In mostra dal 6 aprile al 4 maggio 2024 presso la Homegallery OAH di Ivrea, la personale di LA CHIGI, vincitrice della terza edizione del premio ArtRise 2023.
La mostra, accompagnata dal testo critico di Margaret Sgarra, si sviluppa a partire da una ricerca personale dell’artista che indaga la comunicazione all’interno delle relazioni umane e, di conseguenza, riflette sul senso del nostro tempo di vita. Le opere in esposizione usano il dispositivo del gioco, il sorriso e l’assemblaggio di oggetti con storie differenti per generare – con le loro vestigia – riflessioni problematiche sul nostro presente, sulle solitudini che ci abitano al fine di superarle insieme. Il visitatore viene immerso in un percorso artistico molto intimo dove la propria curiosità sarà l’elemento essenziale per decifrarlo. Una mostra che richiede di tornare alla semplicità bambina per assumersi le proprie responsabilità; un ossimoro che invita alla leggerezza della vera profondità.
“Al con_tempo noi” è un invito al pensiero singolare e plurale, che ci permette di agire in modo unico e personale ma altruisticamente, in cerca dell’altro non per mancanza ma per generare e moltiplicare la vera ricchezza. Il tempo è la chiave per ogni relazione, è ciò che dà valore all’altro: “E’ il tempo che hai perduto per la tua rosa che rende così importante la tua rosa” ( A. de Saint Exupery, Le Petit Prince)
In copertina: La Chigi, La cura, 2023
Titolo AL CON_TEMPO NOI
mostra personale di LA CHIGI
Dove: OAH_Homegallery– via San Gaudenzio 10/b 10015 Ivrea (Torino)
Quando: dal 6 aprile al 4 maggio 2024
Visite su appuntamento a info@openarthouse.it
LA CHIGI
Nata a Bassano del Grappa (VI, 1979), lavora attraverso installazioni e ready made con materiali non convenzionali e “objets trouvès” sul linguaggio e sulla Casa, spazio fisico e luogo dell’anima. I suoi progetti hanno tra i temi d’indagine anche il vissuto e le storie altrui con riferimento all’Arte partecipata e alla condivisione in collaborazione con altri individui. Le sue opere sono state esposte in mostre collettive, nazionali e internazionali, e personali in spazi pubblici e privati in Italia e all’estero tra cui la mostra dei finalisti di We Art open (2024) a Venezia, Malamegi Lab Milan 23′ (2024) a Milano, ArtRise (2023) all’Open Art House, Ivrea (TO) – di cui è stata vincitrice -, Mediterranean contemporary art prize (2023) al Castello di Monteserico (PT), “ArtKeys prize” (2022 e 2020) ad Agropoli, “Ridefinire il gioiello” (2024 e 2022) a Casalmaggiore (CR), il festival DeSidera (2021) a Trieste, i progetti curatoriali “Kunststraße 2023” a Schorndorf (DE), “I sentimenti nell’acqua” (2024) e “Mediterraneo. La società del rischio”, BACS, Leffe (BG), a cura di Patrizia Bonardi e “Human rights?” a Rovereto (2023-2020) e “Pride by your side 2021” a Roma (2021), la bipersonale “Trame” a Circuiti dinamici, Milano (2023) in quanto vincitrice di “CIRCUITI CONDIVISI – nuovi punti di vista DINAMICI” (2022) e le personali “Memorie d’istanti” a Bunkervik (BS) (2023), “Questa stanza non ha più pareti”, Lazzaretto di Cagliari (CA) (2021), a cura della Galleria Siotto, “Distanze” alla Galleria Contempo, Pergine Valsugana (TN) (2020) e “Altrove” presso la Regione T.A.A. (2020). Le sue opere fanno parte di collezioni pubbliche e private in Italia e all’estero, tra cui quelle della Fondazione Campana della pace (Rovereto TN), Museo Andriollo (Borgo Valsugana TN) e della Regione T.A.-A. e sono state pubblicate su cataloghi tra cui lo special issue Covid19 della No Name Collective Gallery.
Vive e lavora a Trento.
“Mettersi in gioco: quando vivere è l’unica regola” testo di Margaret Sgarra
“Le immagini di leggerezza che io cerco non devono lasciarsi dissolvere come sogni dalla realtà del presente e del futuro” Italo Calvino
Quando si racconta una storia, l’attenzione viene posta al susseguirsi di vicende che si sviluppano intorno ad alcuni individui: le loro azioni, le loro interazioni, il mondo in cui si rapportano e si muovono nell’ambientazione determinano la modalità con cui si susseguono gli eventi. Le dinamiche che si vengono a creare tra le individualità in questione sono influenzate dal modo in cui comunicano tra di loro. L’immaginazione, l’immedesimazione e l’interpretazione di chi resta in ascolto o chi osserva questo scenario costituiscono la parte integrante del racconto. Le scene, percepite con sguardi differenti, suggeriscono letture diverse. La Chigi, nella sua ricerca artistica, si sofferma sui temi delle relazioni e interazioni umane attraverso lo studio delle circostanze, in compagnia di altri individui. La mostra personale AL CON_TEMPO NOI è la restituzione del Premio vinto nell’ambito di ArtRise 2023 promosso e organizzato da Open Art House grazie all’opera Let’s play us. Il percorso espositivo pone l’attenzione su tre fattori: la relazione, la comunicazione e il tempo in cui esse si sviluppano. Il concetto di “gioco” diviene uno strumento per invitare il fruitore a porre l’attenzione su tutte le componenti materiche e metaforiche presenti e a coglierne significati personali, un invito ad avvicinarsi all’altro e a ricercare soluzioni in risposta al conflitto.
