Il 29 giugno del mese scorso, la famosa “città dei Sassi”, Matera, conosciuta ormai in tutto il mondo, per le sue bellezze artistiche e il suo immenso patrimonio culturale, è stata protagonista di un evento importantissimo: il G20, (il cosiddetto “gruppo dei venti”). Si tratta di un forum di cooperazione economica e finanziaria a livello globale, che si tiene ogni anno per discutere e affrontare temi importantissimi che vanno dal debito pubblico nazionale (soprattutto delle economie emergenti e più avanzate) ai problemi legati ai cambiamenti climatici, e alla sostenibilità ambientale.
Durante queste frenetiche giornate, la città dei Sassi è rimasta bloccata per giorni, ed è diventata “perno” di una macchina organizzativa perfetta, che non lascia nulla al caso. Le nostre strade hanno fatto da scenario impeccabile, per ministri, politici, portaborse e personaggi di spicco che hanno affiancato il Gruppo.
Il fatto veramente curioso emerso da queste giornate intense, quello che ha suscitato la reazione dei social e di conseguenza dei giornalisti, è stato il comportamento “umano” di un uomo, che proprio in quei giorni, incuriosito dal fragore, si è affacciato a torso nudo dal balcone di casa sua. “Colpevole” di aver compiuto un tale gesto proprio durante il passaggio del corteo, è stato involontariamente immortalato, diventando in breve tempo l’icona virale dei social.
In una città antica e autentica come Matera, ricca di bellezze romaniche, il gesto del professore è quasi apparso come una performance contemporanea, inserita in un contesto senza tempo. Coloro che hanno avvertito un certo disagio, non hanno colto il gesto autentico e artistico di questo incredibile personaggio. Altri, con un animo certamente più sensibile si sono invece risvegliati improvvisamente in un quadro. L’antico balcone, dal quale il nobile e sapiente insegnante si è affacciato, riporta alla mente immagini suggestive scolpite nella pietra, e incastonate sapientemente all’interno di cornici aggettanti. I rilievi con le storie della genesi, realizzate dal famoso scultore romanico Wiligelmo, che possiamo ammirare sulla monumentale facciata del Duomo di Modena, ricordano tantissimo l’imponente corporatura dell’uomo che tutti noi, in questi giorni, abbiamo ammirato.
Il raffinato intaglio del cosiddetto “maestro lapicida” Wiligelmo che operò in Italia tra l’XI e il XII secolo, mostra un repertorio gestuale immenso, oltre che una incredibile e precoce (per quei tempi) modellazione dei volti.
Wiligelmo pare quasi anticipare Giotto, in scultura. Con la differenza che il famoso maestro operò molto più tardi. La potente fisicità dei corpi dei personaggi della genesi, riporta alla mente, la portentosa corporatura del nostro caro professore.
Tutta questa storia ha davvero tanto da insegnarci. Dovremmo forse imparare a rileggere certi accadimenti attraverso un filtro meno rigido e più tollerante? Inoltre, come lo stesso professore si è domandato, (ignaro e sbalordito per tutto questo chiasso inutile), come mai certi comportamenti naturali, spontanei, oggi meravigliano o al contrario scandalizzano così tanto? Perché i social amplificano a dismisura qualsiasi cosa? Stiamo forse perdendo la capacità di percepire noi stessi? Perché questo bisogno di amplificare, giudicare, distorcere, ingigantire, quando potremmo limitarci a osservare, e magari cogliere gli aspetti belli della nostra quotidianità.
Lascio a voi le risposte.
a cura di Maria Rosaria Cancelliere