Javier Gomez, artista di Panama ma vive e lavora a New York. E’ stato premiato più volte come ambasciatore della divisione americana di Maison & Objet, ha tenuto mostre personali in tutto il mondo e tra i suoi clienti troviamo Fendi Casa, BVLGARI, Cassina, Jamie Drake Interiors mentre tra i suoi collezionisti ci sono personalità come Hilary Swank, Bill Clinton Colin Cowie e Dr. Phil.ASD
Benvenuto Javier, siamo contenti di poter raccontare a chi ci segue il tuo talento artistico… Prima però raccontaci qualcosa di più su di te.
«Sin da piccolo, ho sempre avuto un senso di curiosità molto grande, amo esplorare, sono una persona molto visiva. Ciò ha avuto un grande impatto nella mia vita e nel mio modo di essere. Viaggio costantemente e ho vissuto in diverse città di tutto il mondo, cercando di connettermi con la natura e con le persone, per me si tratta di documentare tutto. Come artista cerco sempre di esplorare e capire quale sarà il prossimo progetto».
Tu vivi in una nelle città più creative del mondo, New York, quanto pensi sia determinante al fine del lavoro artistico vivere in città così vivaci e cosmopolite?
«A New York City ti esponi a culture e ambienti sempre diversi, tutt’intorno si respira un’energia creativa e progressista. Per un artista e per il suo lato creativo è fondamentale assorbire bella energia da tante persone, idee, concetti nuovi e differenti, devo dire che questo è determinante».
Cosa ispira la tua arte sia come fotografo che come designer?
«Come fotografo, la natura è ciò che mi ispira di più perché è perfetta già da sola, i colori di un tramonto, le forme delle piante, i minerali / cristalli mi catturano, mi affascinano. Come designer di mobili, l’architettura del mondo, edifici antichi e moderni, le linee e le forme sono ciò che mi ispirano costantemente ed è così che creo i miei progetti».
ASD: Osservando alcune tue opere troviamo ricorrente il tema dei dettagli, a volte ripetuti quasi a diventare una texture e poi ci sono i colori che sono una vera fonte di energia. Ci racconti come avviene il processo creativo dentro di te?
«Mi ispiro a uno studio reinterpretativo dell’arte antica».
Come sei arrivato a scoprire e a sviluppare il tuo peculiare stile?
«Sono sempre stato attratto da antiche conoscenze che ci sono state nascoste o non insegnate nei paesi occidentali. Sono stato attratto per esempio, dalla cultura asiatica sin da quando ero bambino. Viaggiando ed esplorando ho scoperto l’incanto del fiore della vita e di come la geometria e la matematica siano il linguaggio dell’universo. Io volevo implementare nella mia fotografia Il modo in cui il creatore si esprime attraverso la natura, con schemi ripetitivi, ed è cosi che ho iniziato. Volevo che le persone imparassero sulla geometria sacra, suscitando curiosità e facendo domande quando guardano il mio lavoro».
Da fotografo che predilige i dettagli architettonici, c’è una città italiana in particolare che preferisci e che ti piacerebbe visitare?
«Amo l’Italia, il mio bisnonno era calabrese. Amo l’architettura in generale, ci sono stili diversi a seconda di dove ti trovi, e in qualsiasi angolo guardi. Mi piace l’architettura a Roma, Firenze, Portofino, Napoli e vorrei conoscere Venezia e la Sicilia».
Quello dell’arte più di tanti altri settori è stato duramente colpito dagli effetti del Covid-19, cosa ne pensi di questa situazione?
«Credo sia un ottimo momento per essere creativi e per esprimere come ci sentiamo in modo da poter essere d’ispirazione per gli altri. Il futuro ora riguarda il benessere e l’arte è una forma di benessere, per questo è molto importante continuare a creare. Essere in grado di esprimere amore e non avere paura, dovrebbe essere il nostro primo obiettivo».
Ringraziamo Silvia Urgeghe Marketing Manager di Javier per averci fatto da tramite sia per il contatto che per la traduzione dell’intervista.
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