Annamaria Carelli in arte Aria, premio PITTURA
Chi è Aria.
«Sono Aria, product designer ed artista, cilentana, ma vivo e lavoro a Milano. Mi diplomo in decorazione all’Accademia di Belle Arti di Napoli e, successivamente, all’Istituto Europeo di Design di Milano, in quanto il design mi era sembrato il giusto compromesso per esprimere la creatività, costruendo una professione. Trascorrono anni gratificanti di progettazione 3d e render per un’agenzia di comunicazione, ma l’arte ritorna sempre più prepotente e protagonista nelle mie giornate. Un bel giorno lascio la vita da ufficio, metto in discussione certezze, stabilità e routine, e ricomincio ad esprimermi con gli strumenti più fedeli ed affini al mio essere: il disegno, la china ed i colori, quelli materici, che sporcano le mani, che non ammettono ctrl+z. Dipingo i “pensieri in aria”, le sensazioni che mi trasmettono i libri di cui ho amato ogni frase, i musicisti che per me fanno magia, i grandi cantautori italiani. “La Donna Cannone” e “L’uomo col cappello che quasi non esiste” raccontano il mondo per come lo sento, sono i portavoce della poesia che mi dà sollievo, sono i personaggi che mi spingevano a disegnare anche quando era ora di dormire. Le calze a righe di lei ed il cappello di lui, sono le mie impronte digitali, ritornano inevitabilmente nelle mie opere. E mi auguro che, su qualsiasi muro arrivino, vengano guardate come piccole finestre aperte su una realtà che quasi non esiste. Quasi, proprio come “L’uomo col cappello”, o come le creature che oscillano tra la bellezza e la mostruosità, tra la normalità che si deglutisce in un solo sguardo e l’assurdo che muove le pupille velocissime, suscitando fascino e paure, innescando ricordi e visioni custodite da qualche parte dentro, inaccessibile in altri modi. Le mie opere sono pezzi unici, realizzati a mano, con temi ricorrenti, ma mai copie. Mi piace pensare che solo chi sceglie un quadro, innamorandosene per primo, abbia il privilegio di tenerlo con sé, o di donarlo, come una lettera spedita, che il destinatario può rileggere ogni volta che entra in una stanza. Il tutto si racchiude in cornici artigianali, che seleziono con cura una ad una, realizzate dai miei corniciai di fiducia».
Cosa hai voluto raccontare con la tua opera?
«Con l’opera “Tutto il vero del vero al mondo” ho voluto parlare della forza della vita, della natura, simboleggiata da un seno, accogliente come madre terra, ed un’ape, minuscola e silenziosa che si avvicina a ciò che riconosce come meraviglioso. Se riuscissimo a rispettare ciò che è accogliente nei nostri confronti e e ci nutre, nonché gli esseri minuscoli come le api, che “lavorano” silenziosamente anche per noi, forse ci mostreremmo più sensibili, riconoscenti e grati».
Cosa possiamo fare secondo te nel nostro piccolo per fermare il cambiamento climatico?
«Potremmo pensare che ogni cosa che utilizziamo e poi gettiamo via, rimanga accanto a noi, occupi il nostro spazio, la nostra casa, anche se crediamo di averla fatta sparire. Perché il pianeta è casa nostra e per quanto riciclare e differenziare sia indispensabile, produrre meno rifiuti possibile è ancora più saggio. Possiamo scegliere prodotti con pochi imballaggi, non sprecare acqua, acquistare oggetti di seconda mano (quando possibile), vestire tessuti non sintetici, far riparare un paio di scarpe… Insomma, fare piccole scelte quotidiane attivando quella fantastica app che si chiama coscienza. Rispettando l’ambiente, di conseguenza diventeremo esempi anche per i più piccoli che , come imparano ad allacciare le scarpe da noi, possono imparare a chiudere il rubinetto mentre lavano i denti, e mille altre cose… Io cerco di comportarmi sempre come se la parte più severa di me mi stesse osservando, ma non sono impeccabile. Ammetto che però cerco di migliorare costantemente».
Cosa invece può fare l’arte per il nostro futuro?
«L’arte può tutto.
