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L’animo curioso si riflette nell’approccio creativo ed eclettico

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Federico Mele, un illustratore e fumettista cresciuto in un ambiente artisticamente florido ha trovato la sua strada nel disegno.

Presentazione di rito
«Sono Federico Mele, 29 anni a febbraio, nato a Maglie (Lecce) ma vivo a Roma da 4 anni, dove conto di rimanere ancora un bel po’».

Quali studi hai fatto?
«Ho iniziato a studiare arte e fumetto appena uscito dal liceo linguistico, mi sono diplomato alla Scuola Internazionale di Comics di Pescara al triennio di fumetto, dove ho incontrato per la prima volta con le regole del disegno e del racconto. Successivamente ho continuato e ampliato la mia formazione presso la Scuola Romana dei fumetti, a Roma, terminando il triennio di Disegno e Tecnica del fumetto. Qui ho anche studiato al corso annuale di Sceneggiatura e (ri)scoperto il mio amore e la mia attitudine per la pittura. Attualmente, sempre alla romana, frequento il quarto anno di fumetto (specialistico in fumetto autoriale)».

Raccontaci il tuo percorso
«Il mio percorso artistico però inizia molto prima. Ho incominciato a inventare storie e illustrarle da quando ero bambino. Recentemente ho trovato dei quaderni delle scuole elementari che contengono dei primordiali tentativi di libro illustrato. Sono cresciuto in un ambiente artisticamente florido, mia madre è laureata all’Accademia di Belle Arti in restauro e negli anni della mia infanzia dipingeva, oltre che leggere e inventare per me montagne di fiabe per farmi addormentare. Mio padre mi ha trasmesso l’amore per il fumetto e un approccio al disegno più grafico, che si porta dietro dall’adolescenza. Avevamo i nostri appuntamenti fissi in edicola, in fumetteria e alle fiere di settore, che mi hanno permesso di formarmi come appassionato e lettore. Il resto è stato semplicemente crescere portando costantemente avanti questi imprinting, fino a decidere di farne una professione».

Quale tecnica usi e come definiresti il tuo stile?
«Le tecniche che uso, così come gli stili attraverso i quali mi piace esprimermi, sono molteplici. Ho un animo curioso e sfaccettato e questo si riflette nel mio approccio creativo che è… eclettico. La tecnica pittorica che preferisco è però l’acquerello, in cui realizzo la maggior parte dei miei dipinti da qualche anno a questa parte. Il fattore di imprevedibilità dato dalla natura viva e cangiante dell’acqua mi entusiasma, facendomi vivere il momento della pittura in maniera sempre un po’ avventurosa. Inoltre, essendo una tecnica che richiede tempistiche relativamente rapide, si sposa bene con la mia natura frenetica e impaziente. Con l’acquerello, cerco di trovare la bellezza nel caos. Che è un po’ come funziona anche la mia vita. Mi piacciono comunque molto anche il disegno a china e quello a matita. Inoltre uso spesso il digitale, photoshop, per lavori di pittura digitale o di fumetto. Lo trovo molto stimolante, oltre che fondamentale oggigiorno per affacciarsi realmente al mondo del lavoro. Di stili ne ho diversi, mi sposto e mi reinvento a seconda di quello che voglio raccontare attraverso l’immagine che sto creando. Cartoon, realistico, grottesco.Credo che il mio stile sia più un fattore emotivo, in relazione alle tematiche e all’atmosfera delle mie opere, più che un fattore prettamente grafico».

Come prendono vita le tue opere?
«Le mie opere partono quasi sempre da un’idea, un’intuizione, o un’ispirazione esterna. Magari vedo una foto o un quadro che mi rimanda determinate sensazioni, o mi riaffiora alla mente una suggestione figlia delle mie letture o delle mie visioni, e la metto su carta. Altre volte ho semplicemente voglia di dipingere e scelgo un soggetto che sento vicino, o che mi riesce relativamente semplice, per provare di nuovo a giocare con i colori come facevo da bambino… ma quella leggerezza è davvero difficile da ritrovare da adulti. Per quanto riguarda le storie, mi sono accorto che i momenti di massima ispirazione sono quelli in cui viaggio e guardo in silenzio fuori dal finestrino. Lo scorrere senza sosta del paesaggio fa viaggiare anche la mia mente».

