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La pittura e fotografia, due mondi che si incontrano

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Eirené SIlvestri, disegnatrice, pittrice e futura insegnante di materie artistiche ci porta nel suo mondo anche un po’ magico fatto di fotodisegni e dipinti emozionanti.

Breve presentazione. 
«Mi chiamo Eirené Silvestri, ma tutti mi chiamano René, ho 21 anni e abito in un paesino al confine tra Toscana e Liguria. Ho frequentato il liceo classico e dopo mi sono iscritta all’Accademia di Belle Arti di Carrara, dove frequento tutt’ora i corsi della Scuola di pittura con la speranza di diventare una brava pittrice e una brava docente di materie artistiche».

Quando hai capito che l’arte era la tua strada. 
«Prestissimo, più o meno da quando ho iniziato a parlare. I miei genitori mi hanno sempre raccontato che la mia prima parola è stata “penna” ed effettivamente la penna è stata il mio strumento da disegno prediletto sin da piccolissima… in realtà ancora oggi non esco mai senza portarla con me insieme a un blocco di carta… è un’abitudine. Devo dire che il disegno è sempre stato una costante nel mio percorso, anche quando frequentavo il liceo e dovevo tradurre qualche testo greco o latino non mancava mai qualche foglio di carta nascosto sotto al vocabolario su cui poter scarabocchiare non appena avevo un attimo di tempo. In più da quando ho iniziato a frequentare l’Accademia di Belle Arti ho scoperto anche il mondo della pittura, che avevo già provato a sperimentare da autodidatta con il risultato di creare dei gran paciughi, ma che ora trovo gratificante tanto quanto quello del disegno, se non di più. Sono certa che non mi stancherò mai di portare avanti queste due strade».

Cosa vuol dire per te dipingere/disegnare. 
«Sicuramente significa prendermi un po’ di tempo tutto per me, è un momento di concentrazione in cui posso rilassarmi e dedicarmi a qualcosa che è interamente mio. Certo, spesso è frustrante perché sono molto esigente con me stessa, ma in linea di massima posso dire che è un momento di tranquillità e creatività. E poi è emozionante sapere di star creando qualcosa che prima non c’era; partire da un’idea e concretizzarla grazie alla collaborazione dei miei “colleghi”, gli strumenti da lavoro, è davvero una bella sensazione!».

Da un po’ di tempo realizzi fotodisegni, raccontaci come è nata l’idea.
«In realtà l’idea è nata davvero per caso. Stavo studiando per la sessione di esami e la mia mente era poco disposta a concentrarsi sui libri, tutto sembrava più interessante del testo su cui dovevo effettivamente porre l’attenzione. Ricordo che dalla finestra filtrava un fascio di luce che proiettava un’ombra netta sulla scrivania, e quest’ombra, modificata dagli oggetti che stavano sul tavolo, aveva preso la silhouette di una casetta con tanto di tetto e comignolo. Allora l’avevo fotografata e avevo provato a disegnarci sopra con il pennello disponibile nelle storie di Instagram cercando di evidenziare la forma a casetta che vi avevo intravisto. Il disegno l’avevo fatto col dito e ovviamente era venuto fuori un risultato davvero poco dignitoso però da quel momento ho avuto l’idea di mescolare ancora disegno e fotografia a mio piacimento. E’ così che sono nate quelle che all’inizio chiamavo “disegnografie” e che poi sono diventati i Fotodisegni. Studiando la storia dell’arte si sente spesso parlare della “rivalità” che si venne a creare tra pittura e fotografia quando quest’ultima venne inventata e io mi diverto ad unire in un’unica cosa questi due mondi così diversi».

Come realizzi i tuoi lavori. 
«Generalmente parto dall’idea; mi viene in mente la composizione di ciò che vorrei ottenere e ne realizzo un bozzetto veloce in modo tale da stabilire gli spazi, la disposizione degli elementi e gli abbinamenti di colore. Poi, quando sono soddisfatta, scatto la foto seguendo le direttive che mi sono precedentemente data. A questo punto inizia la parte più divertente… apro la foto in Procreate e mi sbizzarrisco!»

Parlando di pittura, quali soggetti prediligi raffigurare.
«Bella domanda…direi i ritratti. Il mio obiettivo è quello di dipingere un volto e cercare di farne trasparire la personalità. Mi piacerebbe riuscire a rendere visibile il carattere del soggetto anche a chi non l’ha mai incontrato di persona. E poi facendo molti ritratti vengono memorizzate le caratteristiche tipiche del volto per cui credo sia un ottimo esercizio. Ultimamente mi sto impegnando anche nel genere del paesaggio, per ora mi sto esercitando a copiarli, ma vorrei davvero riuscire a inventare scorci di mondi».

Cosa generalmente ti ispira nel tuo lavoro.
«Molte cose, nel caso del mio primo fotodisegno è stata la proiezione di un’ombra, per i ritratti capita che io venga ispirata da una particolarità del volto o dalla voglia di vedere se riesco a cogliere la somiglianza della persona. Poi, sembra banale da dire, ma anche una giornata di sole o di pioggia può essere fonte di ispirazione. E infine la pizza, quella mi ispira sempre».

C’è un’opera a cui sei più legata? 
«Una sola? Difficile… forse l’Autoritratto di Pietro Annigoni del 1946, credo sia un’opera eccezionale, è stato un colpo di fulmine quando l’ho vista dal vivo a Villa Bardini a Firenze, ed è anche l’opera che mi ha dato l’idea per la mia tesi di laurea».

Cosa non deve mai mancare mentre lavori. 
«La musica, senza ombra di dubbio. Lavoro molto meglio quando indosso le cuffie e avere una colonna sonora in sottofondo mi aiuta anche a procedere più velocemente. Ascolto generi piuttosto diversi e questo può comportare che, mentre lavoro ad un’opera, si susseguano, ad esempio, canzoni dei Beatles, di Luigi Tenco, dei Sex Pistols e di Massimo Rainieri… una costante sono le colonne sonore dei film di Harry Potter, sono molto affezionata alla saga e qualche musica tratta dai film fa sempre capolino nella mia playlist».

Ti stai dedicando a qualche progetto in particolare o vorresti realizzare? 
«Laurearmi! Ho in programma di farlo a febbraio ed è il primo piccolo passo per poter diventare docente di materie artistiche, che poi è il mio obiettivo».

Una curiosità prima di lasciarci. 
«Si sarà capito che sono fan della saga di Harry Potter, e in quanto tale sin da piccola sognavo di poter studiare in un castello come quello di Hogwarts… Bhe, l’Accademia dove studio non presenta scale semoventi né poltergeist dispettosi, però è effettivamente un castello adibito a scuola d’arte e devo dire che mi piace molto seguire le lezioni “nella stanza più remota della torre più alta”».

I link dell’artista

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