E’ banale questa mia risposta, ma è sincera.
L’arte è ciò che di più elevato possa concepire l’uomo.
L’arte rende sensibili. E chi è sensibile è più rispettoso.
E chi è più rispettoso è capace delle scelte migliori non solo per se stesso, ma anche per gli altri, che siano piante, anziani, insetti, bambini, mare, aria…»
Mirti, premio ILLUSTRAZIONE
Chi è Mirti.
«Mi chiamo Mirti e sono un’illustratrice di 28 anni. Lavoro principalmente in tradizionale (tecnica acquerello) ma ultimamente mi sto spingendo di più verso il digitale (come per l’opera con cui ho partecipato al contest). Sono una persona estremamente romantica, passionale e sognatrice. Metto tutto questo nei miei disegni. Cerco di trasmettere emozioni forti, sperando che chi guarda i miei disegni si emozioni. Disegno un mondo allegro, divertente, il mondo che vorrei. Dove tutto è bello e non esiste il dolore. Lavoro su commissione, collaboro con aziende, partecipo a fiere ed eventi del settore comics e in generale, ogni qualvolta qualcuno mi chiede di disegnare a svariati tipi di manifestazioni o eventi. Amo molto lo studio degli ambienti e degli edifici (che invento) e mi piacerebbe che in futuro i miei disegni si spostassero esclusivamente su questo ambito».
Cosa hai voluto raccontare con la tua opera?
«Come ho detto, cerco sempre di creare un mondo allegro, divertente e spensierato. Certe volte però, come in questo caso, non si può. È giusto anche essere lucidi davanti a qualcosa che non va. Ho preso coraggio e seppure utilizzando colori tenui e comunque delicati, ho aggiunto due lacrime ai miei orsi. Quelle due semplici lacrime raccolgono tutto il dolore e la verità del mio disegno».
Cosa possiamo fare secondo te nel nostro piccolo per fermare il cambiamento climatico?
«Io credo che ognuno di noi debba informarsi. Debba “non fare finta di niente” di fronte a quello che sta succedendo. Talvolta sembra che fare scelte green, che siano attente all’ambiente, possa essere una semplice opzione. Mi capita di sentire frasi come: “no ma io la raccolta differenziata non la faccio”, “no va beh ma io non sono per queste cose”. Come se fosse un’opzione. NON È PIÙ UN’ OPZIONE. Ormai ci si gioca tutto e tutti siamo coinvolti. Da anni cerco di avere una vita ecologicamente sostenibile, alcune volte non è facile. Ma è necessario che troviamo dentro di noi la responsabilità di quel che succede e succederà».
Cosa invece può fare l’arte per il nostro futuro?
«Penso che l’arte possa fare tantissimo. L’immagine è forte. L’immagine è potente e a volte arriva dove la parola non è arrivata. Penso che gli illustratori e in generale chi crea immagini, debba usare il proprio dono a favore di chi non sente o ancora non vuol capire. Dal canto mio, seppure cercando sempre di creare immagini piacevoli, ho intenzione di mettere a disposizione le mie capacità non solo a favore dell’ambiente, ma anche degli animali. Da 7 anni sono vegetariana, sostengo cause e associazioni che difendono la tutela degli animali negli allevamenti intensivi che creano comunque enormi danni ambientali. Sogno un mondo dove gli animali non vengano mangiati. Ho un profondo rispetto degli animali di cui noi dovremmo essere i protettori. Perciò sì, l’arte può fare molto. Se gli artisti avranno il coraggio di mettere in gioco il loro dono per il futuro di tutti. Talvolta fa male disegnare il dolore e la verità. Ma fa parte delle nostre responsabilità di creatori di immagini».
Raul Orvieto, premio per la TECNICA
Chi è Raul Orvieto.