Le opere presentano tutte strutture complesse realizzate con tecniche differenti: dall’installazione polimaterica statica, all’azione partecipata che implica un coinvolgimento attivo di spettatore e artista fino ad arrivare ai libri d’artista.
Let’s play us costituisce l’opera più emblematica della mostra: un’installazione che rimanda ad una rivisitazione del gioco del domino in versione trasparente. Le tessere utilizzate in questa installazione sono trasparenti e conservano al loro interno dei micro personaggi colorati. A livello strutturale e concettuale, il gioco del domino rappresenta un’interazione matematica tra due soggetti che si rapportano per vincere una partita. La Chigi rielabora l’idea di gioco spostando l’attenzione dalla competizione alla collaborazione. Non ci sono strategie, solo possibilità. Le tessere possono dare vita ad una molteplicità di combinazioni e l’artista pone l’attenzione sugli incontri e le strade che si possono percorrere nella vita grazie a questi ultimi.
Il rimando alle possibilità è evidente anche in Janas, una complessa serie di piccole installazioni singole che consentono all’artista di raccontare le vicissitudini quotidiane ipotetiche o reali di alcuni piccoli personaggi alle prese con la vita stessa, cercando il proprio sogno. Si tratta di metafore racchiuse dentro luoghi immaginari ma al contempo reali. Le scatolette metalliche di pesce sono una metafora delle case interiori. Fil rouge delle storie che vengono narrate all’interno sono gli objets trouvés e altri materiali rigorosamente non in scala.
Di tono più cupo è invece Hotel Voyeurs,installazione polimaterica che ci viene proposta in due esemplari in dialogo tra loro. L’oggetto artistico mette in scena uno scenario distopico futuro in cui l’umanità si trova bloccata all’interno di una struttura a scomparti. Le piccole parti, rigorosamente trasparenti, sono un riferimento alle proprie gabbie interiori e ai conflitti presenti nella relazione. All’interno dei piccoli spazi, l’ossigeno è limitato e l’atmosfera claustrofobica dall’esterno, invece, tutto appare così ordinato e preciso. Un possibile riferimento è quello della diffusione del Covid-19 e alle modalità forzate di usufruire degli spazi. Sta a noi, però, aprendo e chiudendo cassetti, la possibilità di aprire spazi ideali di dialogo e unione.
(di)STANZE è una serie costituita da tre libri realizzata dall’artista durante la pandemia. Partendo dal titolo stesso dell’opera (si allude a distanze emotive percepibili anche in un medesimo ambiente domestico e all’idea di stanza stessa) ci si focalizza sul rapporto che si crea tra chi legge e chi scrive, tra l’artista e il fruitore, in una dinamica relazionale fatta di scambi e condivisione emotiva in cui possono verificarsi delle incomprensioni, sottolineando così i limiti della comunicazione stessa e la necessità di ascoltare per comprendere.
Il prendersi cura di sé e degli altri è la tematica centrale di La cura: il messaggio che l’artista veicola è la necessità di ristabilire un senso di pace, un metaforico passaggio dall’egoismo e dal desiderio di possesso della guerra alla risoluzione e alla pace. I conflitti sono superati attraverso la solidarietà. The game of life si focalizza sulle conseguenze delle nostre azioni: le circostanze ci permettono di “metterci in gioco” facendoci scoprire chi siamo noi e chi sono i nostri compagni di squadra e i nostri “avversari”. Ritorna l’idea di dimora: le nostre case, col nostro bisogno di protezione, si confrontano con quelle degli altri, le nostre azioni con le loro.
The alphabet intimacy è un’installazione che combina due tipologie di forcine per capelli di diverse dimensioni al fine di dare vita ad un nuovo tipo di alfabeto. All’interno di una relazione di coppia, i due partner rapportandosi l’uno con l’altro creano un nuovo e personale linguaggio, fatto di mediazioni e di intimità, per capirsi e quindi incontrarsi. Il materiale usato è comune e prosastico ma ricco di rimandi simbolici ai capelli e quindi alla sensualità e alla sessualità. Tra le lettere emergono le due parole ricorrenti delle dinamiche relazionali: love e home.
Le scatole metalliche ritornano nell’opera Special Opening: un’installazione polimaterica che evoca la struttura di un totem con scompartimenti aperti, un’allusione al mettere in mostra quello che custodiamo dentro. Lo spazio diviene un ipotetico luogo per ascoltare e riconnettersi al proprio Universo interiore.
Caramelle da una sconosciuta conclude il percorso proposto e invita ulteriormente il fruitore ad avvicinarsi attraverso il suo coinvolgimento. L’artista ci chiede di fare una scelta che rappresenta un’azione simbolica: quella di prendere in modo casuale una caramella. Ogni involucro riporta al di sopra una lettera. Questo gesto ci mette metaforicamente in connessione con l’artista stessa, un modo per prendere qualcosa di suo e di darle in cambio un senso di fiducia. Successivamente, le suggestioni evocate da questa azione vengono rivelate all’artista stessa creando così una reciprocità maggiore tra le due parti. Comunicazione, relazione e tempo riescono a convivere e a trovare una propria dimensione.
AL CON_TEMPO NOI è quindi una mostra che sottrae l’idea di gioco alla dimensione competitiva fatta di strategia e di regole e porta i giocatori, spettatori e partecipanti, a rischiare e a mettersi alla prova sostituendo le regole alle emozioni.