Stefano Nesh Cassano, street artist e disegnatore indie perché lui non ama definirsi artista ma libero e indipendente.
Breve presentazione.
«Stefano “Nesh” Cassano, 30 anni, Bari».
Come e quando hai deciso di dedicarti all’arte?
«Tramite la passione e i consigli di mio nonno, lui era un pittore autodidatta, fu lui a regalarmi i primi colori e le prime dritte utili, con il tempo anch’io da autodidatta mi sono evoluto, ho sperimentato attraverso il writing, la Street art, l’uso delle tele e adesso il digitale, ho cercato, provato a trovare una mia impronta, un mio stile, un qualcosa che potesse farmi identificare dal resto».
E quindi come descriveresti il tuo stile?
«Il mio stile nasce principalmente come una branchia dello “sketch”, appunto si rifà ai tratti pesanti e gli schemi che si utilizzano per impostare un disegno, insomma la cosiddetta traccia. Lo reputo uno stile in continua evoluzione, non mi do mai per scontato, non cerco mai di creare cose banali o comuni».
Che tipo di tecnica usi?
«La tecnica su carta e tela è sempre mista, non mi pongo né regole, né limiti, utilizzo tutto quello che può tornarmi utile e che possa essere riconvertito per lo scopo finale (Pantoni, inchiostri, acquerelli, gessetti, tempere e vernici)».
Come nascono le tue opere?
«Nascono dall’idea di uscire fuori dai soliti canoni, l’idea è quello di creare un progetto finale unendo elementi diversi, creare qualcosa di bello ma allo stesso tempo strano, inusuale».
Che cosa vuoi trasmettere a chi guarda nelle tue creazioni?
«A chi guarda i miei lavori, irrequietezza, voglia di esplodere, il coraggio di tirare fuori quello che si prova attraverso un disegno, l’arte è anche denuncia sociale per me, la mia arte non deve configurarsi con il bello da vedere, ma con l’esigenza di sentire. I miei soggetti non sono quasi mai scontati, devono avere un’anima, non devono cercare necessariamente il bisogno di apparire, devono trasmettere. Concludo che per me l’arte non è l’approvazione spietata attraverso un social, deve essere reale, alla portata di tutti».
Sul tuo profilo instagram ti definisci anche INDIE artist che di solito si usa in campo musicale, ce ne parli?
«Indie è un termine che mi piace molto, perché non mi sono mai definito un artista, troppo pesante, troppo categorica come definizione, preferisco essere indipendente, viaggiare libero per la mia strada assieme ai miei progetti, senza vincoli morali, senza confini. Non mi sento arrivato, anzi ho appena iniziato il mio viaggio in solitaria».
Cosa non deve mai mancare quando lavori?
«Beh, innanzitutto della buona musica, a seconda del mio umore tutto l’ambiente intorno si evolve, preferisco lavorare in solitaria, guru dei miei lavori è il mio amato caffè sul tavolo, sistemate queste piccole cose, tutto il resto è fatto con l’istinto».
Stai lavorando o vorresti realizzare qualche progetto in particolare?
«Sto iniziando a lavorare a un progetto che tratterà alcune icone storiche rivisitate, nell’ambito sociale, parlare di razzismo, omofobia, maschilismo e altri temi, non è mai semplice, io ci proverò attraverso le figure».
Per concludere… hai una curiosità da raccontarci?
«Ho ripreso a disegnare e a creare lavori circa 4 anni fa, dopo una lunga pausa durata 5 anni, è stato come ricostruire tutto da capo, ma mi è servito per trovare la mia impronta e il mio stile».
Scopri il video dedicato all’artista