«Buongiorno, mi chiamo Raul Orvieto e sono un artista wildlife ligure che opera prevalentemente nel campo della scultura con estemporanee escursioni in ambito pittorico. Nel mio passato ho una pluriventennale carriera di garden designer e landscape gardener nel mondo dei vip e della moda, la quale mi ha consentito sempre di lavorare a stretto contatto con la natura e gli animali, la mia grande passione. La scultura è da sempre stato un mio pallino/hobby che si è trasformato in professione vera e propria circa tre anni fa. Con le mie opere ho recentemente vinto il Galà canadese 2020 della scultura in legno ed il Campionato nazionale americano 2020 di fishcarving. La scultura che ho presentato nel vostro contest, insieme ad un’altra, è arrivata finalista al Wildlife artist of the year 2021 a Londra. Al momento, gestisco insieme alla mia compagna un laboratorio/galleria d’arte sul porticciolo di Camogli, chiamato “Fish art gallery”, dove esponiamo solo dipinti e sculture sui pesci di mare ed acqua dolce».
Cosa hai voluto raccontare con la tua opera?
«Con la mia opera, che segue la corrente artistica del “Wildlife artivism”, ho voluto denunciare lo stato disastroso dei nostri mari in relazione all’inquinamento da plastiche, e inoltre il grande problema della pesca indiscriminata che sta portando alla rapida estinzione di svariate specie acquatiche tra cui squali e razze. L’utilizzo della razza, come icona per la creazione del logo del “recicle” pone egregiamente sotto i riflettori questa urgente tematica».
Cosa possiamo fare secondo te nel nostro piccolo per fermare il cambiamento climatico?
«Credo che l’accelerazione del cambiamento climatico ci ponga nelle condizioni di dover cambiare radicalmente il nostro stile di vita, fin dalle più piccole cose; un uso più oculato delle risorse, un’attenta gestione dell’energia e un abbattimento degli sprechi diventano un “must” da perseguire negli anni futuri; credo che il saccheggio indiscriminato del nostro pianeta, perpetrato negli ultimi anni ci stia presentando un conto che non siamo in grado di pagare…».
Cosa invece può fare l’arte per il nostro futuro?
«Io, con parte della mia produzione artistica seguo la corrente artistica dell’artivismo e quindi cerco di denunciare le problematiche inerenti gli animali, nella fattispecie quelli marini; cerco di dar voce a chi purtroppo non ne ha. Credo che un artista wildlife, debba non solo dipingere o scolpire la bellezza della natura in maniera ideale, ma portare all’attenzione della gente anche quello che realmente accade, utilizzare il veicolo artistico per sensibilizzare l’opinione pubblica, in maniera che qualcosa possa cambiare. In questa epoca di social network dove il bombardamento di immagini è massivo ed i messaggi si esauriscono in breve tempo seppelliti da altri, spesso il messaggio visivo vale molto di più di tanti testi scritti, quindi in quanto artisti ci dobbiamo confrontare con questo e trarne profitto, in maniera da lasciare il segno».
Roberta Pannozzo, premio ORIGINALITA’
Chi è Roberta Pannozzo.
«Vi ringrazio innanzitutto per questa opportunità. Sono nata nel 1995 a Fondi, dove ho conseguito il diploma di scuola superiore presso il Liceo Classico P. Gobetti per poi intraprendere il percorso accademico nel 2014 presso l’Accademia di Belle Arti di Roma. Scelta più che giusta dato che ho sempre amato disegnare e pasticciare con i colori, entravo in una sorta di trance ogni qual volta mi posizionavo davanti al mio quadernino, avevo sempre la necessità di creare e creare ancora. Nell’aprile 2018 mi sono laureata alla triennale e ho conseguito la laurea magistrale ad ottobre 2020. Lavoro ad olio, acquerello, acrilico e a matita, ho avuto l’occasione di partecipare a varie mostre collettive a Roma, nella mia città e dintorni. Sono totalmente affascinata dal Giappone, tanto che i temi principali dei miei lavori ruotano attorno alla cultura ed estetica giapponese. Ultimamente mi sto appassionando molto all’illustrazione, mi piacerebbe un giorno creare un qualcosa che possa piacere ai bambini».
Cosa hai voluto raccontare con la tua opera?
