Marcello Silvestre è un architetto, un designer e uno scultore. Spesso queste sue capacità artistiche si fondono meravigliosamente insieme per dare vita ad opere espressive e dall’intenso messaggio.
Breve presentazione.
«Sono un architetto nato a Napoli nel 1977. Ho lavorato soprattutto su concorsi di architettura per la realizzazione di edifici pubblici. Il risultato più prestigioso ottenuto in questo campo è stato nel 2010 con la realizzazione del Padiglione Italiano all’Expo di Shanghai. Negli ultimi anni mi sono progressivamente allontanato dalla progettazione di edifici per concentrarmi sul design e sul retail collaborando con brand di alta moda italiani ed esteri. Inoltre ho avuto il coraggio di seguire la mia più grande passione e ho deciso di iniziare una ricerca artistica che, fortunatamente, sta prendendo sempre più spazio nella mia vita».
Raccontaci il tuo percorso artistico.
«Sin da piccolo ho sempre amato il disegno e la scultura, due passioni che all’università hanno iniziato a dialogare con lo strumento digitale e con l’architettura; col tempo mi sono specializzato in visualizzazione architettonica (3D/Rendering) e in concept di edifici molto scultorei. Circa 8 anni fa per un lavoro di prototipazione di gioielli che mi era stato commissionato ho acquistato la mia prima stampante 3D e da lì mi si è aperto un mondo; ho iniziato a portare in vita tutti i bozzetti incompleti scolpiti in digitale oppure solo disegnati a matita. Il percorso è stato abbastanza veloce con una serie di mostre e inviti in giro per l’Italia che mi hanno aiutato a conoscere questo nuovo mondo e a mostrare la mia ricerca, fino al riconoscimento della Targa d’oro alla scultura della Rivista Arte Mondadori. Premi e mostre, ma anche social come instagram, mi hanno dato la possibilità di entrare in contatto con gallerie, collezionisti e artisti».
Come nascono e che cosa raccontano le tue opere.
«Con le mie opere cerco di raccontare sempre qualcosa, provo a non fare semplici esercizi di stile. Spesso nascono da istantanee nella mia testa nei momenti più disparati della giornata. Alcune sculture sono figlie di veri e propri sogni onirici. Spesso fisso queste immagini mentali con degli schizzi veloci, soprattutto quando sò che non potrò lavorarci da subito; altre volte invece mi metto a scolpire direttamente al computer. La scultura digitale viene preparata per la stampa 3D (questa è la parte più noiosa di tutto il processo!). Una volta completata la stampa procedo percorrendo differenti strade: la finitura a mano direttamente sulla plastica (negli anni ho sperimentato diverse finiture superficiali) oppure la realizzazione di un calco in gomma siliconica per colata in cemento o gesso sintetico. Una parte della mia collezione invece è realizzata in bronzo con il tradizionale procedimento della cera persa grazie alla fonderia con cui collaboro da alcuni anni. Non mi precludo nessuna sperimentazione o nuovo materiale se questo può aiutare a rafforzare e veicolare al meglio un concetto o una sensazione».
Lo stile che usi per le tue creazioni a volte è diverso da scultura a scultura, ce ne parli?
«In questo momento sto portando avanti tre racconti differenti ed ognuno ha il suo stile e i suo materiali.
“Le città invisibili”: sculture dedicate al libro di Italo Calvino che provano a raccontare il legame indissolubile tra uomo e città con delle figure antropomorfe su cui nascono torri ed edifici. La scelta del bronzo mi ha aiutato ancor di più a far sentire il “peso” della città.
“L’uomo, l’anima e il tempo”: opere in cui si indaga il profondo rapporto relazionale tra l’uomo e la sua anima andando di volta in volta a toccare varie tematiche. Queste opere si caratterizzano per i loro corpi allungati e indefiniti e per i loro materiali che richiamano in un qualche modo lo scorrere del tempo. A guardarle sembra vedere gocce di pioggia che scivolano lungo i loro corpi, scandendo il tempo, sciogliendo le forme, fino a cristallizzare sotto la ruggine o sotto la patina sentimenti che oscurano il cuore, speranze da attendere o battaglie da vincere. Sono corpi scolpiti con poligoni triangolari che si avvicinano, ruotano, si scompongono e ricompongono fino a formare corpi di uomini e donne vittime delle incomprensioni, delle preoccupazioni, sostenuti dalla speranza, impauriti da un lungo addio e rinchiusi in una spessa corazza. Raccontano momenti complessi solo con la tensione dei loro corpi e non con le espressioni o gli occhi delle loro facce senza volto.
“NonFinito”: sono opere che partono dal concetto del Michelangelo del non-finito, dallo straordinario potere dell’incompiuto e dal concetto che in ogni blocco di marmo (nel mio caso in ogni triangolo delle mie mesh) c’è già un’opera che chiede di venire alla luce. Ho rappresentato corpi incompleti sotto la cui pelle rivelo i triangoli da cui tutto parte. Questa è la serie su cui più sto lavorando in questo momento. Mi affascina molto il dialogo tra figurativo e geometria.
Tutte le opere hanno sempre in comune a livello stilistico la contaminazione della figura umana con la geometria».
Hai realizzato diverse esposizioni, cosa vuol dire per te essere artista oggi e se c’è un’esperienza lavorativa che ti ha dato di più di altre.
«In un mondo fortemente digitale ritengo che le mostre fisiche continuino ad avere il loro enorme valore soprattutto come creatrici di empatia ed emozioni che scaturiscono dal dialogo tra visitatore/opera/artista. Le mostre virtuali e il metaverso devono avere il compito di divulgare e affiancare il mondo fisico.
Sicuramente una delle esperienze più belle è stato esporre a Palazzo Reale a Milano in occasione del Premio Arte ricevuto nel 2008. Le esperienza lavorative che mi hanno dato di più sono quelle che mi hanno permesso di viaggiare e raccontare in giro le mie storie, ma anche i momenti in cui sono riuscito ad avere con i galleristi e collezionisti un rapporto umano speciale fatto di rispetto e crescita. A tal proposito non posso non citare la galleria “Espinasse31” con cui collaboro da anni e che mi ha dato la possibilità di crescere e confrontarmi con realtà internazionali come Miami e Madrid».
Lavori anche su commissione?
«Oltre a collaborare con gallerie e studi di architettura e design lavoro anche su commissione. Da architetto mi piace molto interagire con gli spazi progettati dai colleghi che stimo e che spesso mi coinvolgono per trovare l’opera che completi nel modo giusto il loro progetto».
Qual è il tuo sogno artistico.
«Il mio sogno principale è quello di riuscire a vivere solo di arte. Vorrei convogliare tutte le mie energie nella mia ricerca artistica per realizzare opere sempre più grandi e complesse. Spero presto di avere la possibilità di realizzare delle opere di grandi dimensioni per spazi pubblici e privati».
Una curiosità prima di lasciarci.
«Un episodio molto personale che sto condividendo pubblicamente con voi. A 8 anni ho pianto davanti alla pietà di Michelangelo e da quel momento il destino mi ha detto cosa avrei dovuto fare anche se l’ho ignorato per tanti e troppi anni. Non è mai troppo tardi per seguire il proprio cuore e le proprie passioni».
In copertina: The Rust of Feelings (Misunderstanding) | 2017 | 3D print: PLA with rust finish | edition: 8+IV | dimensions: 60x23x25 cm, 58x19x18 cm
I link dell’artista
Scopri il video che gli abbiamo dedicato