Francesco Damiani è un chimico e artista scultore allo stesso tempo. Le sue opere rappresentano la sua curiosità nei riguardi della materia.
Breve presentazione.
«Mi chiamo Francesco Damiani sono nato a Bari, ma da anni vivo e lavoro tra Reggio Emilia e Bologna. Ho una formazione scientifica e faccio sculture con diversi materiali: vetro, plastica, legno, pasta da modellare per bambini e ritratti prevalentemente in silicone».
Principalmente sei un chimico, ma realizzi sculture… come è nata l’idea.
«Beh è stato graduale e coerente. Ho compiuto i miei studi mosso dall’amore per la materia e le mie sculture rappresentano la mia curiosità nei riguardi della materia e delle sue prestazioni in un campo creativo e poetico»
Tu definisci le tue sculture “organiche”…
«Le chiamo “organic sculptures” perché nascono da un punto che è come un germe iniziale dal quale poi si sviluppa tutta l’opera, come un organismo che piano piano prende corpo e compiutezza, occupa lo spazio che ha a disposizione. Spesso sono opere variabili, modulabili, componibili e per questo vive».
Come prendono vita le tue opere?
«Attingendo da tutto ciò che amo e che mi affascina, che mi dà piacere e alimenta il mio immaginario e che non smetterei mai di vedere: il lavoro di artisti contemporanei che adoro, la danza contemporanea, l’amore per alcuni materiali molti dei quali ludici, mi piacciono i libri per bambini, i film, i giocattoli, gli oggetti di cancelleria giapponesi, i vestiti di alcuni designer, l’architettura, le opere letterarie e molto altro».
Le tue sculture sono componibili, come mai questa scelta.
«Tutto è nato osservando i calendari perpetui di Enzo Mari, quei calendari in cui giorno e mese vanno cambiati proprio fisicamente dall’utilizzatore. E’ un gesto semplice, ma che responsabilizza il fruitore e lo fa partecipare alla vita dell’oggetto. Io realizzo sculture grandi e piccole, ma che possono essere smontate e rimontate, ricombinate all’infinito. Mi piacerebbe che il collezionista possa scegliere i pezzi che ama del mio lavoro e assemblarli a suo piacimento da solo o insieme a me, in questo modo il mio lavoro diventa un alfabeto che permette al collezionista di creare parole, frasi e discorsi e mi permette di esplorare campi e situazioni a cui io non avevo pensato».
A chi inizialmente le scambia per un gioco cosa dici?
«Dico che mi fa molto piacere, il giocattolo è bello, ti fa venire voglia di toccarlo, usarlo e poi ricrea lo spirito, stimola l’intelligenza e sollecita la curiosità».
Cosa non deve mai mancare sul tuo tavolo da lavoro?
«Il computer per fare ricerche, il cellulare per ascoltare i podcast, per scattare foto del lavoro. Poi il tablet per disegnare, cancellare, fare e rifare, provare, cambiare, tagliare e incollare oltre a tutti i materiali che mi servono per realizzare i diversi lavori, quindi paste da modellare, silicone, listelli, seghe, trapano ecc ecc».
Qual è il tuo messaggio artistico?
«Quello insito nel piacere che provo nel coltivare i miei interessi, nell’osservare e godere delle cose che mi piacciono e poi nel riflettere della bellezza di cui godo e usufruisco».
Stai lavorando a qualche progetto in particolare?
«Sono sempre impegnato a sviluppare i miei lavori cercando tecniche molto semplici, mutuate dagli hobby umani, quindi frutto di attività domestiche se vuoi anche umili ma con i quali si possono creare cose intime e piene di fascino e che suscitano stupore ai miei occhi».
Una curiosità prima di lasciarci.
«Ogni volta che sento “Musica leggerissima” di Colapesce e Dimartino, non posso non ballare».
I link dell’artista
Scopri il video che gli abbiamo dedicato