Raccontaci la tua passione per i fumetti
«Come dicevo, questa l’ho ereditata da papà. Quand’ero piccolo ho iniziato a leggere con Topolino, Geppo, quello che mio padre mi portava dall’edicola. Poi un giorno, sempre papà, mi regalò una ristampa del numero uno dei Fantastici 4 di Lee e Kirby e mi si spalancò la porta del fumetto americano. Ho poi continuato da solo ad esplorare il mondo comics, confrontandomi da ragazzino con pilastri come Maus di Spiegelman e Corto Maltese di Pratt che mi hanno fatto capire quanto il fumetto potesse essere grande, denso come la letteratura e catalizzante come il cinema. Poi sono arrivati Leo Ortolani, con il suo Ratman, e Mike Mignola, con Hellboy, che ho amato così tanto da iniziare a pensare di voler davvero essere anch’io un creatore di storie, un fumettista, proprio come loro. Il fumetto è un linguaggio grandioso e ricco, capace di essere immediato, ma allo stesso tempo complesso, ed è perfetto per me dato che mi permette di unire la mia propensione al racconto e alla scrittura alla mia inclinazione artistica (la seconda rimane comunque, nelle mie intenzioni, quasi sempre al servizio della prima)»

Cosa non deve mai mancare sul tuo tavolo da lavoro?
«Vediamo… direi innanzitutto un pc da cui poter mettere della musica. Mi piace lavorare con dei sottofondi musicali, spesso adeguati al tipo di lavoro che sto eseguendo.Lo stesso pc lo uso anche per documentarmi e cercare fotografie o quadri che fungano da riferimenti, se si disegna solo quello che si ha in testa non si impara mai niente di nuovo. L’arte, per me, è continua scoperta, di sé e di ciò che ci circonda. E poi, ovviamente, fogli, matite, pennarelli, carta da acquerelli, acquerelli, pennelli. E un posacenere. Non si sa mai».

Quali sono i tuoi progetti futuri?
«Sto lavorando a due libri a fumetti, entrambi da autore completo. Uno è molto impegnativo graficamente, e anche molto lungo, è una fiaba dark ed è pensato per il mercato delle librerie. L’altro è molto più leggero, più corto e sarà, almeno inizialmente, un’autoproduzione. È una parodia politicamente scorretta di un noto personaggio del fumetto italiano. Le due opere hanno stili grafici, approcci narrativi e target completamente diversi tra loro».

Qual è il tuo messaggio artistico?
«Non so se ho un messaggio artistico. Ho una mia idea di arte, intesa come espressione e trasmissione emotiva, come comunicazione. Non come esibizione di talento.Il mondo è un posto difficile, ma è qui che siamo nati. La vita è dura, ma è l’unica che abbiamo. L’arte addolcisce e arricchisce le nostre esistenze, da sempre, nelle maniere e nei linguaggi più disparati. Pensare di contribuire, anche solo con un granello di sabbia, a creare questa sorta di gigantesca, immortale spiaggia di riflessione e bellezza, beh… mi piace molto. Mi fa sentire vivo e felice di quello che sono».

Qualche curiosità?
«L’anno scorso mi sono tagliato accidentalmente il tendine flessore del pollice destro. Quello della mano con cui lavoro. Ora sono di nuovo attivo, ma è stata un’esperienza traumatica, non ho potuto disegnare o suonare (ho anche l’hobby della musica) per mesi, senza sapere quando e se avrei del tutto recuperato. Confrontarmi con l’impossibilità espressiva mi ha fatto capire quanto tutto questo per me sia fondamentale, e non solo perché ci lavoro, ma perché è, appunto, parte integrante del mio essere. Capire realmente questa cosa, anche se per farlo ho dovuto guardare una palude bella tosta, è stato un passaggio fondamentale nella mia consapevolezza artistica. Anche nei momenti in cui odio i miei disegni (tantissimi, forse quasi tutti), in cui non mi sento all’altezza dei miei riferimenti, in cui la fede nelle mie capacità vacilla… ora so comunque, sempre, quanto è importante e prezioso quello che ho. E a tutti i professionisti, o gli aspiranti tali, mi sento di dare un consiglio forse scontato ma estremamente utile: fate sempre attenzione alla mano con cui create le vostre opere. Non datela mai per scontata. Ed evitate di raccogliere in aria bicchieri di vetro che stanno cadendo dalla vostra scrivania»

Scopri il video dedicato all’artista

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