Vincenzo Guarino è un illustratore e disegnatore attento alle conoscenze delle varie tecniche per raccontare attraverso il mezzo artistico.
Breve presentazione.
«Mi chiamo Vincenzo Guarino, sono nato a Bari (Puglia) e ho 25 anni. Il mio percorso di studi ha poco a che vedere con il disegno e la pittura. Ho un diploma di liceo scientifico ad indirizzo Piano Nazionale Informatica, ho frequentato Ingegneria informatica per poi abbandonare gli studi, trasferirmi al nord per un anno e diplomarmi in Produzione e fonia musicale, il mio ambito lavorativo primario. Al momento sono nuovamente a Bari cercando di costruire una rete di contatti per il mio lavoro».
Come e quando hai deciso di dedicarti all’arte?
«All’età di circa 20 anni mi sono reso conto di sentire la necessità di utilizzare un mezzo espressivo e comunicativo molto potente, ho provato molte cose tra cui anche la scrittura ma ho capito presto che la mia strada era quella “visiva”».
Che tipo di tecnica artistica usi?
«Utilizzo varie tecniche: per la maggiore grafite, matite colorate, matite acquerellabili, acrilici, pennini ad inchiostro. Sono una persona che studia e migliora ogni disegno, è raro che faccia delle esercitazioni a parte e dedicate. Al momento la grafite è la tecnica che so padroneggiare meglio ma ho ancora tanta strada da fare per avvicinarmi fedelmente a come vedo le cose nella mia mente. Spero di raggiungere molto presto questa sicurezza anche con gli acrilici e le matite colorate».
Come descriveresti il tuo stile?
«Onestamente questa è una riflessione che non mi è mai interessata, per me sono troppo importanti i contenuti. In passato credo di aver utilizzato un linguaggio misto tra surrealismo, pop art ed un pizzico di astrattismo. Andando avanti credo che mi stia muovendo di più verso il realismo: solo nella forma, non negli oggetti e nei concetti espressi. Mi piacciono i dettagli e la giusta armonia tra luce ed ombra. Riassumendo più in generale credo che la maturità che sto cercando sia collocata tra l’opera d’arte e l’illustrazione, qualcosa che sia a cavallo tra un arco narrativo tra i dipinti ed allo stesso tempo uno stimolo unico e distaccato per ognuno di loro».
Come nascono le tue opere?
«La mia “fortuna” è che so sempre cosa devo dire, quindi il nucleo del processo è sempre incentrato tra cercare materiale affine da cui accingere per realizzare il tutto ed eseguirlo praticamente. Per la maggiore utilizzo fotografie (spesso fatte da me), immagini, design cinematografici e di videogiochi».
Cosa non deve mai mancare sul tuo tavolo da lavoro?
«Prima di qualsiasi materiale o supporto, la concentrazione. Ho un grosso problema a mantenerla con costanza e qualità ma ci sto lavorando».
Qual è il tuo messaggio artistico?
«In ogni lavoro artistico cerco di concentrare più messaggi che posso ma a tal proposito ho una frase personale che può descrivere il mio fine artistico:”Vedo la vita e tutto ciò che la riguarda come se fosse rappresentata da una sfera. Contorni formati da poli estremi ed opposti ne delineano i confini. All’interno di essa persistono tanti concetti stratificati e complessi. La mia creatività parla di tutto questo ma desidera tutto ciò che potrebbe esistere all’esterno di questa sfera”».
Hai qualche curiosità da raccontarci?
«Al momento ho all’attivo due progetti artistici principali, entrambi con una propria narrativa: il primo, quello a cui tengo di più, è rappresentato dai disegni con titoli che cominciano sempre con dei numeri (es. : +1/-1, +2/-2, +3/-3, ecc ecc). Questo è un progetto molto ambizioso che vede come protagonista un personaggio principale collocato in diverse ambientazioni e periodi storici. Il secondo progetto, quello su cui mi sto concentrando principalmente adesso, prende il nome di “Fake Corpuscles”. Possiede una narrazione più standard, classica e lineare».
Scopri il video dedicato all’artista