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Uno sketch book per raccontarsi in stile blackwork e dotwork

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Carmine Catapano è un giovane artista determinato a trasformare la sua passione per il disegno, in un vero lavoro. La sua inclinazione artistica lo sta portando ad aprirsi anche al mondo dei tattoo.

Breve presentazione.
«Ciao, mi chiamo Carmine Catapano, sono di Taranto e ho 21 anni, ho studiato presso il Liceo Artistico “V. Calò” solo per i primi tre anni e non ho mai terminato gli studi».

Quando hai deciso di dedicarti al disegno.
«Ho sempre disegnato, ho iniziato da bambino e non ho mai smesso di farlo. Mi sento di dire che sono autodidatta visto che al liceo ho imparato poco e niente, si faceva più teoria che pratica. Ho cominciato a pensare al disegno come un possibile lavoro dagli ultimi due anni, ho sempre voluto trasformare la mia passione in un lavoro e adesso ci sto provando seriamente».

Come descriveresti il tuo stile.
«Si è sempre alla ricerca di uno stile proprio, a mi piace molto il dotwork e il blackwork, mi è sempre piaciuto vedere illustrazioni fatte solo con l’inchiostro nero ed è anche per questo che mi sto buttando anche nel mondo dei tatuaggi».

Come nascono le tue opere.
«Le mie illustrazioni nascono dalla quotidianità, per esempio andare a passeggio, vedersi con gli amici, avere un’esperienza negativa, vedere un film o giocare alla console e tanto altro. Ho sempre avuto paura del foglio bianco e l’unica soluzione era alzarsi e andare fuori a respirare, le idee poi arrivavano da sole. Per quanto riguarda la realizzazione inizio sempre da una base a matita per poi inchiostrare i contorni e alla fine dare ombreggiatura con lo stile dotwork».

Parliamo di tattoo…
«Per il momento ho ancora poco da dire riguardo ai tatuaggi, ho appena preso un attestato Asl, praticamente è un mondo nuovo che sto cercando di conoscere, ma ho tutta la determinazione per entrarci e lavorarci. Non chiedo di essere il migliore, ma mi andrebbe bene diventare un buon tatuatore».

Quale soggetti prediligi raffigurare nei tuoi disegni.
«Non c’è un soggetto in particolare, ma l’unica cosa che posso dire a riguardo è che tutti i miei soggetti hanno sempre uno sguardo triste o meglio tormentato. Poi voglio raccontare sempre una storia con ciò che disegno, ma non sempre ci riesco».

C’è un’opera a cui sei più legato?
«Sinceramente no. Quando lavoro a qualcosa penso sempre al prossimo, infatti ho molti lavori in sospeso che non penso che finirò mai, però posso dire che sono legato al mio sketch book, quella è la parte più bella perché disegno ciò che voglio senza preoccuparmi di proporzioni e prospettive».

Cos’altro non deve mai mancare mentre lavori?
«Non mi preoccupa tanto il cosa ho sul tavolo, di solito ho bisogno solo di una matita, una gomma e magari una penna a inchiostro per realizzare qualcosa, ma penso sempre ad una frase che mi disse un mio caro cugino “lo strumento non fa l’artista”».

Stai lavorando a qualche progetto in particolare?
«Sì, sto lavorando a dei piccoli flash per quando troverò delle vittime da tatuare, sto anche lavorando a una illustrazione per la mia pagina Instagram e a vari piccoli progetti ancora in fase di sviluppo».

Una curiosità prima di lasciarci.
«Molto spesso nei miei lavori non disegno occhi, semplicemente perché adoro i lavori di Modigliani, ma soprattutto la sua vita travagliata… “quando conoscerò la tua anima dipingerò i tuoi occhi”».

I link dell’artista

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