Valeria Ciardulli è Art Director e fotografa in erba, come ama definirsi lei. Il suo stile delizioso e mai banale, ci racconta diversi aspetti della quotidianità e non solo.
Breve presentazione.
«Mi chiamo Valeria Ciardulli, ho 40 anni e vivo a Roma. Ho studiato grafica pubblicitaria, finita la scuola ho iniziato subito a lavorare in un’agenzia di comunicazione».
Quando la fotografia è entrata nella tua vita?
«Quando ero adolescente passavo interi pomeriggi in camera oscura tra ingranditore, acidi e vaschette, eredità di mio papà che faceva il fotografo. Poi ho iniziato a lavorare, sono andata a vivere da sola e le priorità sono cambiate. Circa due anni fa, per puro caso, un mio amico fotografo durante una serata di salsa mi ha lasciato la sua macchina fotografica perché voleva ballare e io ovviamente ho incominciato a scattare! Quando ha visto le foto che avevo fatto mi ha proposto di lasciarmela più spesso e così è stato. Scattare foto alle persone mentre ballavano e tirar fuori le loro emozioni è stata un’esperienza bellissima, entravo nelle loro anime. Dopo circa quattro mesi ho comprato una Canon M50 Mirrorless».
Tu di mestiere sei Art director, quanto questo ispira il tuo lavoro fotografico?
«Moltissimo, guardando le mie foto esce fuori tutta la grafica che è in me! Lavorando in agenzia da 20 anni mi sono passate sotto gli occhi tante immagini e questo è stato un vantaggio per quanto riguarda il taglio fotografico e lo stile, ho inconsciamente allenato l’occhio».
“Ironia” è la parola d’ordine secondo noi per i tuoi scatti, quale useresti invece tu per descrivere il tuo stile?
«Stravagante».
Come prendono vita le tue immagini?
«Bella domanda! A volte si aprono dei cassetti nella testa, ricordi presi a caso che facendo dei collegamenti strani mi portano all’idea. Altre volte girando per casa trovo oggetti che attirano la mia attenzione. Capita anche che leggo frasi o sento canzoni che mi accendono la lampadina, insomma cose a caso, qualsiasi input può farmi venire un’idea, l’importante è osservare sempre ciò che mi circonda con occhi curiosi. Poi inizia il processo creativo e inizio a ragionarci su, quello che voglio trasmettere, come interpretarlo in modo che sia chiaro ma nello stesso tempo d’impatto e la maggior parte delle volte ironico. Una volta che ho in testa lo scatto ci metto poco a realizzarlo».
C’è un film, una canzone o un libro che racconta o influenza il tuo modo di vedere le cose e quindi determina anche il tuo stile?
«Il favoloso mondo di Amélie. Un film che trasmette positività e solarità. Amélie è un personaggio delizioso e allo stesso tempo bizzarro, disarmante per la sua spiccata sensibilità. Trasmette fascino e una bellezza a tratti quasi inafferrabile. La bellezza della fotografia e l’attenzione ai dettagli ti immergono in una favola nella quale il quotidiano assume i toni della magia e dove le stranezze e la vita quotidiana si fondono allegramente. Ci sono atmosfere magiche e un delizioso umorismo, creativo ed originale. Riesce a cambiare il nostro punto di vista e aprirci gli occhi su una realtà mai banale. Anche la colonna sonora di Yann Tiersen è degna di nota, ti coinvolge emotivamente. Dicono che ho uno stile un po’ francese e sicuramente questo film ha influito molto sulla mia visione delle cose, principalmente nel guardare i dettagli sotto un’altra prospettiva».
Cosa non deve mai mancare nelle tue immagini? e quando scatti?
«Non deve mai mancare un concept, bisogna sempre cercare di trasmettere qualcosa a chi osserva, la comunicazione è alla base di tutto, che siano immagini, testi, canzoni, video, etc..
Scatto quando mi viene l’idea! Se non riesco nell’immediato la scrivo (ho la memoria a breve termine) e poi appena posso scatto».
Quello dell’arte più di altri settori è stato colpito duramente dagli effetti del Covid-19, cosa ne pensi tu di questa situazione?
«Dovevo andare a Parigi, esponevano una mia foto ed è saltato tutto. Ho letto che alcune gallerie stanno testando l’efficacia delle piattaforme digitali, chissà che non diventi un modo d’acquisto e fruizione dell’arte anche dopo il periodo del lockdown».
Hai qualche progetto particolare a cui stai lavorando o vorresti realizzare?
«@_my_perfect_little_world è un progetto introspettivo di self portrait nato durante il primo lockdown in cui associo al corpo nudo oggetti comuni rendendo ogni scatto originale ed ironico.
Recentemente ho pubblicato un progetto sulla mia interpretazione dei proverbi. In comunicazione ci sono tanti modi per rappresentare un’idea e far arrivare il messaggio. Ho realizzato diversi scatti trasformando i proverbi in immagini giocando con i miei due profili instagram che hanno toni di voce differenti. Quello che ho voluto far arrivare ad un possibile cliente è che partendo dallo stesso concept, in questo caso il proverbio, il messaggio arriverà comunque anche se sono immagini diverse e che la comunicazione va fatta su misura.
Seguiranno altri progetti, le idee non mancano!»
Una curiosità prima di lasciarci.
«Chi mi conosce dice che sono stata rapita dagli alieni per un po’ di anni e poi catapultata sulla Terra perché vivo in un mondo tutto mio».
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