Micaela Spina è una pittrice da sempre, ma è solo da qualche anno che si dedica alla pittura a tempo pieno. Realizza tele che raccontano i luoghi e i momenti a cui è più legata.
Breve presentazione.
«Mi chiamo Micaela e sono una ragazza di 27 anni di un piccolo paesino della provincia di Varese. Ho sempre amato l’arte e da piccina facevo di tutto per non andare all’asilo e passare il tempo a casa a disegnare, tant’è che l’avrò frequentato un mese soltanto. Ero anche piuttosto brava per l’età. Copiavo i fumetti di topolino e l’uomo tigre dalla tv. Già a quell’età alla classica domanda “Cosa vuoi fare da grande?” rispondevo “La pittrice”. Nonostante ciò, non ho proseguito con gli studi in ambito artistico, tutt’altro. Mi sono dedicata alla scienza, studiando all’Università prima Scienze e Tecnologie Erboristiche e poi Alimentazione e Nutrizione Umana».
Quando ti sei avvicinata realmente all’arte e cosa vuol dire per te dipingere.
«Ho sempre disegnato per passione. Circa quattro anni fa mi sono iscritta a un corso di pittura a spatola, dal quale sono stata presto cacciata perché secondo l’insegnante non ne ero in grado, nonostante non mi avesse ancora dato modo di provarci! Questo mi ha spinto a imparare da sola, da autodidatta. Dipingere per me significa immortalare momenti e posti a cui sono legata e che mi suscitano un’emozione, per potermene ricordare un giorno, cercando allo stesso tempo di trasmetterla allo spettatore e di fargli apprezzare ciò che lo circonda, anche quando “non ha niente di particolare”. La pittura è anche un modo per evadere dalle mille ansie che mi attanagliano e trasformarle in qualcosa di decisamente più piacevole».
Come descriveresti il tuo stile.
«Non saprei come descrivere il mio stile. Semplicemente, quando sono ispirata, prendo i colori acrilici e la spatola e mi faccio guidare dalle emozioni, senza sapere esattamente cosa ne risulterà alla fine».
Parliamo delle tue tele.
«Avendo la fortuna di abitare in un paese immerso nel verde, tutti i giorni faccio delle passeggiate. Quando uno scorcio o un dettaglio mi colpisce, lo fotografo, per farlo diventare il prossimo quadro. Anche se non li riproduco fedelmente, dipingo sempre soggetti e paesaggi reali, tenendo la foto vicina al cavalletto, senza fare disegni preparativi sulla tela».
Quali sono quindi i soggetti che prediligi raffigurare?
«Prediligo soggetti del mio paesino, che con gli anni ho imparato ad apprezzare. Mi ritengo una paesaggista, anche se talvolta sperimento qualcosa di diverso come i ritratti».
Realizzi anche su commissione?
«Realizzo anche quadri su commissione. In questo caso di solito il committente mi propone il soggetto, mi fornisce diverse foto ed insieme ci accordiamo. Però generalmente preferisco scegliere io stessa i soggetti, per sentirmi più coinvolta».
Quale colore non deve mai mancare nella tua tavolozza.
«Sicuramente non deve mai mancare il verde: verde vescica, verde giallognolo, ecc… Raffigurando più che altro paesaggi, sarebbe un guaio esserne sprovvista!»
C’è un’opera di un altro artista a cui ti senti particolarmente legata?
«E’ molto difficile sceglierne una sola, ma sicuramente si tratterebbe di un’opera di un artista impressionista, espressionista o romantico».
Stai lavorando a qualche progetto in particolare?
«Al momento ho due commissioni: una casetta nella natura e una serie di tre tele raffiguranti diversi momenti dell’alba a Bali».
Una curiosità prima di lasciarci.
«Uno dei quadri che preferisco tra quelli che ho fatto, nonché uno dei primissimi, cioè “Grasse Ville du parfum” è stato realizzato nel 2018, se non ricordo male era la vigilia di Natale, ed avevo 39 di febbre!»
Link dell’artista
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