Laura Lusso è una bravissima illustratrice e graphic designer che si ispira alla tradizione della sua terra, la Sardegna.
Breve presentazione.
«Sono Laura Lusso, ho un’età variabile tra i 25 e 36 anni, e vivo in Sardegna in un piccolo paese di nome San Vito. Mi laureo con lode presso la facoltà di Architettura a Cagliari con una tesi intitolata “Il fumetto come arte sequenziale: codici grafici non convenzionale per rappresentare l’architettura”, dove realizzo anche delle tavole a fumetti, dal titolo “Prologo”, in uno stile sintetico e grafico. Il percorso di ricerca legato al linguaggio del fumetto inizia con la redazione della tesi in Scienze dell’architettura, dal titolo: “Le Corbusier VS Mickey Mouse? Il disegno dell’Architettura: segno e comunicazione” (110/110 lode). Un po’ inconsueto come argomento di tesi per un architetto, ma gli argomenti non sono così distanti in fin dei conti. Ultimamente ho partecipato alla mostra “Arte Nuragica a Plovdiv” (Bulgaria), per rappresentare l’arte contemporanea sarda in giro per l’Europa, ma per via del Covid-19 le esposizioni sono ferme».
Come e quando hai deciso di dedicarti all’arte?
«Come tutti i disegnatori la passione nasce sin dall’infanzia, ma le strade tra me e l’arte si incrociano di nuovo a partire dal 2013. Sino a quel momento disegnavo sporadicamente. Partecipai a un concorso per fumettisti e l’insieme delle tavole pervenute agli organizzatori vennero pubblicate in un’antologia. Durante il percorso di studi dovetti riniziare per via degli esami di disegno dal vero e di composizione, dando pieno sfogo nel periodo della tesi. Dopo la laurea, e ufficialmente disoccupata, mi sono impegnata attivamente nel disegno, cercando uno stile e un modo di espressione e sperimentazione, che dura ancora oggi: non si finisce mai di studiare! Attualmente sto frequentando un corso privato di illustrazione per migliorare sempre di più».
Definisci il tuo stile con tre aggettivi?
«Lineare
Sognante
Grafico».
Come nascono le tue opere e che destinazione trovano?
«Come tutte le opere che riguardano il mio merchandising, inizio con un tema che varia dalla tradizione sarda al mondo fantasy, per poi svilupparlo attraverso il processo creativo. Naturalmente se mi chiedono qualcosa di personalizzato il discorso cambia. A seconda del progetto varia lo stile e i colori, per cercare di comunicare al meglio agli osservatori e potenziali clienti».
Tu realizzi anche accessori e decori oggetti, ce ne parli?
«Il mio progetto legato alle leggende sarde è partito da una mini mostra fatta nel 2017. Una cara ragazza mi chiese se potevo creare degli oggetti con i miei disegni. Ho realizzato così la serie delle Janas, le fate sarde (in verità sono tombe ipogeiche denominate “domus de janas”), a cui poi si sono aggiunti vari personaggi, come il “sardus pater” (dio sardo leggendario fondatore della Sardegna), la fauna del mediterraneo, grafiche più sintetiche e disegni per attività locali. Ho iniziato con le T-shirt, le shopper e le cartoline. Recentemente ho aggiunto cover, quaderni, segnalibri, bijoux e stampe digitali».
Cosa non deve mai mancare sul tuo tavolo da lavoro?
«In questo periodo la mia Wacom Cintiq ma, come oggetti affettivi, il mio sottobicchere “supersister” regalatomi da mia sorella e le penne kawaii, in ultimo libri illustrati per cercare ispirazione!»
A quale progetto stai lavorando o vorresti dedicarti?
«Ora sto lavorando a delle illustrazioni a tema fiaba, di cui non posso parlare perché è un concorso! Però vorrei realizzare un progetto per un albo illustrato».
Qual è il tuo messaggio artistico?
«Non smettere mai di crederci, anche se le strade possono confondere: alla fine si ritorna alla propria vera natura».
Prima di salutarci, hai qualche curiosità da raccontarci?
«Di curiosità vere e proprie non ne ho, però disegnando il “sardus pater” mi venne chiesto se mi fossi ispirata al mio fidanzato! Io risposi assolutamente no! Evidentemente l’inconscio ha prevalso. Quindi un personaggio in realtà è la versione cartoon del mio fidanzato per tutti! Invece per quanto riguarda la vendita degli oggetti se ne sentono di tutti i colori: ad esempio una mamma ha voluto comprare una sola maglietta che le sue due figlie avrebbero dovuto indossare a turno. Oppure purtroppo mi capita che alcune persone mi chiedono una personalizzazione poi la vorrebbero semigratuita. Purtroppo l’attività di creativo è così, è poco considerato.
Vi ringrazio per l’intervista!»
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