Eduardo Scivoletto è un disegnatore che usa la scribble-art, la tecnica dello “scarabocchio” per raccontare le sue emozioni con l’arte.
Breve presentazione.
«Sono Eduardo Scivoletto, ho 22 anni, abito in Sicilia e ho studiato al Liceo Artistico Galilei Campailla di Modica. Ho la passione viscerale per l’Arte sin da piccolo quando andavo all’asilo. Ho frequentato anche dei corsi di pittura, una a Catania e uno a Vittoria. Sono stato in Puglia per un evento artistico, organizzato dall’associazione Dreamtime, Apulia Summertime 2019, un’esperienza davvero unica.
Come e quando hai deciso di dedicarti all’arte.
«Sono sempre stato appassionato d’arte, ma la vera scintilla iniziò alle scuole medie, grazie alla passione trasmessami dal mio professore d’arte che mi spronò a dare il meglio di me sia nel disegno che nella Storia dell’Arte. Da lì ho capito che quella doveva essere la mia strada… amo ciò che realizzo».
Che tipo di tecnica usi.
«La scribble-art, la tecnica dello scarabocchio con la penna rossa e quella blu. In pratica quando realizzo un disegno vado a ritmo della musica, mi concentro fino ad arrivare in una sorta di “estasi” in cui io e la mia penna siamo una cosa sola».
Definisci il tuo stile con tre parole?
«Armonia, caos, opposti»
Quale soggetto preferisci raffigurare e perché.
«La donna, perché per me rappresenta la bellezza, incarna l’arte. E poi anche perché è il simbolo della mia parte emotiva che abbraccio intimamente per stimolare la mia immaginazione e ad andare oltre la superficie delle cose».
Come nascono le tue opere?
«L’idea nasce guardando le opere di altri artisti contemporanei surrealisti, come Daria Petrilli, Giuliano Macca, Erick Centeno e altri, ma anche da una poesia romantica, da un verso di un brano che mi ha colpito, oppure da una citazione di un film intrigante».
Cosa non deve mai mancare sul tuo tavolo da lavoro?
«La penna rossa e quella blu, la carta, un tavolo inclinabile, dei colori a matita da aggiungere e anche il mio cellulare per riprendermi mentre realizzo dei timelapse».
C’è un libro, una canzone o un film che ti ha in qualche modo influenzato a livello artistico?
«Sì, il film “Il rosso e il blu” di Giuseppe Piccioni… la mia arte nasce prendendo ispirazione da questo film, in primis per i colori rosso e blu. E poi quando il professor Fiorito si rivolge ai suoi studenti con una frase sulla bellezza dell’Arte, che dice: “C’è qualcosa nell’arte, come nella natura del resto, che ci rassicura, e qualcosa che invece ci tormenta, ci turba. […] Due sentimenti eterni in perenne lotta, la ricerca dell’ordine, e il fascino del caos: dentro questa lotta abita l’uomo, abitiamo tutti, ordine e disordine. Cerchiamo regole, forme, canoni ma non cogliamo mai il reale funzionamento del mondo, la vera forma di tutto quello che è fuori di noi e quello che è dentro di noi, e questo per gli uomini è un eterno mistero, e l’incapacità di risolvere questo mistero ci terrorizza, ci costringe ad oscillare tra la ricerca di un’armonia impossibile e l’abbandono al caos.” Sono rimasto a bocca quando vidi quella scena e ascoltai questo discorso, molto affascinante e davvero emozionante. E il film l’ho scoperto grazie al brano musicale del rapper Mezzosangue, “Armonia e Caos” e nella intro c’è il discorso sopracitato, per cui entrambi mi sono rimasti nel cuore».
Cosa non deve mai mancare quando realizzi i tuoi lavori?
«Il cuore, quindi la passione, la determinazione, la perseveranza e soprattutto la pazienza. Questi “ingredienti” sono fondamentali per me, perché mi permettono di dare il massimo quando realizzo un lavoro. Sono tutti elementi concatenati che mi stimolano verso il mio obiettivo».
Una curiosità prima di salutarci.
«Mentre scarabocchio con le penne la mia mano fluisce a ritmo di musica, ascoltando Estas Tonne, un chitarrista che mi emoziona tanto, soprattutto con il suo primo pezzo che ascoltai: “The song of Golden Dragon”».
I link dell’artista
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