Elisa Fantinato è una pittrice dallo stile raffinato che ha l’esigenza, di riportare su tela le espressioni e le situazioni che l’essere umano vive.
Breve presentazione.
«Sono Elisa Fantinato, nome d’arte Efant, nata a Padova nel 1984. Dopo aver conseguito la maturità artistica e un corso come decoratrice artistica d’interni e trompe-l’oeil, la mia passione si sviluppa, in maniera crescente, negli anni. Il mio sviluppo artistico figurativo, dopo anni di pittura su legno, vive un momento importante nel 2011, quando inizio ad eseguire volti ed espressioni su tela e legno. C’è qualcosa nelle persone, nella natura e nel mondo circostante, che mi affascina. Nasce l’esigenza, sempre crescente, di dire qualcosa, di comunicare. Di trasmettere sul supporto le emozioni dell’essere umano. I colori sono fluidi, l’acqua è l’elemento principale di mobilità del tratto e del segno. Fluidità come tecnica per esternare le emozioni che diventano Emozioni Pittoriche. Ed è tutto di ciò di cui viviamo giornalmente, non per scelta ma per imposizione della vita. La convivenza e la gestione di tali Emozioni ci consente di sentirci ed essere vivi.
Ho partecipato ad eventi nell’ambito artistico come ad esempio ArtePadova e la rassegna Art&Design, del Fuorisalone del Mobile di Milano. Espongo attualmente, sia in forma personale che collettiva, in contesti culturali come le Ville Venete, dove natura, uomo e bellezza si fondono insieme. La bellezza, a mio parere, va apprezzata e amata ogni giorno».
Quando hai deciso di dedicarti all’arte?
«Ho deciso di dedicarmi all’arte in giovane età. In primo luogo, era una passione semplice oltre che una materia di studio. Negli anni questa passione è diventata qualcosa di più profondo.
Di continuo. È un ricercare me stessa. È un aiuto per crescere sia professionalmente che umanamente».
Che tipo di tecnica usi?
«Uso la tecnica dell’acrilico e dell’acquerello su legno o cartoncino telato».
Come descriveresti il tuo stile?
«Il mio stile si può definire figurativo».
Come nascono le tue opere?
«Le mie opere nascono prettamente dalle emozioni e dalla necessità di fermarsi ad “ascoltare” in un’epoca frenetica e veloce. Le persone sono la mia prima fonte d’ispirazione. Le loro aspirazioni, i loro sogni, le loro aspettative e le loro delusioni».
Quale colore non deve mai mancare nella tua tavolozza?
«Nella mia tavolozza non deve mai mancare il Terra di Siena. È una presenza costante nelle mie opere. È legato alla terra e al contatto con essa. Alle origini. L’oggi è grazie a ieri».
Tra le esperienze che hai fatto, ce n’è una in particolare che ti ha dato più soddisfazione?
«Ho dei bellissimi ricordi legati a delle esposizioni artistiche in alcune Ville Venete. L’uomo può essere artefice di grandi cose. Può tramandare, creare e costruire lasciando un segno nel tempo.
Da queste esperienze, spesso all’aperto e a contatto quindi con natura e bellezza architettonica, ho capito l’importanza di lasciare un segno nelle emozioni delle persone ed è lo scopo della mia missione artistica».
Qual è il tuo messaggio artistico?
«La tecnologia, la fretta e una nostra interpretazione dell’impiego del tempo, ci ha privati delle emozioni. Manca il passaggio di “fermarsi ad ascoltare”. Una persona che ti parla, un fiore o un animale, un oggetto, un ricordo. È insignificante se esso sia un essere vivente oppure no, non fa differenza, non sentiamo comunque più nulla. In realtà solo la relazione continua tra l’essere umano e il confronto può farci avanzare. Crescere. Migliorare.
Da questa base nasce l’esigenza, sempre crescente, di dire qualcosa, di comunicare, di trasmettere, di capire. Di riportare su tela o legno delle espressioni o delle situazioni che l’essere umano vive».
Una curiosità prima di salutarci?
«Un giorno ricevo una chiamata.
È una signora, 50 anni. Voce tenue, gentile, quasi un sussurro.
Non ha intenzione di acquistare ma nemmeno la necessità di vendermi fortunatamente qualcosa ?.
Si scusa per il disturbo e mi racconta che ha visto alcune mie opere in un luogo dove erano in quel periodo in esposizione.
Mi dice semplicemente così: “La ringrazio, le osservavo e vedevo il riflesso di me stessa. Ho fatto questa affermazione anche all’amica che era con me e ha avuto la stessa sensazione. Anche lei ha visto una parte di sé in quelle opere. Grazie, perché inaspettatamente, mi sono sentita meno sola e l’umore e la mia giornata sono cambiati in meglio”.
Porto con me questo ricordo in maniera costante. L’arte dovrebbe servire a riempire e ritrovare il contatto con noi stessi e con gli altri.
Ed è così che “Emozioni Pittoriche” si possono trovare anche all’ingresso di un edificio, di un portico, di un ufficio, dove qualcuno passa e i propri impegni mentali della giornata si trasformano in luce per gli occhi e in colore per l’anima».
Scopri il video dedicato all’artista