur nelle limitazioni, il suo compito. Consapevole dell’importanza di mantenere i contatti con gli anziani, ha continuato a coinvolgerli in attività seppur a distanza. Un’operatrice, preziosa di nome e di fatto, Gemma, è stata la mia preziosa mediatrice e aiutante. E’ stata lei a contattare le “sue” signore e coinvolgerle. Ha trovato subito adesione e ha fatto la postina con la sua bicicletta per portare i materiali e dare – parziali – istruzioni.
Parte del successo del progetto dipendeva dal fatto che ognuna delle partecipanti lavorasse da sola, allo stesso progetto indipendentemente – ma in continuità e contemporanea – con le altre, avesse poche istruzioni e soprattutto non conoscesse la finalità del suo lavoro: ricamare una lettera su un fazzoletto con un filo di un colore prestabilito.
Il progetto voleva costruire infatti uno scenario simile alla situazione che stavamo vivendo a livello sociale: ci veniva chiesto di fare dei sacrifici e di attuare dei comportamenti dei quali sfuggiva il senso profondo per un progetto più ampio e vago a favore di tutti. Ognuna delle partecipanti doveva fare la sua parte per il “bene” di tutti, per costruire un arcobaleno che sarebbe diventato tale grazie al mio lavoro e quando sarebbe stato esposto alla vista delle persone. Mediando gran parte della comunicazione ci sono stati degli imprevisti curiosi, lettere della stessa identica tonalità, lettere di colore sbagliato perché due sorelle si erano scambiate il lavoro, ritardi e tanti aneddoti.  Nella solitudine ognuna di loro ha trovato la sua strada, ha immaginato destinazioni per quelle lettere, nuove parole, emozioni e mi ha anche “maledetto” perchè avevo scelto un font difficile, ha messo se stessa nella scelta del punto e nel modo di ricamare, mettendosi alla prova!
Alla fine del progetto ho incontrato, di persona o telefonicamente, le signore e abbiamo potuto parlare. Ho potuto chiedere loro come sono state e come stanno, come hanno vissuto il progetto e come secondo loro si può stare di nuovo insieme oggi. Alcune sono state fiumi in piena, altre più riservate ma tutte tante emozioni per me con le loro storie, la loro saggezza, la loro leggerezza e resilienza e in alcuni casi i loro blocchi. Ho ascoltato e raccolto tanti semi. Attraverso la mediazione del lavoro di ricamo abbiamo davvero lavorato a ricostruire il tessuto sociale, riannodare i fili delle relazioni non solo metaforicamente e ora vogliamo aprirle agli altri».

INFORMAZIONI SULLA MOSTRA
Sede della mostra: Sala Thun presso Torre Mirana, Via Belenzani – Trento
Quando: da mercoledì 9 marzo a martedì 15 marzo 2022, chiuso il venerdì
Orario: lunedì dalle 17 alle 19/mar. mer. gio. 15-19/sabato e domenica 10-12/15-19

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