Mimmo Padovano, un pittore che nella tavolozza ha sempre presenti le tonalità delle terre, i grigi e i grigi colorati… dall’ocra ai bruni».
Breve presentazione.
«Sono un artista di origini campane (di Pagani in provincia di Salerno), ma vivo e lavoro da più di vent’anni a Genova. Dopo aver conseguito il diploma di maturità artistica ho completato gli studi presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli, corso di Pittura, successivamente mi sono laureato in Sociologia, area dei fenomeni culturali e comunicativi. Già durante gli studi ho iniziato a realizzare ed esporre i miei lavori».
Che tipo di tecnica usi?
«Le tecniche che utilizzo sono diverse e vanno oltre alla definizione di tecnica mista in quanto variano molto sia i supporti che i materiali, forse si potrebbe definire una tecnica ibrida tra grafico-pittorica e plastica, infatti in molte opere oltre alla parte grafica e pittorica ci sono altri elementi formali che sono ora scolpiti o incisi, ora modellati e aggettanti dalla superficie della materia che li accoglie e ingloba».
Come nascono le tue opere?
«I lavori iniziano da miei bozzetti e disegni, stampe o foto (che modifico con interventi grafici e pittorici), poi assemblo il tutto su vari materiali, quasi sempre i bozzetti, oltre agli elementi bidimensionali, hanno una parte tridimensionale che io modello, sagomo e ricopro con varie malte o impasti, infine c’è la stesura si diversi strati di pittura per raggiungere le cromie e le texture desiderate».
Abbiamo notato che in alcune tue opere c’è la fusione tra la figura umana e la parte inerte, cosa raccontano le tue creazioni?
«In molti lavori emerge la poetica del frammento, (sia esso di un corpo, di una macchina, un elemento naturale o un manufatto). Il frammento (sia esso naturale o artificiale) come tassello, coccio, parte di un insieme formale, porta in sé la memoria, il rimando alla configurazione originaria dalla quale è scaturito. E’ un prodotto casuale che possiede ed emana quell’energia, quella tensione volta alla ricomposizione di quell’unitarietà – di quella parvenza di completezza – da cui è derivato e a cui tende, la sua parzialità costituisce la sua forza, è il catalizzatore sia dell’essenza che dell’assenza. Altre specificità delle opere (che potremmo definire come una sorta di bassorilievi pittorici) sono la forte materialità pittorica, la resa plastica e la simulazione dei materiali. In molte opere sono evidenti interventi grafico-pittorici su particolari della figura umana… in questi lavori elementi formali invadono, attraversano e modificano alcune parti del corpo umano. Inserimenti grafico-pittorici che a volte invadono, celano o trasformano particolari anatomici, altre volte si dissolvono, si trasformano (attraverso una sostanza fluida o densa) che contagia, contamina e si espande su alcune parti del corpo; una sorta di virus che s’insidia sottopelle modificando la morfologia dell’individuo che lo accoglie con disarmante impassibilità. (il ciclo inizia al 2007-2008, ben prima della comparsa del Covid-19, SIC!!)»
Quale colore non deve mai mancare nella tua tavolozza?
«Dato che le mie superfici pittoriche rimandano a materiali naturali come legno, pietra, terra, mura, o roccia calcarea… nella mia tavolozza sono sempre presenti le tonalità delle terre, i grigi e i grigi colorati… dall’ocra ai bruni».
Qual è il tuo messaggio artistico?
«Nelle mie opere cerco di far emergere e di superare, anche metaforicamente, l’apparente contrapposizione e contraddizione di alcuni concetti come completezza, frammentarietà, unicità, marginalità e residualità; e di superare le definizioni di alcune qualità (come durezza, resistenza, fragilità), il tutto riferito non solo ai materiali e agli oggetti, ma anche e soprattutto alla materia psico-fisica dell’individuo».
Stai lavorando a qualche progetti in particolare?
«Da qualche anno sto lavorando alla serie “Body and Stone”, opere dove il corpo umano, o meglio parti del corpo, condividono lo stesso strato di materia plastico-pittorica con altri frammenti naturali (come pietre o sassi) o frammenti industriali o meccanici, una commistione di elementi e forme, “Resti” indefiniti, marginali e assolutamente parziali ma, ancora una volta, “Primari”».
Qualche curiosità su di te?
«Non mi piace cucinare».
Scopri il video dedicato all’artista