Marco Gaiotti è un fotografo naturalista che spinto dalla sua passione artistica visita posti incredibili e immortala gli animali nel loro ambiente naturale.
Quali studi hai fatto?
«Dottorato di ricerca in ingegneria navale».
Raccontaci il tuo percorso artistico.
«Nel 2007 ho scoperto, quasi per caso, gli ambienti selvaggi dell’Africa Australe, e con essi la passione verso la fotografia naturalistica, che mi spinge ogni anno a esplorare gli habitat più incontaminati del nostro pianeta. Nel 2009 ho trascorso un mese in Alaska ad osservare la fauna e gli spettacolari paesaggi locali, in completa autonomia, campeggiando nella natura selvaggia. Da questa esperienza cresce la voglia di dare un tono più professionale alla passione per la fotografia.
Nell’autunno del 2013 ho partecipato a una spedizione alle Isole Svalbard, pochi giorni prima della notte artica. I risultati di questa avventura fotografica si traducono in pubblicazioni sui più importanti quotidiani internazionali, fra le quali una stampa a doppia pagina sull’edizione cartacea del “The Guardian”.
Negli ultimi anni il mio stile si è orientato verso la fotografia naturalistica ambientata, dove il soggetto animale viene ritratto enfatizzando il contesto in cui esso è inserito. La foto si carica di significato quando l’ambiente circostante caratterizza fortemente l’immagine, ed il vero soggetto ritratto sembra proprio essere l’habitat naturale».
Guardando i tuoi scatti si nota subito che il protagonista è la natura nello specifico gli animali, come mai questa scelta?
«Ho iniziato a scattare dedicandomi al paesaggio, ma poi ho capito che la mia vera passione era la vita animale, e in particolare la correlazione fra specie e habitat, che cerco sempre di evidenziare in ogni mio scatto. Gli animali mi sono sempre piaciuti, fin da bambino mi hanno affascinato e questo penso si sia poi riflesso nel mio modo di fotografare».
La varietà degli animali e dei luoghi da te fotografati è ampia. Come organizzi e scegli i viaggi che poi fai?
«Tendenzialmente la scelta avviene in modo più o meno casuale dentro una rosa di destinazioni che sono nella mia lista di posti da vedere. Spesso decido solo poche settimane prima dove andare, in funzione degli amici fotografi che mi possono seguire per meglio condividere le spese. Spesso i miei viaggi sono molto simili a normali viaggi turistici, semplicemente decido di trascorrere qualche giorno in più in determinati posti cercando di avere piena flessibilità in particolare sulle ore di alba e tramonto, per sfruttare la luce migliore».
C’è un luogo da te visitato e fotografato che ti è rimasto particolarmente nel cuore?
«Sicuramente l’Artico è un posto che mi affascina particolarmente, soprattutto in inverno nonostante il clima estremo. Anche il Kenya è un posto dove cerco di tornare ogni volta che posso».
Quale sarà la tua prossima metà?
«Non ho ancora nulla di stabilito, eccetto un workshop in Alaska a inizio settembre. Prima potrei fare un giro in Madagascar, o forse in Indonesia».
Hai nuovi progetti fotografici in mente?
«Sto lavorando ad un libro intitolato “Habitat”, interamente dedicato alla fotografia naturalistica ambientata, che ritrae specie da tutto il mondo, alcune delle quali fortemente minacciate».
Un consiglio fotografico?
«Cercare sempre di guardare la foto nella sua completezza in fase di scatto, senza concentrarsi esclusivamente sul soggetto, altrimenti si perde di vista la composizione».
Curiosità se ce ne sono?
«Sono maestro di sci, ma di lavoro faccio oramai altro».
Scopri il video dedicato all’artista