«Nella mia opera un elemento importante è l’Akai ito, il filo rosso del destino della leggenda giapponese, ho voluto inserirlo stravolgendo un po’ il significato e adattandolo al contesto. Il filo rosso del destino della leggenda originale ci ricorda che sin dalla nascita siamo legati alla nostra anima gemella. E se questo filo non avesse solo una valenza sentimentale, ma rappresentasse anche il destino che noi stessi ci creiamo? In questo caso il pinguino paffutello è arrabbiato con ciò che sta accadendo, prende coraggio e si arma di metro, ago e filo e comincia a cucire il ghiaccio pieno di crepe per far ritornare il tutto come era prima. In questo caso, tramite l’azione del cucire con il filo rosso, il pinguino ha determinato il suo destino e quello degli altri suoi amici».
Cosa possiamo fare secondo te nel nostro piccolo per fermare il cambiamento climatico?
«Penso che ogni nostra singola azione è importante e determina il destino dell’ambiente in cui viviamo. Dovremmo informarci costantemente e condividere le informazioni con chi ci circonda per riuscire a contribuire nel nostro piccolo alla risoluzione di questo grande problema. L’inquinamento di certo è una delle cause più conosciute e più importanti, potrebbe essere diminuito in molti modi, magari rispettando la raccolta differenziata e cercando il più possibile di usare prodotti biodegradabili, cercare di non sprecare energia, gas e acqua in casa e uscire a piedi o in bici se si può fare a meno della macchina. Bisogna aiutare gli animali, aiutare e dare spazio alla natura, che ci torna preziosa anche quando l’uomo l’ha calpestata più volte, basti pensare che una delle soluzioni per risolvere il cambiamento climatico è quella di piantare nuovi alberi».
Cosa invece può fare l’arte per il nostro futuro?
«L’arte è uno dei mezzi di comunicazione più importanti, proprio per questo, deve promuovere idee, lanciare messaggi importanti, catturare l’occhio dello spettatore e smuoverlo nell’anima, lasciandolo vestito solo da sensazioni ed emozioni profonde sulle quali riflettere. Ma tutto ciò che ho appena scritto in realtà è stato fatto. L’arte nel corso del tempo ha fatto molto, ha provocato quando c’era da provocare, ha commosso quando c’era da commuoversi e ha lasciato pensare quando c’era da riflettere. E tutto ciò l’ha fatto in tutte le sue forme, tramite dipinti, performance, sculture, installazioni e così via. L’arte deve dar parola a ciò che non la ha, e con il contest da voi proposto penso che insieme, ci siamo riusciti».
Stefano Tommasi, premio FOTOGRAFIA
Chi è Stefano Tommasi.
«Mi chiamo Stefano Tommasi, Nato a Barga (LU) un giorno di fine Novembre. Mi occupo di fotografia, principalmente di Autoritratti. Adoro il bianco e il nero e la poesia, che cerco di traslare nelle mie visioni fotografiche. Per il resto, ancora vivo».
Cosa hai voluto raccontare con la tua opera?
«L’opera che ho proposto per questo interessante contest, è un’immagine di un lavoro più ampio che ho chiamato “MadreTerra”, e, sostanzialmente, è nato con l’idea di sensibilizzare il tema a noi tutti caro, del rispetto del Mondo in cui viviamo. Motivo per cui, ho trovato idonea questa fotografia e mi fa piacere che l’abbiate apprezzata».
Cosa possiamo fare secondo te nel nostro piccolo per fermare il cambiamento climatico?
«Dal momento che è oramai consolidato il fatto che i “grandi” del Pianeta, ovvero coloro che decidono, se ne fregano altamente, penso che l’unica via sia quella di fare ognuno la sua piccola parte: limitare al minimo tutto ciò che è inquinante, dall’uso strettamente necessario della macchina, al corretto smaltimento rifiuti e mille altre semplici attenzioni; e in primis: boicottare gli allevamenti intensivi, che oltre ad essere dei lager autorizzati, sono fonte di inquinamento incredibile, per non parlare del rischio concreto di pandemie, tema che dovrebbe esserci piuttosto chiaro ad oggi».
Cosa invece può fare l’arte per il nostro futuro?
«Io penso che l’arte sia fondamentale, in tutte le sue espressioni. Ma è più importante essere educati all’arte e alla bellezza. Penso che questa domanda si colleghi perfettamente con la precedente».